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~ uno spazio interiore fatto di colori, profumi, pensieri e vibrazioni del cuore.

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Il 2020 è finito, via libera al 2021!

01 venerdì Gen 2021

Posted by mery in Uncategorized

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2020, 2021 in arrivo, vivere da svegli, vivere fuori dal coro

Alla fine di questo anno, più di ogni altro, è d’obbligo un bilancio e un tentativo di riflessione. Un periodo per me non più difficile di altri nella mia vita, ma che ha innegabilmente segnato un varco, una linea di confine che ci ha portato a sperimentare cose che non avevamo ancora incontrato prima d’ora, noi figli del boom economico del dopo-guerra.

E non parlo dei morti, dei nostri anziani falciati senza possibilità di commiato e consolazione, dell’inevitabile sussurrante sensazione di poter essere chiamati all’appello anzitempo (un pensiero che nel comune svolgersi della vita non dovrebbe essere presente). Non parlo della realtà ospedaliera, che per la prima volta è stata avvertita come luogo di fantascientifica reclusione, sede di terrore e pericolo di morte imminente, anziché rifugio in cui essere accolti per essere salvati. Non parlo neanche del baratro economico e finanziario che ha scudisciato all’improvviso molte persone, a volte senza possibilità di replica. Queste cose sono le più terribili cicatrici che questo anno lascerà a molti di noi, eppure se ci pensiamo bene queste sono situazioni che seppur terribili purtroppo nella vita possono capitare, a tutti, a turno.

Quello che invece è davvero nuovo e inedito nel nostro mondo, per come lo avevamo sperimentato fino a ieri, è lo sbarramento collettivo, lo stare in stand-by fermi immobili, il sospendere le normali attività (sotto i tanti, variegati e sfumati punti di vista che vanno a formare i vari aspetti della nostra vita) per scongiurare un contagio probabilmente devastante da brulichio incontrollato nel formicaio.

La cosa più dura da sopportare (e questo è stato un peso da cui nessuno ha potuto esimersi) è stato non poter più fare all’improvviso ciò che era abitudine e che si dava per scontato, diritto assodato delle nostre quotidianità. Ognuno la sua. Durissimo. Sia fisicamente che psicologicamente. Non poter allontanarsi da casa, andare a passegiare o ad allenarsi, non poter portare i cani a correre in campagna, non farsi il taglio di capelli o la ceretta per mesi, aspettare di poter mangiare una pizza al ristorante o non poter vedersi con gli amici prima di cena per l’aperitivo, non abbracciare chi ami se non abita con te, non poter svagarsi con lo shopping la domenica o andare a un concerto, al cinema, in piscina o in vacanza. Tutte cose non indispensabili alla sopravvivenza, certo, ma che si sono rivelate la cartina tornasole del nostro benessere. Questo anno ci ha mostrato incontrovertibilmente che non solo la vita e la morte possono venire a danzarci molto vicino, ma che anche le piccole cose che fanno parte del nostro quotidiano non sono affatto così scontate come le abbiamo sempre considerate.

Da un anno così non si può che trarre un unico grande insegnamento: bisogna scuotersi dal torpore e vivere da svegli. E’ urgente scendere dal nastro trasportatore delle abitudini condivise. E’ importante personalizzare, scegliere. Avere cura del proprio cammino, focalizzarsi su ciò che per ognuno di noi è davvero importante senza disperdere energie in cose di cui in fondo non ci interessa nulla. Afferrare le possibilità, costruire occasioni, non sprecare tempo a languire. Perché se c’è l’essenziale, ciò che nutre il cuore di ciò che siamo, non c’è prigionia, non c’è rinuncia, non c’è Lockdown che possa buttarci realmente al tappeto. Occorre ripensare a molte cose: e per farlo c’è tutto il 2021. Forza! Marcia ingranata, avanti tutta!

Grazie per tutto ciò che in questo anno ho avuto.

Xmery

Un Natale difficile.

27 domenica Dic 2020

Posted by mery in Uncategorized

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2020, Natale 2020, Natale podalico, resilienza, Un Natale difficile

(Dalla finestra del nostro Lockdown natalizio in zona rossa)

In questo 2020 così strano e inusuale, dove ciò che vivevamo come assodato pare capovolto, oggi anche il giorno del ‘natale’ mi sembra una nascita difficoltosa, un parto podalico, carico di incognite spesso difficili da decifrare.

Alcuni amici in ospedale, alcuni in isolamento preventivo, quasi tutti alle prese con qualche abitudine spezzata, a rimarcare un anno che propone una dopo l’altra delle novità che spiazzano, dure da digerire.

Perfino il cielo oggi non è in linea con gli eventi attesi. Un inquietante grigio tendente al verde incombe dall’alto, carico di pioggia monsonica che si abbatte sui tetti, rumorosa e incessante come una cascata di un ruscello gonfio e ingrossato d’acqua.

Un vento fragoroso la sbatte di qua e di là mentre cade, andando a formare onde orizzontali e vorticose in cielo, e fa danzare una danza macabra agli alberi ancora verdi e carichi di foglie non caduche: il bambù davanti casa, coi suoi rami alti, disordinati e irriverenti, sta farfugliando parole incomprensibili, sotto le raffiche d’acqua che lo piegano in tutte le direzioni e i pini della siepe del vicino dondolano pericolosamente il loro sbigottimento.

Ogni tanto il borbottio di una sfilza di tuoni in lontananza: sembra l’incursione di un ottobre burrascoso che esce dalla fila ordinata dei mesi, per posizionarsi nel posto sbagliato, dove invece ragionevolmente ci si aspetta neve, gelo e giornate di freddo cristallino. Al massimo la nebbia, ecco… nebbia che avvolge nella sua ovatta le lucine natalizie che gioiscono a intermittenza. Ma non un’inondazione tropicale in Pianura Padana, il giorno di Natale!

Quindi raccolgo le forze e mi rassegno: in linea con tutto questo 2020 fuori dall’usuale, davvero non resta che accettare l’anomalia e stare in fervida ATTESA, che tutto di nuovo si riallinei.

Un’attesa non passiva ma vitale, come la gestazione. Un’attesa che si prepara al cambiamento, che scalda i motori in attesa dello sparo.

Un’attesa che mette alla prova la pazienza ma anche la resilienza, come durante la Resistenza Partigiana.

Perché non basta tornare a ciò che era prima. Non basta più. Occorre progettare il dopo che verrà.

Questo è il mio augurio.

Che questo tempo di monsone e pioggia a rovescio sia tempo di gestazione per cose future e magnifiche. Che sia sole, primavera o nuovi progetti, non importa… purché sia impulso vitale e propellente di vita.

Buon ‘natale’ .. che verrà.

Tenete viva la fiamma.

Xmery

Pausa tecnica.

06 domenica Dic 2020

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Siamo dentro a una lunga pausa che si protrae da mesi ormai.

Me ne dispiaccio e faremo in modo per esserci al meglio, il prima possibile. Spero tra pochi giorni.

Un abbraccio a chi passerà di qui, domandandosi dove siamo finiti. A prestissimo!

Xmery.

Come fare la granella di zucchero fatta in casa.

30 martedì Apr 2019

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Ingredienti per 25 gr. di granella:

30 gr. di zucchero a velo

3 gr. di acqua

La glassa perfetta per la colomba.

30 martedì Apr 2019

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2 albumi (75 gr.)

100 gr. di zucchero a velo

90 gr. farina di mandorle

La mia prima colomba pasquale con lievito di birra.

30 martedì Apr 2019

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(manca foto)

Mi sono cimentata in questa titanica impresa con un po’ di timore e reverenziale rispetto, leggendo, equiparando ricette e studiando i vari punti di difficoltà. Ho deciso quindi di partire da un lievito più stabile e affidabile del mio licoli, per aver una qualche possibilità di successo in più. Beh, devo dire che il risultato (pur non essendo perfetto o paragonabile ai prodotti dei professionisti) non è stato affatto male! La colomba è lievitata e si è gonfiata uscendo bene dal suo stampo, i canditi erano fatti da arance bio dalle mie manine, la glassa venuta davvero perfetta! Insomma, una cosa di cui andare orgogliosi! Che voglio ricordare qui, non tanto per essere da esempio, ma perché…è pur sempre la mia prima colomba! Ecco la ricetta che ho seguito (da Giallo Zafferano, uno dei sito ormai più seguiti e affidabili) e il procedimento.

 

Ricetta presa da Giallo Zafferano ( e appena rimaneggiata).

Ingredienti:

Per il lievitino:

50 gr. di farina Manitoba 00

30 gr. di acqua (io 50 gr.)

1 cucch.ino pieno di zucchero (7 gr.)

3 gr. di lievito di birra secco

Lievitare al raddoppio (va velocissimo e in 1 ORA è pronto)

Per il 1° impasto:

200 gr. di farina Manitoba

100 gr. di zucchero

55 gr. di latte tiepido

Mix aromatico
(la buccia di 2 arance con 50 gr. di zucchero)

1 uovo intero (58 gr.)

Incordare

50 gr. di burro a t.a.

1 pizzico di sale (2 gr.)

Se impastando supera i 26° fare delle pause in frigo poi riprendere.

Dopo mezzora l’impasto è di 23° …molto bene.

Metto al raddoppio in ciotola per la 2° lievitazione a 22°

(ma dopo 3 ORE e ½ non è minimamente lievitato!)

Metto con un bicchiere d’acqua calda in microonde a i 28° (dopo 9 ORE è               raddoppiato)

Per il 2° impasto:

1 uovo

80 gr. di farina 0

70 gr. di burro

70 gr. di canditi d’arancia homemade

Incordo a mano (30 min.)

Divido l’impasto (870 gr.) tenendo 470 gr. per il corpo della colomba

e 200 gr. x 2 per le ali

3° Lievitazione in teglia di carta, microonde a 30° (con acqua calda) tutta la notte:

(dopo 9 ORE è gonfiata nella teglia)

Preriscaldo il forno al max. Metto la glassa (ricetta qui) solo in ultimo. Aggiungo le mandorle intere e la glassa di zucchero homemade (ricetta qui)

Inforno a 180°

Dopo 40 min è dorata ma all’interno non è pronta (85° al cuore)

Dopo 50 min è 95° al cuore (un filo asciutta, ma ok)

Xmery.

Di dio e altre piccole inezie.

30 domenica Set 2018

Posted by mery in pensieri di notte, Uncategorized

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anima, casualità, dio, Marco Borin, natura e necessità, procedere necessario della vit, sommo burattinaio

“Preferisco la delicatezza incerta ed armonica della casualità, che disegna insensati arabeschi, non per questo meno affascinanti dell’angusta simmetria di un sommo burattinaio.”

Di Marco Borin (Dal blog  Saltedition.it) .

A dire il vero io non so dire se la casualità sia incerta, armonica e delicata. Affascinante, imprevedibile, questo sì, e spesso insensata. Ma possiamo definirla incerta?

Spesso si confonde l’innumerevole e variopinta gamma delle possibilità con ciò che effettivamente riesce a realizzarsi, con quello che prende vita, in base all’insieme delle condizioni presenti in un dato momento. Spesso ho la sensazione che il risultato della casualità sia invece strettamente delimitato dalle condizioni presenti. Legato a quel concetto di “necessità” che in filosofia invece era appannaggio dell’Universale divino. La casualità segue le sue regole, che sono precise e inderogabili. A tali condizioni, non si potrà che avere quel preciso risultato. Niente di diverso da quello. Ogni cosa è il frutto necessario dei passi precedenti, alle condizioni presenti in quel momento. L’ansa di un fiume, una stalattite su una parete, la struttura geometrica di un cristallo, pioggia che cade o che resta a vagare in cielo. Ciò che ci sembra incerto, lo è solo perché noi stiamo a guardare l’esito finale, quasi sempre senza conoscerne gli antecedenti. Ah, se potessimo agguantare tutta la conoscenza, tenere sotto il nostro sguardo tutte le componenti che portano a un dato evento, prevederne il risultato nella sua infallibile certezza. Non saremmo dèi? Divinità pazze e capricciose che manipolano la scacchiera a proprio piacimento, per produrre l’effetto desiderato. Non così la casualità. Imparziale, senza scopi o mire. Cieca, imperterrita e inarrestabile. La natura procede in questo modo. L’evoluzione, per quanto sorprendente e fantasiosa possa sembrarci, cammina seguendo sempre una sola e immutabile regola, che sottosta a tutti gli “arabeschi” alle curve, ai ritorni, alle direzioni impreviste e alle innovazioni. Non è affatto incerta la casualità. Semplicemente così appare a noi, che soffriamo di non poterne agguantare i segreti e controllarne gli esiti.

Non so dire neppure se c’è armonia o meno  nel suo procedere. Se guardiamo gli eventi a distanze ravvicinate, che toccano troppo da vicino il nostro personale sentire, diventa molto difficile trovare il senso profondo della casualità, accettarne gli scarti improvvisi che si palesano ai nostri occhi, entrano come bombe nelle nostre vite. Ci manca uno sguardo a lungo termine, per comprendere l’avvicendarsi degli eventi nel loro procedere “armonico”. Eppure, come una melodia che si ripete, la vita ripropone sempre i suoi immutabili principi. Il divenire procede in senso armonico, ciclicamente distruggendo, rinascendo, innalzando civiltà che poi crolleranno, portando alla vita ciò che è destinato a morire, creando le condizioni per altra vita.

E’ il nostro cuore, il nostro breve battito, che non è accordato con lo strumento che ci suona. Dimentichiamo così spesso che noi siamo solo una nota della melodia. Niente di più. Una nota che si perde nell’attimo successivo che è stata suonata, in una melodia che neppure conosciamo perché si crea di attimo in attimo.

Quanto è difficile essere uomini, in un creato fatto di materia, galassie, molecole e forze gravitazionali, cercando di governare la sensazione (così fallace ahimé!) di avere un’anima!

E il nostro ostinato volerla mettere al servizio di un “sommo burattinaio” (in cambio di protezione: dall’imprevisto, dall’insensatezza che la casualità porta con sè) forse alla fine non è neppure così incomprensibile, benchè perfettamente inutile!

Xmery.

 

 

 

Una domenica mattina di settembre (biscottini al cacao amaro).

10 lunedì Set 2018

Posted by mery in Fumo in cucina!....Oggi ai fornelli., I miei dolci: torte soffici, crostate, biscotti, frittelle e dolci al cucchiaio., Uncategorized

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biscotti di frolla al cacao, biscottini al cacao, biscottini al cacao amaro, pasta frolla al cacao

20180902_132114 xmery

Finalmente, non appena agosto molla la sua morsa di caldo infernale, uno dei primi desideri che mi si accende con le sere brevi e fresche di inizio settembre, è la voglia di usare di nuovo il forno. Per il pane era ancora un po’ prematuro, ma ho pensato a qualcosa di veloce e di immediata soddisfazione. Una colazione con biscottini golosi al cacao, che mimano quelli industriali ma che sai cosa ci metti e sei tranquilla.  🙂 Con questa ricetta ho ottenuto biscottini deliziosi, semplici, ma con la consistenza della frolla che piace a me, ricca, pastosa, non lievitata, non troppo croccante ma neppure sbriciolata, ottima per l’inzuppo. E il cacao, si sa, è sempre vincente.  😉

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Neve e i cani spazzini.

28 mercoledì Feb 2018

Posted by mery in Uncategorized

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“Neve, sei felice di questo nostro primo tentativo di ‘back to the origins’ alimentare, vero?” …Leggo nei tuoi occhi la soddisfazione ancestrale nel rosicchiare l’aletta di pollo cruda di ieri sera… vedo l’espressione del cane satollo che si fionda nell’angolo più buio della casa per digerire al caldo, preparandosi a una lunga lunga dormita. La natura vera del cane che si risveglia dopo il torpore di anni di crocche artificialmente rese appetibili, sempre uguali, sempre lo stesso crock sotto i denti, mentre il naso ascolta gli odori della cucina, irresistibili e variegati come l’universo. Hai sempre mangiato insieme a noi, ma ora volevo farti provare l’ebbrezza del masticare carne vera, carne cruda e attaccata a un osso, come facevano i tuoi predecessori dopo aver cacciato!

Hai guardato la tua ala di pollo, ieri sera, un po’ intimorita. Si mangia? (o forse era un Ma davvero si può mangiarla? o anche Questa non è come l’arrosto che non si può? 😀 ). Poi hai cominciato a masticare di lato, sforzando sui molari fino a stancare la mandibola, hai ripreso fiato per spostarti sull’altro lato …e tira e molla, un po’ sputa, poi la massima gioia dell’osso che si tritura sotto i denti con quel rumore ovattato dalla polpa che lo avvolge.

Mi sono accorta di quanto seria fosse la faccenda quando, una volta ingoiato anche l’ultimo pezzo di ala, mi hai guardata di sfuggita, mentre il naso continuava a perlustrare il telo sul quale la carne aveva sostato in tutti i tuoi spostamenti, minuziosamente in cerca di invisibili particelle eventualmente rimaste. Un successo, ho pensato. Poi ti ho vista sparire, nella stanza da letto, da sola per non essere disturbata, uscire assonnata al momento dell’ultima pipì notturna e di nuovo fiondarti nella tua cuccia di piumino d’oca, in un caldo abbraccio da pancia piena. Che si sa, le proteine sono lunghette da digerire.
Ti ripresenti solo a pranzo, il giorno dopo, improvvisamente interessata di nuovo agli odori della tavola. Mi stupisco. Hai già un ripensamento? Te ne stai lì, presenza muta e mendicante, con lo sguardo di chi vorrebbe partecipare al convivio, come sei solita fare.
“Neve, e beh? dov’è finito il tuo spirito ancestrale? non è che si è mai visto un cane primitivo correre dietro a due etti di speck affettato fine, nel bosco sai?”
Sguardo interrogativo di Neve che si accende all’istante, con la soluzione al quesito già bell’ e pronta (che neanche anni e anni di esercizi di problem solving): ti vedo schiacciare il culo a terra in un seduto fulmineo, ostentato come medaglie al valore, la testa dritta e protesa in avanti, lo sguardo fiero e consapevole, frutto di sapere antico e un intuito da volpe (più che di addestramento! :-D).
“Non so quale sia il motivo di questa tua improvvisa e immotivata titubanza, umano del branco, ma… io ho fiducia in te e nella nostra relazione. Ho lavorato a lungo per questo, sulla costruzione di una buona relazione, come base per le future richieste, e so che farai la cosa giusta”. (Cinofilia docet! ahaahh)
Sguardo sornione e sorriso appena abbozzato, coda sicura di sè. 😊


Vabbé mi rassegno, …questo NON è un cane wild 🙄….guarda, massimo massimo, 😏 un cane da fattoria, da gatti da rincorrere, mastelle di latte a cui attingere slappando di nascosto e topi da granaio da stanare. Altro che assaporare la preda e addentare il raw coi denti del carnivoro! Altro che ritorno alla naturalità selvaggia pubblicizzata dalle nuove mode alimentari per cani e gatti!

Per compensare il pasto wild di ieri sera, oggi oltre allo speck, ha voluto assaggiare anche la zuppa di legumi con un pezzetto di Parmigiano… e quel tantino di mela che usciva dal ripieno dello strudel ….☹😁 e bene, peggio di così non si può. Come distruggere un sogno di una umana, che sognava Barf…😂😂😂 

Ma invece di sognare sogni altrui, forse è meglio ascoltare quelli dei diretti interessati! …E i sogni di Neve sono quelli di un “cane spazzino”! forse meno nobile ai nostri stupidi occhi umani e civilizzati, che oggi subiamo il fascino del lupo, ma che trova la sua somma felicità nel rovistare, scegliere, annusare roba trovata in giro e per caso, girovagando qua e là in cerca di qualcosa di interessante. Che apprezza una varietà di sapori che vanno dal marcio carcassa allo strudel di mele, dalla merda fresca di gatto al latte acido di mozzarella, dall’arrosto lasciato incustodito …al cocco fresco-cocco bello assaggiato un giorno per caso, dall’ala di pollo cruda offerta sul telo in sala …al topino stanato scavando a ruspa dopo una giornata di pioggia nel campo.

E i sogni vanno rispettati, quasiasi essi siano. Perché sono la strada maestra che porta alla felicità.

Xmery.

Nota:

Il Cane Spazzino, secondo Coppinger, è il primo modello di Cane ancestrale. Il primissimo discendente del Lupo (Canis lupus) che grazie a una genetica (apparsa per caso, come sempre nelle mutazioni) di particolare docilità e confidenza con l’Uomo, riuscì ad adattarsi a vivere vicino agli accampamenti umani, nutrendosi dei loro rifiuti, fungendo da spazzino appunto. Per questa strana coincidenza ambientale, queste mutazioni genetiche di lupi più miti e senza la solita diffidenza verso i gruppi umani, risultarono vincenti e si crearono una loro nicchia riproduttiva, sopravvivendo con successo ai margini dei villaggi umani, e prosperarono nel tempo, dando vita a una nuova sottospecie di lupo, il Canis lupus familiaris che ha fatto da capostipite a tutte le razze di cani ottenute poi successivamente, con incroci ad hoc, manipolati artificialmente dall’uomo. Ma questa, purtroppo, è un’altra storia…

(contenuti estrapolati dal libro Dogs di Lorna e Raymond Coppinger)

Come spellare i pomodori (per i pelati).

31 giovedì Ago 2017

Posted by mery in L'How to do in cucina..., Uncategorized

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come fare i pelati, come spellare i pomodori, pelati, pelati per il sugo di pomodoro

P1230192 xmery

Eccoci qui, alle prese col lavoro che mai avrei pensato di mettermi a fare. Spellare i pomodori per conservarli o farne sugo senza quelle antipatiche pellicine che si infilano tra i denti. Premetto che a me non danno alcun fastidio (ragion per cui mai mi sarei sognata di trovarmi a fare questo lavoretto noioso assai per i miei gusti!). Ma a tavola i signorini si lamentano, e così posso dire di aver esplorato anche questa zona oscura della casalingaggine di un tempo. 😀

Procedimento:

ho messo a bollire una pentola d’acqua, che potesse contenere circa 800 gr. di pomodori per volta, non di più o non si riuscirà a spellarli tutti da caldi.

Buttato i pomodori sani e ben maturi (senza sale eh?…che mica devono cuocere! :-D). Lasciarli bollire per 2 massimo 3 minuti (devono sbollentare, ma non cuocere) e poi tirarli su, tutti. Praticare subito dei tagli longitudinali e superficiali, in modo che sfiatino il calore all’esterno.

P1240203 xmery

Inforcarli con una forchetta appena non saranno più ustionanti (scottano maledettamente!) per tirare via i lembi di pelle, che si staccherà in questo modo molto agevolmente.

P1240194 xmery

Io li ho tagliati in quattro spicchi, non mi servivano interi, perché dovevo fare un sugo pronto al pomodoro per la pasta.

Fate attenzione perché se i pomodori non sono belli rossi e al  giusto grado di maturazione, la pelle faticherà comunque a staccarsi, anche dopo essere stata sbollentata.

P1240211 xmery

Se si desidera conservare il pomodoro a pezzettoni, togliere i semi, la parte nervosa centrale e tagliare le polpa a dadini. Conservare senza l’aggiunta di sale e olio, in vasetti sterilizzati.

Altrimenti …buttare tutto in padella e via di sugo pronto per la pasta!

P1240224 xmery

I signorini ora saranno soddisfatti!

Xmery.

Ps. 😀 Spellare= togliere la pelle, o la buccia (Spelare= togliere il pelo) 😉

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