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~ uno spazio interiore fatto di colori, profumi, pensieri e vibrazioni del cuore.

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Archivi Mensili: gennaio 2018

16 modi di dire verde (Niccolò Fabi).

31 mercoledì Gen 2018

Posted by mery in One song a day: la musica che mi accompagna.

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16 modi di dire verde, album Ecco, niccolò fabi

Ho cominciato il nuovo anno con questa canzone in testa, mi risuona dentro tutto il giorno, già al risveglio e va da sola nelle orecchie, mentre le mani, le cose, i pensieri le si aggrovigliano attorno portandosi dietro i ricordi. Il suo ondeggiare morbido mi riporta a un ballo lento, chiuso in una bolla di un momento dal sapore di felicità lontana, acciuffata per un attimo chissà come, venuta chissà da dove, evocata come per magia, vissuta come i sogni prima del risveglio. Ad occhi chiusi, sforzandoti di restare addormentato, vuoi stare lì ancora un altro po’, mentre la coscienza bussa silenziosa e implacabile, a reclamare il suo scettro sull’inconscio.

“Così un uomo ha sedici modi per dire verde, ed un altro ne ha un altro soltanto per dire addio.”

Ma gennaio è già passato…e la canzone non è più quella.

 

Xmery.

Ogni cosa è illuminata (2005).

27 sabato Gen 2018

Posted by mery in I film che ho amato.

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Ogni cosa è illuminata

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Nel giorno della Memoria, voglio recensire questo piccolo capolavoro, che restituisce un senso di continuità tra ciò che è stato, e quello che è.

“Ho riflesso molte volte sulla nostra rigida ricerca. 
Mi ha dimostrato che ogni cosa è illuminata dalla luce del passato.
E’ sempre al nostro lato, all’interno, che guarda fuori. Come dici tu, alla rovescia.
Jonfen, in questo modo, io sarò sempre al lato della tua vita.
E tu sarai sempre al lato della mia.”

Ho visto e rivisto più volte questo film, ….. la prima volta che vi sono inciampata è stato per caso, in seconda serata, non avevo neppure visto l’inizio né sapevo il titolo…eppure, scena dopo scena, ne sono rimasta folgorata nel giro di 15 minuti!….in seguito, ho cercato l’autore, gli attori, ho chiarito la trama e lo svolgersi della storia…. un film splendido. Uno tra quelli che amo di più in assoluto. Me lo gusto ogni volta, pezzo dopo pezzo, sia quando mi fa scompisciare dal ridere, che dove mi commuove fino alle lacrime!…un film che rivedrei all’infinito, senza buttare una sola scena!

Protagonisti:

Elijah Wodd (il Frodo del Signore degli anelli qui nel personaggio di Jonathn Safran Foer, lo stesso nome dell’autore dell’omonimo romanzo, da cui il film è tratto). Jonfen, così lo chiamano senza riuscire a pronunciare correttamente il suo nome, è uno strampalato ragazzo americano che con comica serietà colleziona tutti i singoli e apparentemente insignificanti pezzi che lo porteranno a ritroso, fino alle lontane origini della sua famiglia, ebrea, fuggita dall’Ucraina in tempo nazista. Imbusta tutto. Tutto ciò che può costituire un filo.

Eugene Hutz (Alex, lo strampalato traduttore di Odessa, comicamente incastrato tra i suoi grandiosi desideri di modernità americana e la realtà/cultura in cui vive e di cui è permeato).

Boris  Leskin (il mitico nonno finto cieco di Alex, che farà da guida automobilistica al gruppo).

Questa vicenda si snoda in un continuo paradosso, tra comicità senza risate, assurdità che invece hanno un senso profondo, storie bizzarre al limite della follia, che alla fine ritrovano il loro preciso posto. Così scene memorabili restano come piccoli e preziosi gioielli, disseminati in lungo e in largo nel film, come le buste di plastica del protagonista, contenenti i pezzi necessari a ricostruire il senso delle cose. Chi sembrava innocente nascondeva le sue colpe, chi sembrava morto è sopravvissuto, il frodatore si scopre fratello, ciò che non è disegnato sulle mappe geografiche non vuol dire che non esista, la follia abbraccia la poesia struggente in una  una casa illuminata dai girasoli in mezzo al nulla, il passato che riemerge porta tutto al suo giusto equilibrio. Dolore, appartenenza, memoria ritrovano la loro giusta collocazione. E con loro anche le vite, apparentemente spezzate e stridenti, fuori tempo e fuori luogo, di chi non sa, non può o non vuole fare i conti con il proprio passato. La memoria diventa la Memoria, l’unico strumento che può dare un senso a ciò che non ce l’ha.

Xmery.

Regista: Liev Scheiber, attore americano di origine ucraina al suo esordio cinematografico come regista, mette in scena come opera prima il libro di Jonathn Safran Foer, scrittore altrettanto emergente, che racconta in modo autobiografico tutta la vicenda.

Curiosità:

Quando Jonathan arriva alla stazione dei treni, la banda che l’accoglie sono i Gogol Bordello, il gruppo in cui canta Eugene Hutz (Alex).

L’autore del libro, il vero Jonathn Safran Foer, appare in un cameo: è l’addetto che soffia via il fogliame del cimitero, all’inizio del film.

Questa mattonella al salmone “s’ha da fare”!

27 sabato Gen 2018

Posted by mery in Antipasti.

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antipasto di pesce, antipasto di salmone, mattonella al salmone

Eh, par ici la bonne terrine ! Oh oui, qu’elle est bonne ! Réalisée pour le brunch du jour de l’an, je l’ai réitérée encore et encore. Elle se déguste sans fin, avec une bonne mayonnaise maison, un simple jus de citron, … et une belle salade bien croquante et parfaitement assaisonnée. Temps…

via TERRINE AUX DEUX SAUMONS — Côté Soleils – Les recettes de Sophie

Pagnotta integrale.

27 sabato Gen 2018

Posted by mery in La panificazione

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pane ai cereali, pane casereccio, pane con crusca, pane con farina Tipo 2, pane fatto in casa, pane integrale

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Questo pane molto rustico è ottenuto con un mix di Manitoba, farina di forza ma anche molto raffinata e sottile, con una tipo 2 macinata a pietra, che invece gli conferisce quel carattere di rusticità dato dalla presenza di crusca.

20171128_164433 xmery

Entrambe hanno un coefficiente di forza medio alto, pari al 12% di proteine (certe Manitoba arrivano ad avere anche 15% di proteine!). Vista la fatica che fa la farina integrale a lievitare rispetto a una farina leggera e raffinata, ho scelto di fare metà e metà. Inoltre ho optato per un impasto a idratazione non eccessiva, per non rendere l’impasto ancora più pesante d’acqua. Il risultato non è niente male! Un pane abbastanza scuro, dall’aspetto antico. Ottimo con condimenti saporiti, penso per esempio al burro salato con cui viene comunemente servito nei paesi del Nord Europa. O a semplici bruschette con le acciughe, se vogliamo restare in ambito più mediterraneo! 😉

 

Ingredienti:

 

150 gr. di farina Manitoba Conad (12% proteine)

150 gr. di farina di grano tenero Tipo 2 macinata a pietra Mulino Spadoni

6 gr. di lievito di birra fresco (1/4 del panetto)

200 gr. acqua naturale

4 gr. di sale (meno del 2% solito)

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Fromage Tête de Moine.

27 sabato Gen 2018

Posted by mery in Antipasti., I prodotti che amo.

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formaggi svizzeri, formaggio del Jura, formaggio di Bellelay, fromage suisse, rosette di formaggio, testa di monaco, Tete de Moine

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Ho scoperto questo insolito formaggio tanti anni fa, perché lo proponevano come offerta natalizia al banco gastronomia della nostra Coop. Ed è stata subito una folgorazione.

Io amo i formaggi, lo so, parto svantaggiata. 😀 Eppure questo non mi porta a generalizzare. Anzi, sono molto selettiva! Amo il sapore del Leerdammer, ma non di tutti gli altri Emmenthal, mangio tantissimo Parmigiano a stagionatuta 24 mesi, ma non mi piace lo stravecchio che è molto più pregiato. Adoro il gorgonzola, ma solo se dolce e molto molto cremoso, potrei svenire per un tocco di Rocheford con miele di castagno e uva, ma non mi dice niente il Castelmagno. Adoro la Casera, la Fontina Valdostana e il Taleggio, specie se sciolti nella polenta. Mi piace anche la Scamorza ma solo se affumicata e con la crosta molto secca.

Insomma, il concetto è che, visto che amo i formaggi, non è che per questo mi piacciano tutti a priori, anzi. E se dico “Il Tête de Moine mi fa impazzire!”…credetemi, è perché proprio mi manda fuori di testa! Ha un sapore unico, pastoso e consistente, che proprio non si riesce a smettere, ecco….

Tuttavia, complice il costo non proprio a buon mercato, e il fatto che dopo quell’anno non lo trovai più, da allora lo acquisto on line, come regalo per il periodo natalizio. E’ bello vedere quella formella arancione, piccola e alta, così preziosa, da tenere per la Vigilia e i giorni sussessivi. Vorresti centellinarla pian piano per farla durare il più possibile, ma sai già che una volta aperta, ci salteranno dentro tutti senza ritegno, e in soli tre giorni potrebbe non rimanerne più nulla…puff, sparita.

tete de moine

(foto di Formaggi svizzeri.it)

Spesso nelle confezioni natalizie, puoi trovare compresa anche la mitica girolle l’attrezzo con cui tagliarla raschiando dall’alto piccole roselline leggere e sottili, una delizia del palato ma anche per gli occhi!

produits_regionaux_tete_de_moine1 -da Jura Tourism

(foto da Jura Tourisme.ch)

….Così, ti senti meno in colpa: tutti affascinati a osservare lo strano meccanismo e tu continui a girare, girare, fai andare la manovella come i bambini, per vedere la rosellina che pian piano si forma sotto la lama..e poi, zanf!…te la magni senza dare nell’occhio….che va giù che è un piacere! 😀 Insomma, da qualche anno, che Natale sarebbe senza il taglierino della girolle sul tavolo, che ospita la formella intera piantata nel mezzo! tagliata man mano in orizzontale, girando, si abbassa sempre di più dai suoi originari 13 cm di altezza, finché in ultimo, quando ormai ne restano solo pochi cm,….abbandoni tutta la poesia e cominci ad andare di coltello tradizionale, e…vi assicuro che anche a dadini, va giù come un bambino sullo scivolo!…E Buon Natale a tutti.

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Chutney di pomodorini verdi e pere.

25 giovedì Gen 2018

Posted by mery in Marmellate e confetture più o meno strane.

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Chutney di pomodorini verdi e pere, come cucinare i pomodori verdi, marmellata di pomodori verdi, ricette coi pomodori verdi

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Sull’onda di utilizzo dei miei pomodorini verdi, è nata questa marmellata che ho lasciato a pezzi grossi come una mostarda, ma senza senape. La consistenza è molto simile, perfetta come accompagnamento a piatti salati. Mi piace come sempre l’abbinamento tra il dolce della pera e quel sapore particolare, tendente all’amaro, del pomodoro quando è ancora immaturo. Credo sia la migliore di tutti i tentativi fatti quest’anno. La trovo ottima coi formaggi, naturalmente. Per le carni invece preferisco le salse classiche, magari pure in agrodolce, ma a base di olio.

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Ecco qui la ricetta.

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La collina dove riposi.

24 mercoledì Gen 2018

Posted by mery in pensieri di notte, Storie a 4 zampe: insieme per la vita.

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collina di Montemanolo, Ellie

 

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“Di certo non ti lascerò mai andare.

Ecco.

Di certo non ti lascerò sparire.

Ecco.”

(cit. Niccolò Fabi)

Siamo tornati sulla collina in cui siamo stati con te ormai morente.

La tua presenza qui è spaventosa, tanto è viva.

Aleggi nell’aria, in quel vento di aprile che adesso tace. In quel turbine di nubi agitate e pioggia imminente che oggi lascia il posto a questa notte quieta e muta. La luna e la sua bellezza in un cielo blu chiaro, senza ancora alcuna stella, mi dice quanto questo luogo sarà tuo ancora a lungo.

In questi spazi dove hai assaporato il vento tra le narici e la libertà delle corse a perdifiato, la fontana dove correvi ad infilare le zampe per trovare refrigerio, il bosco in cui io andavo a scavare un secchio di terra buona mentre tu mi portavi la palla, incurante del mio lavoro. Gli odori dei cervi e il latrato dei cani nella casa in fondo al sentiero. E la volta che abbiamo trovato tutta la riva disseminata di viole, che con la luce radente di febbraio sembrava l’illustrazione di un libro di favole. Io che fotografo, sempre le stesse cose, le stesse erbe spontanee, gli stessi cieli, e tu che mi guardi paziente e in attesa. Gli incontri con gli altri cani, il tuo spirito battagliero e solitario, sempre poco incline alle smancerie. Le cacche dei cavalli sul selciato, su cui ti soffermavi a lungo, la vista dei quadrupedi ti faceva sempre imbizzarrire sgroppando in modo maldestro, una furia che non trovava una adeguata espressione e ti lasciava insoddisfatta e frustrata. La piccola radura in cui parcheggiavamo l’auto e che tu riconoscevi come il nostro piccolo campo base, da cui si partiva. La piccola chiesa, alla cui ombra riposavamo dopo la salita. La fatica degli ultimo tempi, la vecchiaia pensavamo.

Il dolore arriva quando penso al tuo cuore assalito dal male, che si sforza senza risparmiarsi, tu che torni alla macchina con più fretta del solito, stremata, in cerca di un riparo in cui riposare quel dolore che avevi in petto. E noi che non abbiamo capito. Il rincrescimento, il desiderio di un perdono, per una colpa che mai tu avresti neppure formulato, ma che adesso mi assale, insieme al rimorso.

Ma più di ogni altro luogo, è la cima della collina il punto in cui ti ritrovo, senza sforzo alcuno. Sei lì, che troneggi su quella improvvisa visuale che si apre ad ovest. Sei lì, malferma sulle zampe, per lo sforzo anche solo di respirare. Ti abbiamo portato in braccio e messa a terra. Hai fatto solo pochi passi, restavi vicina a noi, temevi di cadere di nuovo svenuta. Eppure il tuo muso era affamato d’aria, il tartufo in sù, ad ascoltare gli odori di quel luogo, il pelo ancora una volta accarezzato da quel vento impetuoso d’aprile. Ti rivedo lì, sulla cima della collina, padrona dello spazio che si perde all’orizzonte, ad assaporare quel piccolo anelito di vita che rimaneva in te, vivo ancora per una manciata d’ore. Poi sei morta, schiacciata da quel male che ti ha strappato il cuore.

Ma non qui. Qui ti sento ancora, incredibilmente viva. In quella che ormai è la tua collina.

Un saluto da Neve, che ti ha commemorata salendo in cima.

Xmery.

La cottura perfetta del tomino.

23 martedì Gen 2018

Posted by mery in I secondi piatti.

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come cuocere il tomino, la cottura del tomino, tempi di cottura del tomino, tomino alla piastra

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Io adoro il tomino cotto alla piastra, con la sua crosticina appena rosolata e dura, che oppone una lieve resistenza al coltello, e lascia scivolare, appena un attimo dopo, il suo morbido contenuto, caldo e inebriante di quel suo profumo potente di formaggio.

Lo amo talmente tanto che mi salgono i 5 minuti, se al Ristorante, dolo averlo pregustato dal Menu, proposto magari con una marmellatina di cipolle di Tropea, me lo ritrovo nel piatto e al momento (sacro) del taglio, scopro che no, non fonde! Non è stato sulla piastra a sufficienza. La crosta si è rosolata, ma il cuore è ancora freddo, o perlomeno non si è sciolto. No, non va bene per niente! Così come non va bene, se la crosta si rompe durante la cottura, prima del tempo, e va a sfrigolare sciogliendosi completamente in padella!…

Così, con santa pazienza, mi sono messa a fare prove ed esperimenti, per trovare il segreto (o meglio, i segreti!) della cottura perfetta: perché non è solo una questione di tempi! Ma anche di temperature e modalità di cottura. Ho cucinato tanti di quei tomini da fare impazzire tutti in famiglia 😀 ma alla fine, posso dire di essere arrivata a conclusione della faccenda. 🙂

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J Anulén in bròd.

13 sabato Gen 2018

Posted by mery in Primi piatti.

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anolini della Bassa, anolini di formaggio, anolini di Parmigiano, anolini in brodo, anulén, cappelletti o anolini, gli anolini fatti in casa, ricetta degli anolini, truchi per fare gli anolini

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La storia degli anolini, come quella di tante altre ricette di tradizione regionale, è fatta di confini, dispute, differenze e puntigli. A Parma ‘j anolén’ prevedono un ripieno di carne, sono fatti col sugo dello stracotto, sono più piccoli e si usa rigorosamente ‘al stàmp ädj anolén’ a bordi lisci. E guai a chiamarli cappelletti! (come fanno nel reggiano) o a paragonarli ai tortellini! (hanno un ripieno simile ma la tipica forma ripiegata ad ombelico) che invece a partire da Reggio Emilia, passando per Bologna e fin giù in Romagna sono considerati un vero e proprio Must. Così come si soprassiede con finta indulgenza su quelli che si preparano dall’altra parte, nel Piacentino, provincia cuscinetto un po’ di serie B, tra la Parma-la-snob e la grande-Milano. Qui e in tutta la parte del Mantovano, gli anolini cambiano completamente faccia, hanno un ripieno fatto solo con Parmigiano e uova, sono più grossi e pieni, e a forma di sole, con i bordi dentellati.

Noi siamo sulla linea di confine delle due province, e anche delle due ricette. A Fidenza che è anche in perfetta equidistanza chilometrica tra le due città, ‘j anulén’ sono rigorosamente al Parmigiano. Mia mamma però era originaria di Fontevivo, solo qualche chilometro più in là, dove vigeva l’altra ricetta e per tanto tempo li preparava a Natale in entrambe le versioni. La sua famiglia di origine seguiva la ricetta col ripieno di carne e quando andavamo dai suoi parenti, in Parma città, noi bambini assistevamo alla lunghissima preparazione del ripieno fatto col sugo dello stracotto (mai bisognava aggiungere anche la carne! che ormai aveva perso ogni sapore: non avrebbe avuto alcun senso mettere tutti quegli sfilacci stopposi e morti, una volta privati di ogni goccia del loro sugo). A casa il papà invece voleva gli ‘j anulén’ di solo Parmigiano (lui veniva da Busseto, città natale di Giuseppe Verdi e tutta quella zona della Bassa Parmense seguiva la ricetta di magro, rigorosamente senza carne). Io che le ho assaggiate entrambe, senza dubbio preferisco quelli al formaggio. Ma considerate che non vado matta neppure per i tortellini alla bolognese, piatto sopraffino ed elaborato, di cui adoro la forma, ma non il ripieno alla carne. Un piatto di fumanti anolini in brodo, invece, con il loro ripieno giallo e intensamente saporito di Parmigiano…beh, tutto un altro discorso.

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Ho chiesto le ricette dei parenti, le ho confrontato con quelle trovate in rete, ma la migliore a mio parere resta quella della nonna Gianna. Che riporto qui, con la speranza che resti nello storico delle ricette di famiglia.

 

Ingredienti per 9 persone (180 anolini, 20 a testa):

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Le mele al forno.

04 giovedì Gen 2018

Posted by mery in I miei dolci: torte soffici, crostate, biscotti, frittelle e dolci al cucchiaio.

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mele al forno, mele in inverno, mele renette, merenda invernale

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Questa era la merenda più golosa, per noi bambini che non conoscevamo le merendine in busta, nei pomeriggi d’inverno. Venivano cotte direttamente nella porticina della stufa di terracotta, ne avevamo una per ogni stanza da riscaldare. Cuocevano a lungo, a lungo, senza un tempo preciso…e poi a un certo punto, pian piano si sentiva un profumo che faceva ci correre tutti in cucina. Credo che papà aggiungesse solo lo zucchero e una noce di burro, la mia ricetta invece prevede anche la cannella, che sicuramente male non ci sta! 😀 Beh, io ho già acceso il forno, buona merenda un questo placido pomeriggio di inizio gennaio!

 

Ingredienti x 3 ps:

 

3 mele renette* (250/ 300 gr. l’una)

3 cucchiai di zucchero

3 noci di burro

Cannella in polvere

 

*) Le mele renette sono la varietà comunemente utilizzata nelle torte di mele e per quelle al forno, hanno un sapore non troppo dolce, con una punta acidula, e consistenza farinosa, che si sfalda in cottura.  Ottime anche le Golden (più dolci e senza la nota acida) un po’ meno le Stark (più croccanti nella consistenza) da evitare invece le Granny Smith (acidule e molto croccanti).

 

Procedimento:

 

Lavare bene le mele, asciugarle e togliere il nocciolo con l’apposito strumento che le perfora da cima a fondo, lasciando un foro cilindrico perfetto nella mela intera.

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Posizionare le mele in una teglia rivestita con carta da forno, mettere una noce di burro su ognuna, appoggiandolo semplicemente sul foro centrale della mela. Il burro cuocendo si scioglierà sia all’interno della mela, colando sul fondo, sia sulla buccia.

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Poi mettere 1 cucchiaio di zucchero spolverizzato su ogni mela, facendo attenzione che ne cada il meno possibile sul fondo (lo zucchero deve cadere sul fondo insieme al burro che si scioglie, non prima o brucerà, anziché formare quel meraviglioso sugo gelatinoso e caramellato che tutti ben conosciamo!). Per ultimo spolverizzare le mele con abbondante cannella.

Cuocere in forno a 180° gradi per 40 minuti. Le mele sono perfette quando la buccia della mela si è rotta in grosse crepe e appare leggermente rosolata. Il sughetto sul fondo è ormai marroncino e denso, non arrivate ad averlo troppo bruciato e colloso!

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E, no, se siete a dieta, non state a preparare le mele al forno senza zucchero e senza burro! Otterreste solo quell’effetto tristissimo che fa tanto menù da ospedale. 😀 Allora meglio rinunciare e amen!…. 😀

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Buona merenda! 🙂

 

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Xmery.

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