Questo motivetto orecchiabile mi ha preso già alle prime, poche battute ascoltate in tv nello spot della Coop di questo inizio 2020: una bella voce, acutissima come se ne sentono poche ormai, quasi da coro in chiesa, sottile e intonata. Ma ancor di più, bellissimo l’accompagnamento con l’akulele, che rende dolce e credibile un messaggio talmente innocente che rischia la banalità.
Lei è Emma Patterson, uno scricciolino di donna che sembra uscita da un pomeriggio della mia infanzia immaginata: outfit da quotidianità spinta, il mare, un cane, due cani, un sorriso da regalare a qualcuno dietro alla camera e un suono tra le dita che segue i tuoi passi. What else? Io ce la vedo, una vita così.
Testo:
I wish I
could touch the sky
Reach the clouds
and make them drift on by (=e farle andare in giro vagabondando)
The sun would shine
all through the night
And it would leave
the darkness all behind
Whatever it is they say, that I can’t do
It is only up to me to make it all come true
So let’s change the world today
Let’s make it better in every way (=facciamolo-diventare-migliore)
Let’s change the world today
Come on and let’s not wait another day
Let’s just change the world today
I wish I
could make you smile
And while you do,
I would hold on time (=fermerei il tempo, mettendolo in attesa)
And then you’d be happy everyday
No worries left to ever cross your way (=a sbarrarti la strada)
So maybe it’s only our point of view
That we need to change, that’s what we need to do, it’s true
So let’s change the world today
Let’s make it better in every way
Let’s change the world today
Come on and let’s not wait another day
Let’s just change the world today
It’s gonna get better if we just try
No matter what comes, no question why (senza per forza un perché)
So it’s up to us to lead the way, so let’s change the world today (=aprire la via)
Guardando un po’ annoiata anche quest’anno il Festival di Sanremo, mi è subito saltato all’orecchio questo brano di Levante.
Testo potente, fatto di immagini veloci ed evocative, scandite in rime incalzanti.
“Ciao, tu, animale stanco, Sei rimasto da solo, non segui il branco”
L’andare controcorrente, il coraggio che comporta uscire dagli schemi di appartenenza al gruppo, essere in grado di stare soli e saper pensare in modo autonomo: sono richiami antichi che mi somigliano da sempre!
“balli il tango,
mentre tutto il mondo
muove il fianco sopra un tempo
che fa tikibombombom”
E’ bastato questo incipit a disegnarmi un sorriso appena accennato sulla faccia: ok, ascoltiamo con attenzione, qui c’è roba interessante! 😀
Il resto del mondo non balla, ma soltanto “muove il fianco” come se nei vari tikibombom del momento non ci fosse altro scopo che far dimenare scioccamente la massa, darle un pretesto per non pensare. Non chi balla il tango. Una danza che prevede un profondo ascolto di sé, del proprio sentire, un fuoco di passione che si esprime in gesti e musica.
Le anime indifese diventano panni stesi ad asciugare, svolazzano senza alcun controllo, a seconda di come tira il vento (un vento arido e senza emozioni) ancorate come sono dalle mollette al filo delle opinioni altrui, ormai arrese al bisogno di adeguarsi a ciò che dice e pensa l’altra gente.
(“arresa, stesa, al filo teso…” le assonanze incalzano il ritmo, facendo diventare il messaggio urgente e importante!).
Le aspettative della società sanno far male e sgretolare chi è diverso, ma non ha la forza di difendere il suo diritto ad esistere per ciò che è. Lo fanno a furia di impellenti giudizi e richieste di omologazione: “femminuccia, fai il maschio, e vergognati se indossi abiti con gli strass!”
E tu donna, sempre troppo qualcosa… troppo colta, troppo ribelle e spregiudicata, troppo ingenua, ma soprattutto (come una sferzata! che ti riporta al punto di partenza) “Quella gonna è corta!”
Come in una (sempre attuale) Inquisizione a caccia di streghe e peccatori, … “Abbraccia la croce! Abiura i falsi dèi, convèrtiti all’unico dio! E rinuncia a Satana”, a tutto ciò che si discosta dalla strada segnata. Il pensiero dominante e la morale si impongono con la stessa forza punitrice, arrogante e cieca di violenza delle religioni.
E allora diamo voce al coro degli esclusi, degli additati, dei marchiati a fuoco con bollo rosso della vergogna “Not approved”.
Diamo forza a chi non ce l’ha, a chi un tempo ce l’aveva ma ha rinunciato, schiacciato da chi a tutti i costi ti vuole “trascinare giù con sé” nel suo vuoto di sogni e di identità. Dove tutto è ben omologato e funzionante e non c’è spazio per la individualità, la diversità, il pensiero divergente.
Diventa inno poetico e struggente, questo canto corale.
“Siamo luci di un’altra città, siamo terre mai viste prima”. Siamo il nuovo che fa paura e fa tremare lo status quo, tra stupore e negazione.
“Siamo il vento e non la bandiera”. Siamo la forza che spinge, non oggetti inerti sotto le volontà altrui.
“Siamo chiese aperte a tarda sera”…una solitudine che si fa accoglienza silenziosa e discreta, lontano dai fasti dei riti, dalle facciate d’oro delle Basiliche gremite di anime per lo più vuote e servili.
“Siamo l’amen di una preghiera” …necessari a dare senso al tutto. Il punto alla fine della frase. L’assenso finale senza il quale perfino le parole che salgono al cielo non sono complete.
Dopo Sanremo ho guardato anche il video della canzone. Bellissimo. Lei che ‘parla’ il suo messaggio guardandoti dritta negli occhi, contornata da volti che la accarezzano in un groviglio di umanità. E passi di danza dove mani e corpi si inarcano verso l’alto. Ambientazioni suggestive, tra tagli di luce e buio. Gran bel video, e lei lo dirige magistralmente, giocando da protagonista ma tenendo l’attenzione sul messaggio, gli altri.
Ho scoperto una artista che non conoscevo bene. Mi piace la sua bellezza, non scontata. I lineamenti del volto da dea greca, fisico asciutto ma sinuoso, le movenze da rapper ma contaminate da una grazia da vestale, complici le lunghe vesti e i capelli sciolti fino quasi alla vita.
Di questo strano Festival, tra vecchiume, un ovvio senso di rifiuto e quel piccolo residuo di curiosità, mi resterà questa bella esibizione. (Bello anche il trio Levante, Francesca Michielin e Maria Antonietta, nella proposta cover di ‘Si può dare di più’: l’hanno resa quasi credibile anche trentatré anni dopo!)
Xmery.
Tikibombom (testo)
Ciao tu, animale stanco
Sei rimasto da solo
Non segui il branco
Balli il tango mentre tutto il mondo
Muove il fianco sopra un tempo che fa
Tikibombombom
Hey tu, anima indifesa
Conti tutte le volte in cui ti sei arresa
Stesa al filo teso delle altre opinioni
Ti agiti nel vento
Di chi non ha emozioni
Mai più, è meglio soli che accompagnati
Da anime senza sogni pronte a portarti con sé, giù con sé.
Laggiù, tra cani e porci,
Figli di un Dio minore pronti a colpirci
Per portarci giù con sé, giù con sé.
Noi, siamo luci di un’altra città
Siamo il vento e non la bandiera, siamo noi.
Noi, siamo gli ultimi della fila
Siamo terre mai viste prima, solo noi
Ciao tu, freak della classe
“Femminuccia” vestito con quegli strass
Prova a fare il maschio
Ti prego insisto
Fatti il segno della croce e poi
Rinuncia a Mefisto
Hey tu, anima in rivolta
Questa vita di te non si è mai accorta
Colta di sorpresa, troppo colta
Troppo assorta, quella gonna è corta
Mai più, è meglio soli che accompagnati
Da anime senza sogni pronte a portarti con sé, giù con sé.
Noi, siamo luci di un’altra città
Siamo il vento e non la bandiera, siamo noi.
Noi, siamo gli ultimi della fila
Siamo terre mai viste prima, solo noi
Noi siamo angeli rotti a metà
Siamo chiese aperte a tarda sera, siamo noi.
Noi, siamo luci di un’altra città
Siamo il vento e non la bandiera, siamo noi.
Noi, siamo gli ultimi della fila
Siamo terre mai viste prima, solo noi
Noi siamo l’ancora e non la vela
Siamo l’amen di una preghiera, siamo noi.
Ciao tu, animale stanco
Sei rimasto da solo
Non segui il branco
Balli il tango mentre tutto il mondo
Muove il fianco sopra un tempo che fa
Tikibombombom
Cominciamo finalmente, dopo un limbo di indecisione vacuo e indolente, durato quasi quindici giorni, questo nuovo anno: all’insegna del cambiamento. Dell’aiuto solidale e reciproco. Della speranza che butta lo sguardo in avanti, ma anche di occhi che guardano in basso, alla voglia di muovere i piedi, comunque sia. Qui e adesso. Poi si vedrà.
1- Non disdegnare i piccoli passi,
non aver paura di formulare piccoli progetti,
non umiliare i tuoi piccoli risultati,
relegandoli tra le cose di poco conto.
E’ aspettando la grande occasione
L’ispirazione perfetta
Che si marcisce pian piano
nell’immobilità.
Xmery.
Rome wasn’t built in a day (Mocheeba,2000)
You and me, were meant to be, (to be meant to be= è scritto, è destino
Walking free, in harmony,
One fine day, we’ll fly away,
Don’t you know that Rome wasn’t built in a day,
Hey hey hey.
In this day and age it’s so easy to stress,
‘Cause people act strange and you can never second guess, (=non puoi mai sapere)
In order to love, child, we got to be strong,
I’m caught in the cross fire, (= sono presa tra due fuochi)
Why can’t we get along. (= farcela, andare d’accordo)
‘Cause you and me, were meant to be,
Walking free, in harmony,
One fine day, we’ll fly away,
Don’t you know that Rome wasn’t built in a day,
hey hey hey.
I’m having a daydream, we are getting somewhere, (to have a daydream= sognare ad occhi aperti)
I’m kissing your lips and running fingers through your hair,
I’m as nervous as you, ‘bout making it right, (= su come fare pace)
Well we know we were wrong, we can’t give up the fight. (= rinunciare, abbandonare)
(oh no)
‘Cause you and me, were meant to be,
Walking free, in harmony,
One fine day, we’ll run away,
Don’t you know that Rome wasn’t built in a day,
Hey hey hey
You and me
Were meant to be
Walking free
In harmony
One fine day
We’ll fly away
Don’t you know that Rome wasn’t built in a day
You and me (you and me)
Were meant to be (meant to be)
Walking free (walking free)
In harmony (in harmony)
One fine day (one fine day)
We’ll run away (we’re gonna run away, run away)
Don’t you know that Rome wasn’t built in a day
You and me (you and me)
Were meant to be (meant to be)
Walking free (walking free)
In harmony (in harmony)
One fine day (one fine day)
We’ll run away (we’re gonna run away, run away)
Don’t you know that Rome wasn’t built in a day
You and me (you and me)
Were meant to be (meant to be)
Walking free (walking free)
In harmony (in harmony)
One fine day (one fine day)
We’ll run away (we’re gonna run away, run away)
Don’t you know that Rome wasn’t built in a day
La musica ci ispira, a volte ci riporta indietro nel tempo, a volte ci fa volare altrove. Certe canzoni passano dopo averci tenuto compagnia guidando in auto, per una sola stagione, altre si incastonano nel cuore perché quella frase in quel preciso momento sembrava parlare proprio di noi, in una perfetta e sconvolgente coincidenza coi nostri vissuti più segreti. E rimangono a emblema di quel momento, di quel pensiero, di quella nuova consapevolezza. Sopravvivono al tempo e alle hit. Solo per noi. Diventano parte della nostra storia, come le foto appiccicate negli album.
Una canzone per ogni amore trovato, e per ogni amore perduto. Musiche e parole che risuonano dentro, per quella gioia pazza che ti svolazza in petto ad ogni incontro di anime. E canzoni per le lacrime degli addii, per gli amori finiti, traditi, o da cui fuggire perché fanno solo male.
Ci vorrebbe una compilation di canzoni per la propria vita. Quelle che hanno preso significati che vanno oltre le intenzioni, significati solo nostri.
Ti respiro e ti trattengo
Per averti per sempre
Oltre il tempo di questo momento
Arrivo in fondo ai tuoi occhi
Quando mi abbracci e sorridi
Se mi stringi forte fino a ricambiarmi l’anima
Questa notte senza luna adesso
Vola tra coriandoli di cielo
E manciate di spuma di mare
Adesso vola
Le piume di stelle
Sopra il monte più alto del mondo
A guardare i tuoi sogni
Arrivare leggeri
Tu che sei nei miei giorni
Certezza, emozione
Nell’incanto di tutti i silenzi
Che gridano vita
Sei il canto che libera gioia
Sei il rifugio, la passione
Con speranza e devozione
Io ti vado a celebrare
Come un prete sull’altare
Io ti voglio celebrare
Come un prete sull’altare
Questa canzone mi getta ogni volta in uno struggimento che non so spiegare. Testo piuttosto banale, melodia a dir poco scontata, il video non riesce a trasmettermi niente di niente e perfino il film in cui l’ho sentita più volte (Sballati d’amore-2005) è una commediola divertente e piacevole, certo, che però non è in grado di evocare tanta profondità di sentimento. 😀
Eppure, e davvero non riesco a capirne il motivo, questa canzone tocca in me delle corde nevralgiche che mi risucchiano gettandomi in un turbine di emozioni di perdita, pena e struggimento. Così che mi ritrovo a cantare in silenzio per giorni Oh, look what you’ve done, you’ve made a fool of everyone…senza badare al testo, ma tenendo stretta quella sensazione, come un sassolino di dolore stretto in pugno, che racchiude il suo prezioso, seppur confuso, significato.
Ho cominciato il nuovo anno con questa canzone in testa, mi risuona dentro tutto il giorno, già al risveglio e va da sola nelle orecchie, mentre le mani, le cose, i pensieri le si aggrovigliano attorno portandosi dietro i ricordi. Il suo ondeggiare morbido mi riporta a un ballo lento, chiuso in una bolla di un momento dal sapore di felicità lontana, acciuffata per un attimo chissà come, venuta chissà da dove, evocata come per magia, vissuta come i sogni prima del risveglio. Ad occhi chiusi, sforzandoti di restare addormentato, vuoi stare lì ancora un altro po’, mentre la coscienza bussa silenziosa e implacabile, a reclamare il suo scettro sull’inconscio.
“Così un uomo ha sedici modi per dire verde, ed un altro ne ha un altro soltanto per dire addio.”
Ma gennaio è già passato…e la canzone non è più quella.
Eccoci qui, di nuovo, momento di bilanci e riflessioni.
Non so dire se ho davvero vissuto o se sono rimasta in bilico su un terreno che è diventato franoso, solo aggrappandomi alla vita, a denti stretti, accontentandomi di ciò che offre.
Ho fatto progetti, alcuni li ho visti fallire, altri li ho perseguiti alacremente, pur senza certezza.
Ho tagliato fili, ne sono spuntati di nuovi, altri sono accarezzati tra le dita e non sai se stringerli o lasciarli scivolare.
È stato un anno di dolore, di addii e separazioni. Un anno difficile. Un anno di pesi sul cuore, di strade perse e non ancora ritrovate.
Eppure sempre ricco. Di esperienze, di occasioni, alcune uniche e irripetibili, di occhi che brillano di meraviglia, nonostante tutto.
È stato anche un anno di amore.
Forse.
Sempre.
Di quell’amore che alberga nel cuore, e che stenta ad arrendersi. Di speranza dentro alla disperazione. Di allegria dentro alla disillusione. Di lacrime e improvvisa commozione dentro alla fatica di vivere. Di entusiasmo dentro alla rassegnazione.
Ho perso un po’ di poesia, ma nella cruda realtà a volte si trova talmente tanta grandiosità da sfiorare la vertigine.
Ho ritrovato me stessa in qualche attimo, mentre mi perdevo. Ho visto chi sono in un abbaglio sfocato. Ho intravisto la direzione e l’attimo dopo l’ho perduta.
la vita e’ adesso
nel vecchio albergo della terra
e ognuno in una stanza
e in una storia
di mattini più leggeri
e cieli smarginati di speranza
e di silenzi da ascoltare
e ti sorprenderai a cantare
ma non sai perché.
La vita e’ adesso
nei pomeriggi appena freschi
che ti viene sonno
e le campane girano le nuvole
e piove sui capelli
e sopra i tavolini dei caffè all’aperto
e ti domandi incerto
chi sei tu, sei tu, sei tu…
Sei tu, che spingi avanti il cuore
ed il lavoro duro
di essere uomo e non sapere
cosa sarà il futuro.
Sei tu, nel tempo che ci fa più grandi
e soli in mezzo al mondo
con l’ansia di cercare insieme
un bene più profondo.
E un altro che ti dia respiro
e che si curvi verso te
in un’attesa di volersi di più
senza capir cos’è.
E tu che mi ricambi gli occhi
in questo istante immenso
sopra il rumore della gente
dimmi se questo ha un senso.
La vita è adesso
nell’aria tenera di un dopocena
e musi di bambini
contro i vetri
e i prati che si lisciano come gattini
e stelle che si appicciano ai lampioni,milioni
mentre ti chiederai
dove sei tu, sei tu, sei tu…..
Sei tu che porterai il tuo amore
per cento e mille strade
perché non c’è mai fine al viaggio
anche se un sogno cade.
Sei tu che hai un vento nuovo tra le braccia
mentre mi vieni incontro
e imparerai che per morire
ti basterà un tramonto.
In una gioia che fa male di più
della malinconia
ed in qualunque sera ti troverai
non ti buttare via…
e non lasciare andare un giorno
per ritrovar te stesso
figlio di un cielo così bello
perché la vita è adesso, è adesso,
è adesso……
Un blues intimo e corale al tempo stesso, una melodia lenta e sognante con la forza di una freccia che arriva al bersaglio, coma la copertina del disco suggerisce.
Un testo che racconta ancora del viaggio. Del viaggio che salva, che rivela, che permette confronti e comprensione. Così un uomo dell’Amazzonia ha 16 modi per dire la parola verde, perché si suppone sia essenziale alla sua sopravvivenza distinguerne le diverse e infinite sfumature in una foresta pluviale. Così un uomo occidentale invece ha una sola parola, una soltanto! per definire un evento tanto importante, drammatico e di immane portata come un addio, senza poterne raccontare le mille diverse sfaccettature se non aggiungendo aggettivi, senza un vocabolario che gli regali le giuste parole. Come se sopravvivere agli addii non fosse altrettanto essenziale nella vita di un uomo, tanto come riconoscere 16 tipi di verde per sopravvivere nella foresta pluviale.
Testo:
Una strada di terra che inizia ai confini del niente
e il mio tutto che ancora si ostina a cercare una via
i pensieri che più della sabbia mi bruciano gli occhi
questi occhi che ancora ringraziano di essere qui
e la notte qui è notte davvero è la madre del buio
ed il nero è soltanto un colore della realtà.
Così un uomo sa sedici modi per dire verde
ed un altro ne ha un altro soltanto per dire addio
l’immondizia non è solamente quella che si vede
essere bianco non è esattamente essere candido
e gli uomini perdono tempo perché ne hanno
e le donne sopportano i pesi meglio di me
e tutti camminano sempre ma poi per dove
tanto un albero è come un ombrello se piove.
Un viaggio regala a ognuno la sua storia
io sono convinto che mi salverò
così come ogni ritorno ha la sua gloria
un altro cerchio che si chiuderà
una strada di terra che inizia ai confini del niente
e il mio tutto che ancora si ostina a cercare una via,
a cercare una via, a cercare una via.