Un plum cake che è il trionfo del cioccolato! Non saprei descriverlo altrimenti. Ricco, intenso, morbido e ‘scioglievole’, con il sapore del cacao che vince su tutto: gocce di cioccolato fondente mescolate all’impasto al cacao, ulteriormente arricchito da una grande quantità di cioccolato fuso per un risultato soffice ma a tratti pastoso, insomma… irresistibile.
Un dolce semplice, che si presta a rendere speciale la domenica mattina o una merenda tra amiche! 😀
Questo piatto veniva proposto al Ristorante I tri Siochèt di Parma qualche anno fa. Ne rimasi innamorata persa. Ogni volta che andavamo là lo ordinavo senza stancarmi mai, ma poi non l’hanno più fatto, non so se non riscuotesse il successo sperato e piacesse a me soltanto o se semplicemente siano passati ad altro nello sperimentare in cucina. Resta il fatto che appena ho potuto ho provato a replicare questo risotto a casa: non volevo che un piatto così delicato e particolare andasse perduto, col suo abbinamento spettacolare tra la freschezza un po’ acidula della Robiola e la dolce pastosità delle castagne. Lo realizzai subito con ottimi risultati, perché oltre ad essere buonissimo è davvero veloce e semplicissimo da preparare. E allora via ai fornelli!
Fantastici questi bocconcini con una tripla impanatura che conferisce loro il massimo della croccantezza possibile! Saporiti e gustosi come solo i fritti riescono ad essere, ma con un cuore tenero e prezioso fatto di filetto di pesce persico, ricco di sostanze nutritive salutari e benefiche. Certo, se siete a dieta tenete la ricetta per i tempi a venire… Se invece optate per un regime alimentare equilibrato, anche un fritto una volta ogni tanto non vi ucciderà (meglio smettere di fumare!)
L’importante è fare attenzioni a poche essenziali regole: usare olio adatto che non bruci ad alte temperature, usarne almeno 1 litro, due se la pentola è grande, in modo che i pezzi vi galleggino dentro (renderà la frittura veloce e la panatura alla fine assorbirà meno olio di una frittura in soli due centimetri d’olio) e sopra ogni altra cosa, non usate mai l’olio di frittura riciclandolo dall’utilizzo precedente, anche se a occhio vi sembra ancora buono! L’olio una volta che è arrivato alle alte temperature si è ormai denaturato e diventa molto dannoso per la salute. Va rimesso nella sua bottiglia e consegnato in discarica. Questo è uno dei principali motivi per cui un fritto industriale o mangiato al ristornante o in friggitoria, non avrà mai i connotati di sicurezza e salubrità di quello che fate in casa.
Quindi la mia folosofia è: godetevi senza rimorsi una buona frittura ogni tanto, fatta come dio comanda, e seguendo le regole d’oro per restare in salute.
Non mi è piaciuto, questo film: troppo lento, troppo vuoto nel ritmo degli accadimenti e senza una tensione tale da giustificarne lo scorrere così piatto.
Le atmosfere cupe del bunker che contornano (quasi) tutta la vicenda, le luci inquietanti dei neon intermittenti degli ambienti, che si accendono e spengono ad ogni passaggio, come unica cornice entro cui si svolge la vita dei protagonisti, la solitudine innaturale vissuta come normale da madre e figlia, non sono tuttavia sufficienti a creare la giusta suspense, solo un lieve malessere e incredulità, che attende indizi ed eventi più pregnanti che non arrivano mai. Anche la presenza della madre robot, il contrasto surreale tra il suo atteggiamento affettuoso e materno, le parole confortanti che di rito rendono una mamma una buona madre, che stridono con la sua voce piatta e artificiale, gli abbracci tra loro che in modo surreale mettono in contatto la carne con il freddo del metallo, non riescono a creare altro che tristezza e molta perplessità in chi guarda. Non allarme, non adrenalina, non il dubbio terrificante, che sarebbero gli unici stati d’animo con cui si può immaginare di stare attaccati allo schermo con uno scorrere così lento delle informazioni.
Questo a casa nostra è uno degli antipasti amatissimi delle feste. Gustosi come pochi e veloci da preparare, la polpa morbida e carnosa del gambero rosso argentino (inutile dire che la taglia grossa di questo gambero si sposa magnificamente con la sfoglia calda e fragrante della pasta sfoglia. Sì, vanno consumati subito, senza farli attendere a lungo, se non si vuole perdere questa croccantezza esterna, che tanto gusto dà ad ogni morso. Ma vedrete che questo non sarà un problema, perché spariranno alla velocità della luce, appena messi in tavola!
Alla fine di questo anno, più di ogni altro, è d’obbligo un bilancio e un tentativo di riflessione. Un periodo per me non più difficile di altri nella mia vita, ma che ha innegabilmente segnato un varco, una linea di confine che ci ha portato a sperimentare cose che non avevamo ancora incontrato prima d’ora, noi figli del boom economico del dopo-guerra.
E non parlo dei morti, dei nostri anziani falciati senza possibilità di commiato e consolazione, dell’inevitabile sussurrante sensazione di poter essere chiamati all’appello anzitempo (un pensiero che nel comune svolgersi della vita non dovrebbe essere presente). Non parlo della realtà ospedaliera, che per la prima volta è stata avvertita come luogo di fantascientifica reclusione, sede di terrore e pericolo di morte imminente, anziché rifugio in cui essere accolti per essere salvati. Non parlo neanche del baratro economico e finanziario che ha scudisciato all’improvviso molte persone, a volte senza possibilità di replica. Queste cose sono le più terribili cicatrici che questo anno lascerà a molti di noi, eppure se ci pensiamo bene queste sono situazioni che seppur terribili purtroppo nella vita possono capitare, a tutti, a turno.
Quello che invece è davvero nuovo e inedito nel nostro mondo, per come lo avevamo sperimentato fino a ieri, è lo sbarramento collettivo, lo stare in stand-by fermi immobili, il sospendere le normali attività (sotto i tanti, variegati e sfumati punti di vista che vanno a formare i vari aspetti della nostra vita) per scongiurare un contagio probabilmente devastante da brulichio incontrollato nel formicaio.
La cosa più dura da sopportare (e questo è stato un peso da cui nessuno ha potuto esimersi) è stato non poter più fare all’improvviso ciò che era abitudine e che si dava per scontato, diritto assodato delle nostre quotidianità. Ognuno la sua. Durissimo. Sia fisicamente che psicologicamente. Non poter allontanarsi da casa, andare a passegiare o ad allenarsi, non poter portare i cani a correre in campagna, non farsi il taglio di capelli o la ceretta per mesi, aspettare di poter mangiare una pizza al ristorante o non poter vedersi con gli amici prima di cena per l’aperitivo, non abbracciare chi ami se non abita con te, non poter svagarsi con lo shopping la domenica o andare a un concerto, al cinema, in piscina o in vacanza. Tutte cose non indispensabili alla sopravvivenza, certo, ma che si sono rivelate la cartina tornasole del nostro benessere. Questo anno ci ha mostrato incontrovertibilmente che non solo la vita e la morte possono venire a danzarci molto vicino, ma che anche le piccole cose che fanno parte del nostro quotidiano non sono affatto così scontate come le abbiamo sempre considerate.
Da un anno così non si può che trarre un unico grande insegnamento: bisogna scuotersi dal torpore e vivere da svegli. E’ urgente scendere dal nastro trasportatore delle abitudini condivise. E’ importante personalizzare, scegliere. Avere cura del proprio cammino, focalizzarsi su ciò che per ognuno di noi è davvero importante senza disperdere energie in cose di cui in fondo non ci interessa nulla. Afferrare le possibilità, costruire occasioni, non sprecare tempo a languire. Perché se c’è l’essenziale, ciò che nutre il cuore di ciò che siamo, non c’è prigionia, non c’è rinuncia, non c’è Lockdown che possa buttarci realmente al tappeto. Occorre ripensare a molte cose: e per farlo c’è tutto il 2021. Forza! Marcia ingranata, avanti tutta!