Dopo un mese esatto dalla messa a dimora delle piantine nelle nostre casse, i pomodori la fanno già da padrone. Dopo 15 giorni ho messo già le aste ondulate in acciaio per sostenerle e nell’ultima settimana si sono proprio alzate ed allargate tantissimo, tanto da farmi come sempre pentire del poco spazio lasciato tra una piantina e l’altra, nonostante all’inizio sembrassero rade e la cassa così spoglia! E’ avvenuta la fioritura e i primi fiori stanno già fruttificando. Aspetto una produzione abbondante!
La fase della formatura, quando si panifica, è una delle più delicate, che richiede sapere e manualità. Le nostre nonne lo facevano senza aver fatto corsi e studiato libri, imparavano dalle ‘resdore’ più pratiche e anziane e diventava un saper fare automatico. Se gli chiedi di insegnarti spesso non sanno spiegarti e ti dicono semplicemente “Si fa così”.
Noi nuove generazioni invece ci dobbiamo industriare, cercare video su youtube e cercare di carpire i segreti di un’arte antica.
Proviamo a vedere come si fa.
Innanzitutto formare il pane non vuol dire solo dargli una forma: filone, pagnotta, treccia, baguette, eccetera. La formatura è una fase delicata perché ha un significato molto più importante.
Ora che il nostro impasto è ben lievitato, gonfio di gas, deve essere rimaneggiato con cautela, affinché i gas si distribuiscano in tutto il pane in modo il più uniforme possibile.
In genere si parte da una preforma (diversi giri di pieghe) e poi si dà al pane la forma definitiva, in questo caso quella di un panino piccolo.
In questa ultima fase si deve cercare di stringere il più possibile il panetto su se stesso, con pieghe strette e concentriche che vanno a ripiegarsi tutte verso il centro.
Aiuto! Mi serve il pane per domani ed è già sera! Il licoli è pronto, ma non c’è tempo per una lunga lievitazione. Che faccio? Proverò il pane arabo, quelle meravigliose pagnotte schiacciate e gonfie, che dentro hanno una fantastica sacca vuota, tutta da imbottire: esatto, la tipica pagnotta da kebab!
E allora via, al lavoro! Se mi aiuto con una piccola aggiunta di lievito di birra (che mette la lievitazione in corsa!) in poche ore avrò il pane per domani.
Ogni anno vedere le mie casse di orto rimesse a nuovo, organizzare la nuova stagione produttiva, ha un fascino unico, un misto di entusiasmo e fatica che mi rivitalizza. Il clima mite primaverile poi riesce a rendermi estremamente piacevole anche il sudore. A marzo si comincia a dare un’occhiata giù, per vedere dopo l’inverno quante erbacce sono cresciute, una volta che le temperature si fanno più miti. Poi ci si prende coraggio e si procede a togliere tutto ciò che non è gradito, le maledette infestanti che si insinuano ovunque. Questo passaggio è importate, se non si vogliono usare prodotti chimici ed io ci tengo a raccogliere verdure davvero bio.
Mi è piaciuta molto: verdure, zucchero, e aceto a dare il contrasto, tra acido e dolce, con una bella sferzata di piccante finale. Il colore resta rosso acceso, la cottura è veloce e non ne altera la bellezza. Ottima sui formaggi, con i lessi e (forse, devo provare…) anche sulla carne grigliata. Stasera l’abbiamo inaugurata con patate e cipolla rossa di Tropea, stufate in padella. E direi che il risultato è stato ottimo.
Questo motivetto orecchiabile mi ha preso già alle prime, poche battute ascoltate in tv nello spot della Coop di questo inizio 2020: una bella voce, acutissima come se ne sentono poche ormai, quasi da coro in chiesa, sottile e intonata. Ma ancor di più, bellissimo l’accompagnamento con l’akulele, che rende dolce e credibile un messaggio talmente innocente che rischia la banalità.
Lei è Emma Patterson, uno scricciolino di donna che sembra uscita da un pomeriggio della mia infanzia immaginata: outfit da quotidianità spinta, il mare, un cane, due cani, un sorriso da regalare a qualcuno dietro alla camera e un suono tra le dita che segue i tuoi passi. What else? Io ce la vedo, una vita così.
Testo:
I wish I
could touch the sky
Reach the clouds
and make them drift on by (=e farle andare in giro vagabondando)
The sun would shine
all through the night
And it would leave
the darkness all behind
Whatever it is they say, that I can’t do
It is only up to me to make it all come true
So let’s change the world today
Let’s make it better in every way (=facciamolo-diventare-migliore)
Let’s change the world today
Come on and let’s not wait another day
Let’s just change the world today
I wish I
could make you smile
And while you do,
I would hold on time (=fermerei il tempo, mettendolo in attesa)
And then you’d be happy everyday
No worries left to ever cross your way (=a sbarrarti la strada)
So maybe it’s only our point of view
That we need to change, that’s what we need to do, it’s true
So let’s change the world today
Let’s make it better in every way
Let’s change the world today
Come on and let’s not wait another day
Let’s just change the world today
It’s gonna get better if we just try
No matter what comes, no question why (senza per forza un perché)
So it’s up to us to lead the way, so let’s change the world today (=aprire la via)
Questo piatto, povero, antico, che mai avrei pensato di annotare tra le ricette del mio blog, per quanto appare semplice e intuitivo, è invece un vero scrigno di sapere tramandato. Vale la pena di riscoprirlo e imparare a farlo a regola d’arte, senza errori, perché il profumo che si sprigiona in cucina quando la frittata sfrigola in padella è una esperienza indimenticabile.