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31 agosto 2019, autonomia e relazione, fantasmi dal passato, la fine dell'estate, la fine sontuosa dell'estate, Lizzy e Neve, Lizzy e Neve sotto la pioggia
Dopo una estate di tramonti infuocati su cieli in fiamme, eccoci al 31 di Agosto. Domani si aprirà di nuovo l’invasione dei fucili. Tempo di restrizioni, incertezza, timori e batticuore, per chi vuole vivere liberamente la natura insieme ai propri cani.
Così oggi ci siamo avviati per la nostra solita uscita serale, da un po’ di tempo sempre più anticipata, con la sensazione palpabile di essere arrivati alla fine del mese, una saracinesca che chiude definitivamente l’estate.
Mentre sull’auto sfuggivamo agli implacabili 30 gradi che, incuranti della giornata bigia e velata quasi settembrina, ancora impazzavano sulle strade, ci siamo accorti dell’immenso nuvolone nero all’orizzonte che prometteva pioggia. Mentre ci inoltriamo in collina, lasciandoci la città alle spalle, lo scuro ci sovrasta e temiamo di finire in mezzo al putiferio di un temporale.
Ci domandiamo se è il caso di tornare indietro. Neve non ama bagnarsi, Lizzy teme i tuoni. Forse stiamo solo buttando via tempo e chilometri inutilmente…
Eppure, qualcosa mi spinge a non sprecare questa ultima occasione, prima che si apra il nuovo capitolo dell’autunno.
Quando arriviamo ormai piove forte, Lizzy si è rintanata sotto ai miei piedi.
Lascio aperte le portiere, in modo che entrambe possano scegliere liberamente cosa si sentono di fare. Alla fine scendono, sotto l’acqua quasi scrosciante, ma senza allontanarsi troppo dall’auto, annusano con cauta curiosità a terra, mentre anch’io esco fuori con il cappuccio in testa, in mezzo al frastuono di alberi affogati dalla pioggia.
Al primo tuono Lizzy si acquatta e, testa bassa e coda stretta tra le gambe, si infila dentro l’auto. Io in silenzio le dico “brava, la mia piccola zingara” potendo finalmente scongiurare quel segreto timore che uno schianto improvviso potesse indurla a scappare senza una meta, in preda al terrore cieco.
No. 🙂 La mia piccola selvaggia sa restare lucida e cercare un riparo. Il riparo è qui, la portiera è aperta, pronta ad accoglierti e a metterti in salvo.
I fantasmi dell’abbandono, che si è consumato solo una estate fa, oggi sono stati messi a tacere. Stavolta hai vinto tu. Stavolta il portellone dell’auto che ti porta in giro non si è richiuso andando via senza di te, lasciandoti sul ciglio della strada sbigottita e sola, per tanti giorni, ad aspettare e aspettare, cercando il modo per sopravvivere fino al giorno dopo.
(*qui in questa immagine, scattata da una volontaria torinese, Lizzy l’estate scorsa, sola, bagnata, che si nasconde agli occhi degli umani che passano, cercando di diventare invisibile)
Stavolta la minaccia terribile dei boati che ti hanno atterrita nei giorni successivi, sotto la pioggia non ti ha lasciata pietrificata e impotente, senza trovare vie di fuga, senza rifugio, come quelle due notti di temporali estivi nel parcheggio dove ti hanno abbandonata.
(*in questa immagine, Lizzy cerca riparo tra le auto del parcheggio dove da più di un mese attende che l’auto che l’ha scaricata torni a prenderla. Dopo i temporali estivi che hanno scoperchiato i cieli)
Stavolta no.
Stasera c’era la possibilità di vincere i fantasmi. Come certi incubi ricorrenti, in cui la notte rimette in scena, ancora e ancora, ciò che è rimasto irrisolto di giorno, cercando di dare una conclusione diversa e accettabile alla storia.
Stavolta si è realizzato il finale giusto. Quello che ti ha finalmente rassicurato, diminuendo l’intensità del tuo timore ed evitando così di farlo dilagare fino a diventare terrore cieco, panico assoluto, quando non si riesce più nemmeno a pensare a una possibile soluzione.
Stavolta sei corsa dritta alla macchina che ti offriva riparo, e il riparo era casa, famiglia, fiducia, solidarietà e mani tese. Anche senza bisogno di parole.
Stavolta tutto era al suo posto, come dovrebbe essere. Come dovrebbe essere sempre, per tutti.
Dopo pochi istanti anche Neve la segue dentro l’auto, grata di trovare conferma che non c’era tutto quel bisogno di stare sotto l’acqua.
E lo stesso faccio anch’io, il K-way ormai zuppo.
Ce ne stiamo tutti lì, grati di avere una tana e un tetto prezioso sopra la testa, i vetri appannati e rigati di pioggia, ascoltando musica alla radio.
Non torniamo subito a casa, perché quel momento è bello. È denso di significati, e pieno di vita. Anche se siamo lì a far niente. C’è vita piena in quel momento. Quella che scorre fuori (penso agli animali che come noi saranno in questo momento rintanati ad aspettare che cessi la pioggia, penso che domani all’alba una orda inattesa di uomini col fucile cercherà di falciarli) e quella che vive dentro all’abitacolo, in serena attesa, mentre i legami si rinsaldano.
Ormai è sera, un cielo tormentato e senza tramonto, che imbrunisce senza colori in una piatta scala di grigi. La pioggia è ancora battente, ma ha smesso di tuonare.
Decido di scendere e vedere se i cani ora hanno voglia di una avventura diversa, se sono pronti a misurarsi con qualcosa di nuovo, un giro nel bosco bagnato, oppure rinunceranno e ce ne torneremo tutti a casa, rimandando a un altro giorno.
Apro la portiera e senza indugio saltano giù entrambe. Si muovono con una sicurezza e determinazione che solo poco prima nessuna delle due aveva.
Hanno evidentemente deciso cosa intendono fare.
Annusano frenetiche una traccia, forse più di una, girano in tondo, sentono presenze, scappano in rincorsa all’unisono, poi si aspettano, si guardano e decidono chi, dove e come.
Per me è una delizia stare a guardarle, fare piani e poi disfarli, intente in considerazioni tutte loro, a due, in totale autonomia da me.
Ogni tanto Neve mi guarda, fissa e seria, e io, ottusamente incapace di capire che mi sta dicendo, le rispondo con un improbabile ma entusiasta “Ciaoo!” per il quale provo un ovvio e immediato imbarazzo, ma che è l’unica cosa buona che riesco a offrire in quel frangente.
Per il resto, continuo nella mia riflessione, gocciolante sotto l’acqua, su quanto sia essenziale ed importante, fornire occasioni, esperienze che vadano a rafforzare l’autonomia. Fisica, emotiva e mentale. E’ proprio nell’autonomia reciproca che nasce la relazione, che sia una relazione di qualità e di valore. Non il contrario!
Ne sono sempre più convinta. Occorre rinunciare ad essere l’elemento portante, senza il quale non si può.
Invece si può, oh sì che si può, si può eccome.
E loro due lo stanno sperimentando.
Sotto la pioggia.
Come se neanche piovesse più. Ogni tanto se la crollano di dosso, con un fremito che parte dal collo e riverbera su tutto il corpo, fino alle zampe. E questo è quanto. Via, si riparte. Pioggia non sei più un problema. Stavolta non ci fermi.
E mentre che noi siamo lì e aspettiamo in silenzio che ritornino alla macchina, una volta che la scorribanda è conclusa, la notte nel buio lascia già vedere qualche stella.
Domani sarà bello. 🙂
Xmery.
Note: la stella che si vede in foto è in realtà un pianeta. Si tratta di Giove che per tutta l’estate, luminosissimo, ci ha tenuto compagnia appena dopo il tramonto.