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Un mare di nuvole.

11 mercoledì Dic 2019

Posted by mery in Storie a 4 zampe: insieme per la vita.

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B&B fuori dal mondo, capire i cani, conoscere i cani, luoghi d'elezione per ogni cane, un mare di nuvole

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Dopo aver trascorso un fantastico week end di sole autunnale in collina, a malincuore ci siamo rimessi in viaggio verso la pianura, tristemente consapevoli di come sempre in un batter d’occhio è arrivata domenica e che laggiù ad aspettarci ci sarebbe stato grigiore, freddo piovischio e un maledetto lunedì alle porte.

Ma è ora, non vogliamo trovare traffico in autostrada, tutto è pronto, le valige sono già in macchina. Mancano solo i cani, che ancora gironzolano qua e là. Salutiamo chi ci ha accolto sempre amichevolmente, aspettiamo anche i più riottosi a lasciar quel luogo, e ci apprestiamo a metterci in viaggio.

E’ Lizzy che ogni volta fa storie: non ne vuol proprio sapere di lasciare colline da valicare in libertà h.24 con sua sorella al seguito (ma anche senza, va bene lo stesso, l’importante è andare!). La città è ben altra cosa, ahimè, e lei, da cane che ha vissuto libero arrangiandosi magnificamente, lo sa benissimo. Qui ogni volta ritrova il suo habitat ideale, la vedo rifiorire. Non certo per voglia di stare lontana da noi (a distanza di un anno noi siamo a tutti gli effetti la sua nuova famiglia e sono certa che non sceglierebbe al momento nessun altro che noi!) ma perché nel suo concetto di “famiglia” non sono comprese le porte chiuse, i guinzagli… Tutte quelle assurde regole che di fatto impediscono a un cane la possibilità di scegliere e così facendo, alla lunga ne spengono anche il pensiero, le capacità di ragionare e prendere le decisioni giuste nei vari contesti. Lizzy detesta i marciapiedi sempre troppo stretti e affollati di ruote, fanali, gambe e cappelli che si muovono senza un senso logico e comprensibile. Tutto troppo veloce, tutto senza chiedere permesso, senza possibilità di riflettere o di scappare lontano. Quando tutto si muove in modo così minaccioso, puntando dritto verso di te per poi sfilarti di pochi centimetri senza darti nemmeno il tempo di capire cosa è stato e perché, e già qualcun altro è in arrivo e di nuovo ti viene incontro! E niente…tu ci provi, ma dentro di te vorresti solo uccidere chiunque si avvicini di nuovo.

Anzi, forse primo tra tutti, proprio colui che ti tiene legato per il collo e ti costringe a stare lì, senza poter fuggire via, per rifugiarsi in un anfratto al sicuro, dove essere invisibile. (Senza contare che chi tiene l’altro capo della corda spesso si innervosisce e proprio contro di te! Un paradosso. Una cosa veramente impossibile da comprendere..).

A quel punto a un cane resta ben poca scelta: o ribellarsi, diventare un cane “pericoloso” che mostra i denti per urlare il suo No! costi quel che costi, o rassegnarsi a un non senso in cui affondare lentamente e morire. Quanti cani morti dentro, a passeggio in luoghi a loro totalmente alieni e alienanti.

E allora, come si fa? Come si fa a diventare famiglia e non inconsapevoli carnefici? Ad un certo punto ci sono due strade e un bivio. O ci si butta a capofitto in programmi di “rieducazione” affannandosi nel tentativo di “insegnare” (leggi “costringere”) il tuo cane ad adeguarsi al TUO stile di vita (“in fondo è lui che ha bisogno di me e non il contrario, no?”) oppure si esce dalla zona di comfort e ci si avventura in un territorio nuovo e pieno di dubbi, quello del cane, o ancora meglio: quello del tuo cane. Lui, diverso da quello che avevi prima, da quello del tuo amico, da quello che vorresti, e da quello che credevi fosse.

Ci si prova, spesso andando a tentoni. Si cerca di capire il suo mondo interiore, da dove nascono le sue difficoltà. Si fa lo sforzo di vedere le cose coi suoi occhi. E succede che vedi ciò che prima non vedevi. Per Neve, per esempio, le strade erano meravigliosi viaggi per andare a trovare cani conosciuti che abitavano dall’altra parte della città, seguendo odori e una mappa mentale che lei nel tempo si è disegnata in testa. Per Lizzy invece le strade sono luogo di minaccia e prevaricazione, dove l’ansia sale inesorabilmente, perché nessuna delle regole basilari del linguaggio dei cani viene riconosciuta e rispettata. Quello che è vero nel vissuto di Neve non lo è nel vissuto interiore di Lizzy. Due cani diversi, con diverse esperienze e diverso temperamento.

Ma capisci ben presto che entrambe hanno lo stesso diritto a esprimersi, cercando luoghi a loro congeniali.

La soluzione? Cambiare vita e trasferirsi in campagna, ai bordi di un bosco? Eh, magari…ma nel frattempo?

A noi è andata di gran poderoso culo. Abbiamo trovato un piccolo B&B fuori dal mondo e appena ci è possibile, si fugge dalla città per qualche giorno. Per loro. Per Lizzy, ma anche per Neve, e sì…anche per noi. Valige sempre pronte, cucce, pappe, zaini, scarponi, e si va.

Qui, la vita sembra improvvisamente stravolgere le sue assurde leggi di città. Appena svegli, la mattina si apre la porta e i cani escono. Da soli. Senza recinti, senza preoccupazioni, senza sciocche raccomandazioni, se non quella di tornare sani e salvi, senza fare cazzate. Dopo un po’ tornano a casa, sporchi, i musi accaldati che esalano nuvolette di fumo e gli occhi incredibilmente felici. Di quella felicità che nessuna attività guidata da altri potrà mai dare. Perché fatta di avventura, di decisioni da prendere, di cose da pianificare e strategie da mettere in atto con perizia, coraggio e prudenza nel medesimo tempo. Una felicità che ti insegna a vivere e a sopravvivere, non a eseguire ciò che altri ti ingiungono, senza spiegartene il motivo (che spesso neanche c’è).

Ed è in questo modo, fuori dalla zona dove sei tu che controlli, che scopri cose che mai avresti pensato. Per esempio che Lizzy (quella che trema come una foglia sui marciapiedi in città) in questo ambiente è regina e sa molto più di quanto io avrei mai potuto insegnarle in una vita intera. Ti accorgi anche che Neve nel giro di un anno, da cagnetta prudente e misurata che era, è diventata una zingara impavida quando è con la sorella!

😀 Che magnifica contaminazione, se solo si dà loro la possibilità di esprimersi nei giusti contesti!

Saperle insieme nelle loro scorribande nel bosco, per me è fonte di grande serenità.  Ho osservato con gioia e sorpresa che c’è una fitta comunicazione tra loro, si guardano, si aspettano, sanno sempre dove è l’altra anche se non sono vicine. L’ho appurato seguendo i loro movimenti in diretta con il Gps, anche quando sono invisibili alla vista (che gran marchingegno, un vero e proprio ansiolitico! :-D)

Passare due giorni così, in questa dimensione di libertà ritrovata, di competenze messe alla prova, è galvanizzante, rilassante e rigenerante.

Ma la domenica ogni volta arriva inesorabile, e il tempo della partenza è difficile. Per tutti, ma per Lizzy di più.

Si fa aspettare, tentenna, la vedi agitata e in pena. Poi si arrende alle nostre richieste e sale in auto, si accomoda sul suo sedile e guarda fuori dal finestrino, mentre percorriamo a ritroso le curve sul piccolo altopiano da cui si gode una vista spettacolare. C’è ancora il sole dei pomeriggi brevi di dicembre, poi tramonterà, già alle quattro, dietro la collina, trascinando tutto rapidamente in ombra, come su un palcoscenico in cui cambia d’improvviso l’atmosfera.

Le curve si addentrano ora nel bosco e tra un po’ saremo sull’altro versante del monte, che si apre a nord e guarda lontano, lasciando scorgere tutta la pianura attorno a Bologna.

Ci domandiamo con un po’ di tristezza quando, probabilmente senza accorgercene, scivoleremo dentro la nebbia prevista, scendendo di quota. Ma la sorpresa che si apre ai nostri occhi ci costringe a fermarci e a contemplare un paesaggio senza pari. Un mare di nuvole sotto di noi, calmo, velato e soffice, da cui svettano le cime come isole di un arcipelago. Una meraviglia da assaporare in silenzio, ringraziando per questo ultimo regalo, da portare con noi come prezioso ricordo di un week end fuori dal mondo.

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Xmery.

La fine sontuosa dell’estate (31 agosto 2019).

01 domenica Set 2019

Posted by mery in Storie a 4 zampe: insieme per la vita.

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31 agosto 2019, autonomia e relazione, fantasmi dal passato, la fine dell'estate, la fine sontuosa dell'estate, Lizzy e Neve, Lizzy e Neve sotto la pioggia

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Dopo una estate di tramonti infuocati su cieli in fiamme, eccoci al 31 di Agosto. Domani si aprirà di nuovo l’invasione dei fucili. Tempo di restrizioni, incertezza, timori e batticuore, per chi vuole vivere liberamente la natura insieme ai propri cani.

Così oggi ci siamo avviati per la nostra solita uscita serale, da un po’ di tempo sempre più anticipata, con la sensazione palpabile di essere arrivati alla fine del mese, una saracinesca che chiude definitivamente l’estate.

Mentre sull’auto sfuggivamo agli implacabili  30 gradi che, incuranti della giornata bigia e velata quasi settembrina, ancora impazzavano sulle strade, ci siamo accorti dell’immenso nuvolone nero all’orizzonte che prometteva pioggia. Mentre ci inoltriamo in collina, lasciandoci la città alle spalle, lo scuro ci sovrasta e temiamo di finire in mezzo al putiferio di un temporale.

Ci domandiamo se è il caso di tornare indietro. Neve non ama bagnarsi, Lizzy teme i tuoni. Forse stiamo solo buttando via tempo e chilometri inutilmente…

Eppure, qualcosa mi spinge a non sprecare questa ultima occasione, prima che si apra il nuovo capitolo dell’autunno.

Quando arriviamo ormai piove forte, Lizzy si è rintanata sotto ai miei piedi.

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Lascio aperte le portiere, in modo che entrambe possano scegliere liberamente cosa si sentono di fare. Alla fine scendono, sotto l’acqua quasi scrosciante, ma senza allontanarsi troppo dall’auto, annusano con cauta curiosità a terra, mentre anch’io esco fuori con il cappuccio in testa, in mezzo al frastuono di alberi affogati dalla pioggia.

Al primo tuono Lizzy si acquatta e, testa bassa e coda stretta tra le gambe, si infila dentro l’auto. Io in silenzio le dico “brava, la mia piccola zingara” potendo finalmente scongiurare quel segreto timore che uno schianto improvviso potesse indurla a scappare senza una meta, in preda al terrore cieco.

No. 🙂  La mia piccola selvaggia sa restare lucida e cercare un riparo. Il riparo è qui, la portiera è aperta, pronta ad accoglierti e a metterti in salvo.

I fantasmi dell’abbandono, che si è consumato solo una estate fa, oggi sono stati messi a tacere. Stavolta hai vinto tu. Stavolta il portellone dell’auto che ti porta in giro non si è richiuso andando via senza di te, lasciandoti sul ciglio della strada sbigottita e sola, per tanti giorni, ad aspettare e aspettare, cercando il modo per sopravvivere fino al giorno dopo.

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(*qui in questa immagine, scattata da una volontaria torinese, Lizzy l’estate scorsa, sola, bagnata, che si nasconde agli occhi degli umani che passano, cercando di diventare invisibile)

Stavolta la minaccia terribile dei boati che ti hanno atterrita nei giorni successivi, sotto la pioggia non ti ha lasciata pietrificata e impotente, senza trovare vie di fuga, senza rifugio, come quelle due notti di temporali estivi nel parcheggio dove ti hanno abbandonata.

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(*in questa immagine, Lizzy cerca riparo tra le auto del parcheggio dove da più di un mese attende che l’auto che l’ha scaricata torni a prenderla. Dopo i temporali estivi che hanno scoperchiato i cieli)

Stavolta no.

Stasera c’era la possibilità di vincere i fantasmi. Come certi incubi ricorrenti, in cui la notte rimette in scena, ancora e ancora, ciò che è rimasto irrisolto di giorno, cercando di dare una conclusione  diversa e accettabile alla storia.

Stavolta si è realizzato il finale giusto. Quello che ti ha finalmente rassicurato, diminuendo l’intensità del tuo timore ed evitando così di farlo dilagare fino a  diventare terrore cieco, panico assoluto, quando non si riesce più nemmeno a pensare a una possibile soluzione.

Stavolta sei corsa dritta alla macchina che ti offriva riparo, e il riparo era casa, famiglia, fiducia, solidarietà e mani tese. Anche senza bisogno di parole.

Stavolta tutto era al suo posto, come dovrebbe essere. Come dovrebbe essere sempre, per tutti.

Dopo pochi istanti anche Neve la segue dentro l’auto, grata di trovare conferma che non c’era tutto quel bisogno di stare sotto l’acqua.

E lo stesso faccio anch’io, il K-way ormai zuppo.

Ce ne stiamo tutti lì, grati di avere una tana e un tetto prezioso sopra la testa, i vetri appannati e rigati di pioggia, ascoltando musica alla radio.

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Non torniamo subito a casa,  perché quel momento è bello. È denso di significati, e pieno di vita. Anche se siamo lì a far niente. C’è vita piena in quel momento. Quella che scorre fuori (penso agli animali che come noi saranno in questo momento rintanati ad aspettare che cessi la pioggia, penso che domani all’alba una orda inattesa di uomini col fucile cercherà di falciarli) e quella che vive dentro all’abitacolo, in serena attesa, mentre i legami si rinsaldano.

Ormai è sera, un cielo tormentato e senza tramonto, che imbrunisce senza colori in una piatta scala di grigi. La pioggia è ancora battente, ma ha smesso di tuonare.

Decido di scendere e vedere se i cani ora hanno voglia di una avventura diversa, se sono pronti a misurarsi con qualcosa di nuovo, un giro nel bosco bagnato, oppure rinunceranno e ce ne torneremo tutti a casa, rimandando a un altro giorno.

Apro la portiera e senza indugio saltano giù entrambe. Si muovono con una sicurezza e determinazione che solo poco prima nessuna delle due aveva.

Hanno evidentemente deciso cosa intendono fare.

Annusano frenetiche una traccia, forse più di una, girano in tondo,  sentono presenze,  scappano in rincorsa all’unisono, poi si aspettano, si guardano e decidono chi, dove e come.

Per me è una delizia stare a guardarle, fare piani e poi disfarli, intente in considerazioni tutte loro, a due, in totale autonomia da me.

Ogni tanto Neve mi guarda, fissa e seria, e io, ottusamente incapace di capire che mi sta dicendo, le rispondo con un improbabile ma entusiasta “Ciaoo!” per il quale provo un ovvio e immediato imbarazzo, ma che è l’unica cosa buona che riesco a offrire in quel frangente.

Per il resto, continuo nella mia riflessione, gocciolante sotto l’acqua, su quanto sia essenziale ed importante, fornire occasioni, esperienze che vadano a rafforzare l’autonomia. Fisica, emotiva e mentale. E’ proprio nell’autonomia reciproca che nasce la relazione, che sia una relazione di qualità e di valore. Non il contrario!

Ne sono sempre più convinta. Occorre rinunciare ad essere l’elemento portante, senza il quale non si può.

Invece si può, oh sì che si può, si può eccome.

E loro due lo stanno sperimentando.

Sotto la pioggia.

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Come se neanche piovesse più. Ogni tanto se la crollano di dosso, con un fremito che parte dal collo e riverbera su tutto il corpo, fino alle zampe. E questo è quanto. Via, si riparte. Pioggia non sei più un problema. Stavolta non ci fermi.

E mentre che noi siamo lì e aspettiamo in silenzio che ritornino alla macchina, una volta che la scorribanda è conclusa, la notte nel buio lascia già vedere qualche stella.

Domani sarà bello.  🙂

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Xmery.

Note: la stella che si vede in foto è in realtà un pianeta. Si tratta di Giove che per tutta l’estate, luminosissimo, ci ha tenuto compagnia appena dopo il tramonto.

La magia del buio.

24 martedì Lug 2018

Posted by mery in pensieri di notte, Storie a 4 zampe: insieme per la vita.

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i filari di meli in Val d'Adige, la magia del buio, una passeggiata notturna

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Una volta ricordo che il buio mi era amico. Uscivo di casa e non c’era notte abbastanza scura da farmi sentire a disagio. Conoscevo ogni angolo che frequentavo e questo era sufficiente a non farmi percepire pericoli. Il giorno o la notte erano solo diversi abiti della stessa realtà. Bastava uscire dal cono di luce dei lampioni in strada e tutto era avvolto dalla notte, quotidianamente. Dietro casa mia, lo stradino oltre casa, i prati un po’ più in là. Anche i miei gatti amavano come me le scorribande notturne. Ritornavano al mattino stanchi e provati, le femmine dopo lunghe battute di caccia con qualche topolino da lasciare sullo zerbino, i maschi dopo lotte sanguinose tra rivali in amore. Poi sono andata a vivere in città. E i lampioni improvvisamente hanno colonizzato ogni spazio di buio. Nelle strade, nei parchi, davanti casa, dietro e di fianco gli edifici. Tanto da farlo percepire come zona non sicura, quindi da evitare. Perfino se sono solo le cinque di pomeriggio in inverno.

Eppure io amo il buio, e la vita che frusciando brulica intensamente di notte, lontano dalla rumorosa e ingombrante presenza umana. L’ho ritrovata quella volta che dopo cena ci siamo incamminati per far fare due passi al cane prima di rientrare in hotel.

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Il mondo dei cani.

24 sabato Mar 2018

Posted by mery in Storie a 4 zampe: insieme per la vita.

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animali liberi, animalità rispettata, il mondo dei cani

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Cose da cani…. correre l’erba sotto i piedi, affondare nel fango, sospettare una presenza nascosta negli arbusti, sniffare l’aria controvento, la felicità di un ritrovamento inaspettato, chiamare gli umani che sono lì con te per condividere la gioia, senza timore che possano toglierti il tuo ‘tessoro’ …Poi di nuovo correre, e annusare ed esplorare, seguire tracce e sentire in sottofondo il chiacchiericcio di quei due, che non annusano, non corrono, non esplorano, ma non si sa come, sembrano altrettanto felici di essere in questo posto pieno di vita nascosta.
Mondi diversi che possono incontrarsi, in luoghi così. ❤

Xmery.

La collina dove riposi.

24 mercoledì Gen 2018

Posted by mery in pensieri di notte, Storie a 4 zampe: insieme per la vita.

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collina di Montemanolo, Ellie

 

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“Di certo non ti lascerò mai andare.

Ecco.

Di certo non ti lascerò sparire.

Ecco.”

(cit. Niccolò Fabi)

Siamo tornati sulla collina in cui siamo stati con te ormai morente.

La tua presenza qui è spaventosa, tanto è viva.

Aleggi nell’aria, in quel vento di aprile che adesso tace. In quel turbine di nubi agitate e pioggia imminente che oggi lascia il posto a questa notte quieta e muta. La luna e la sua bellezza in un cielo blu chiaro, senza ancora alcuna stella, mi dice quanto questo luogo sarà tuo ancora a lungo.

In questi spazi dove hai assaporato il vento tra le narici e la libertà delle corse a perdifiato, la fontana dove correvi ad infilare le zampe per trovare refrigerio, il bosco in cui io andavo a scavare un secchio di terra buona mentre tu mi portavi la palla, incurante del mio lavoro. Gli odori dei cervi e il latrato dei cani nella casa in fondo al sentiero. E la volta che abbiamo trovato tutta la riva disseminata di viole, che con la luce radente di febbraio sembrava l’illustrazione di un libro di favole. Io che fotografo, sempre le stesse cose, le stesse erbe spontanee, gli stessi cieli, e tu che mi guardi paziente e in attesa. Gli incontri con gli altri cani, il tuo spirito battagliero e solitario, sempre poco incline alle smancerie. Le cacche dei cavalli sul selciato, su cui ti soffermavi a lungo, la vista dei quadrupedi ti faceva sempre imbizzarrire sgroppando in modo maldestro, una furia che non trovava una adeguata espressione e ti lasciava insoddisfatta e frustrata. La piccola radura in cui parcheggiavamo l’auto e che tu riconoscevi come il nostro piccolo campo base, da cui si partiva. La piccola chiesa, alla cui ombra riposavamo dopo la salita. La fatica degli ultimo tempi, la vecchiaia pensavamo.

Il dolore arriva quando penso al tuo cuore assalito dal male, che si sforza senza risparmiarsi, tu che torni alla macchina con più fretta del solito, stremata, in cerca di un riparo in cui riposare quel dolore che avevi in petto. E noi che non abbiamo capito. Il rincrescimento, il desiderio di un perdono, per una colpa che mai tu avresti neppure formulato, ma che adesso mi assale, insieme al rimorso.

Ma più di ogni altro luogo, è la cima della collina il punto in cui ti ritrovo, senza sforzo alcuno. Sei lì, che troneggi su quella improvvisa visuale che si apre ad ovest. Sei lì, malferma sulle zampe, per lo sforzo anche solo di respirare. Ti abbiamo portato in braccio e messa a terra. Hai fatto solo pochi passi, restavi vicina a noi, temevi di cadere di nuovo svenuta. Eppure il tuo muso era affamato d’aria, il tartufo in sù, ad ascoltare gli odori di quel luogo, il pelo ancora una volta accarezzato da quel vento impetuoso d’aprile. Ti rivedo lì, sulla cima della collina, padrona dello spazio che si perde all’orizzonte, ad assaporare quel piccolo anelito di vita che rimaneva in te, vivo ancora per una manciata d’ore. Poi sei morta, schiacciata da quel male che ti ha strappato il cuore.

Ma non qui. Qui ti sento ancora, incredibilmente viva. In quella che ormai è la tua collina.

Un saluto da Neve, che ti ha commemorata salendo in cima.

Xmery.

Avevo un cane.

28 domenica Mag 2017

Posted by mery in Storie a 4 zampe: insieme per la vita.

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27 aprile 2017, Avevo un cane, Borde collie

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Oggi è il 27 maggio, sono le 3 di notte meno 10 minuti…..e un mese fa avevo un cane.

Era un cane ormai anzianotto, 12 anni di vita insieme passano in fretta.

Arrivano cuccioli, strappati dalle loro madri e fratelli, e tu gli insegni a muoversi, a relazionarsi con gli umani, gli insegni a volerti bene, a fidarsi di te, si diventa una famiglia, un branco misto di umani e 4 zampe.
Ci si plasma ognuno sulla presenza degli altri componenti, i cani sono bravi in questo, hanno una pazienza che non è rassegnazione, una comprensione silenziosa di tempi e necessità.
Tu ti spendi per loro, gli fai conoscere il mondo, provi a capirli al meglio, perché loro capiscono te.

Si prende un passo sincrono che dura anni e che penetra nella routine quotidiana, senza festivi o ferie, e sembra un per sempre.

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La ballerina adesso sta danzando.

23 domenica Apr 2017

Posted by mery in Storie a 4 zampe: insieme per la vita.

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2017, border collie, Ellie, Gabriela Mistral, la ballerina sta danzando

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….. “la ballerina adesso sta danzando,
la danza del perdere ciò che possedeva….” (cit.Gabriela Mistral)

dentro di lei si sta combattendo una guerra,
colpi di cannone le scoppiano in petto,
il cuore sussulta ad ogni battito,
il cuore è un tamburo impazzito
le toglie il riposo, le strozza il respiro
gli occhi tradiscono una preoccupazione
non compresa.
Quando l’entusiasmo ricompare per piccoli istanti, per una palla in mano ai bambini, per un cane che passa da tenere al suo posto, se il tuo umano compare sulla porta di casa, allora il cuore farfuglia, sbaglia i colpi, perde il ritmo.
Il mostro che lo abita, che lì si è insediato senza permesso, abbarbicato e cresciuto in sordina, sta spadroneggiando senza ritegno.
E tu crolli a terra, morta, col cuore che sbalza fuori dal petto, in cerca di sangue, in cerca di ossigeno, in cerca di vita.
È iniziata la danza,
la danza del perdere tutto.
Con quel mostro vorace che si prenderà tutto quanto.
Da qui a pochissimo.
Non avere paura, danzo anch’io con te, è una danza a due la nostra, come sempre. Non avere paura.
Ti accompagno fin dove c’è luce. E oltre.

Xmery.

Schegge del mondo che vorrei.

03 martedì Gen 2017

Posted by mery in Storie a 4 zampe: insieme per la vita.

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bosco dei daini, daini, daino

C’era una volta un uomo ricco… che invece di comperarsi uno yacht come è consuetudine tra i miliardari, costruì una immensa casa in collina. Le sue possibilità tuttavia erano di molto più grandi, e gli avanzavano ancora tanti soldi. Così costruì un bosco, piantò 1500 alberi sul pendio a nord della casa e recintò lo spazio. Lo recintò per bene, con rinforzi alla base e protezioni in alto. Su tutto il perimetro non mise siepi coprenti, a proteggere la sua privacy. Anzi, sui due lunghi lati che guardano la strada ha lasciato un metro e mezzo di camminamento a prato, che i suoi giardinieri provvedono a tenere in ordine tagliando periodicamente l’erba, anche se lo spazio è al di fuori dal recinto. Le auto che passano per quella strada, rallentano e guardano il bosco, sia quando è un’oasi ombrosa e verde, sia quando diventa una ragnatela di rami da cui filtrano i raggi del sole invernale. Coloro che passeggiano a piedi a lato della strada, sul camminamento d’erba fine, si fermano a scrutare l’interno della recinzione, aspettando.

Aspetti finché, se sei fortunato, soprattutto al calar del sole, li vedi.

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Dentro al bosco, a lato della casa, l’uomo ricco ha portato una famiglia di daini. Vivono qui, liberi. Sicuri. E bellissimi. Si riproducono anno dopo anno. E chi li guarda passando, è trafitto ogni volta da meraviglia, una scheggia di maestosa bellezza, che talvolta la ricchezza riesce a produrre.

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Xmery.

Portare fuori il cane.

01 giovedì Dic 2016

Posted by mery in Storie a 4 zampe: insieme per la vita.

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addestrare il cane, portare fuori il cane, portare il cane in luoghi affollati

 

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Oggi il tempo è burrascoso, nuvole nere e basse rendono il pomeriggio buio già alle tre.

Vengo da un’ora di uscita coi miei cani: l’erba bagnata che infradicia le scarpe, il cielo carico di pioggia, nuvole veloci e minacciose ci inseguono, foglie gialle che ci volavano sulla testa facendo un rumore magico e nuovo, che ci ha tenute tutte e tre (io e le due quadrupedi) col naso all’insù…. loro ad annusare l’aria, io a riempire gli occhi di colori e vento. Sento le guance fredde e umide come quelle dei bambini. E assaporo la felicità, come un cane.
Penso a chi mi dice “Il mio cane lo porto con me in centro” e non si vuol bagnare le scarpe se questo tira per far pipì in un fosso…. E sorrido.

Capire che non c’è aperitivo che tenga, e che “uscire col cane” significa farsi accompagnare nel SUO mondo…. (almeno un’ora al giorno)….e non il contrario.
(happy  🙂 ….)

Nota: questo scritto nasce in risposta a tutti quei proprietari ed educatori cinofili pervasi dalla granitica convinzione che sia prioritario addestrare il cane a stare con naturalezza (traduci: senza dare fastidio) in qualsiasi ambiente (traduci: nei luoghi abitualmente frequentati dal padrone). Così da poter portare il cane con sé in ogni occasione (o meglio: da non rinunciare al proprio stile di vita pur avendo un cane a cui badare). E potersi vantarsi di quanto bravo (e bene addestrato!) sia il proprio animale! Così che “portare fuori il cane” diventa ….semplicemente portarselo appresso. Vedi cani trascinati alle fiere tra i passanti in mezzo alle bancarelle, all’outlet durante le maratone domenicali di shopping, accucciati in piccole pozze d’ombra nelle spiagge arroventate ad agosto, attendere pazienti sotto i tavolini ai piedi delle signore al bar, o aspettando, al freddo sotto una coperta, che l’umano amato finisca di fare la break in un marciapiede del centro.

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Se la pazienza e l’amore dei cani possono indurti a credere che ti seguiranno ovunque, usa la testa, il cuore, il rispetto, e sii tu a scegliere di non portarlo ovunque!

E se il tuo cane trascorre TUTTA la GIORNATA in attesa, adeguandosi ai tuoi ritmi e ai tuoi impegni, ai tuoi orari, tu non fargli mancare mai LA SUA ORA da cane. Potresti stupirti di come passare un’ora al giorno nel SUO mondo, dimenticando il cellulare, gli impegni e le preoccupazioni per un attimo, possa fare tanto bene anche a te!

 

Xmery.

Laika e lo Sputnik (3 nov 1957).

03 giovedì Nov 2016

Posted by mery in Cosa ne penso di....: il mio sguardo sul mondo., Eventi., Storie a 4 zampe: insieme per la vita.

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1957, I cani vanno avanti, Laika, primo lancio sull'orbita terrestre, Sputnik, Valentina Brunettin, Yurij Gagarin

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Lanciata tra le stelle. Con le orecchie al vento cavalcando sorridente un razzo spaziale, con la zampina sollevata in segno di gioia.

No.

La cagnolina Laika fu lanciata nello spazio il 3 novembre del 1957 a morire di terrore a bordo dello Sputnik.

Morire di terrore.

Perché, alla fine, è di questo che si è trattato… Ed è questo ad essere inammissibile.

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