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~ uno spazio interiore fatto di colori, profumi, pensieri e vibrazioni del cuore.

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Archivi Mensili: ottobre 2013

Frolle ai fichi freschi.

26 sabato Ott 2013

Posted by mery in I miei dolci: torte soffici, crostate, biscotti, frittelle e dolci al cucchiaio.

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Questa ricetta di fine estate mi è molto piaciuta perché finalmente ho trovato un degno utilizzo dei fichi freschi, che adoro, senza doverli mortificare in marmellate, che invece detesto……(mia madre li preparava caramellati ed erano da svenimento, sia per il sapore che per la immediatamente successiva consapevolezza del contenuto calorico!……ahhhahh…va beh, ma questa è un’altra storia!)…..

Ingredienti (per una decina di frolle):

200 gr. di farina 00

100 gr. di zucchero

100 gr. di burro

1 uovo

Niente lievito

7 fichi maturi

Procedimento:

Procedere a impastare gli ingredienti della pasta frolla (io lo faccio nell’ordine che vedete, gli ortodossi iniziano da burro e zucchero, altri sbattendo uova e zucchero). Poi stendere l’impasto col matterello, procedendo a piccoli pezzi, dello spessore di ½ cm. circa.

Mettere metà fico (o un quarto se il frutto è grosso) sulla pasta stesa, dopo averlo privato della pelle che risulta urticante; cospargere con un cucchiaino di zucchero e poi chiudere ripiegando la frolla, facendo attenzione a non romperla . Quindi tagliare con un coltello o una rotellina a taglio ondulato, a formare una specie di raviolo. Ripetere fino a esaurire fichi e impasto.

Cuocere i fagottini in forno già caldo a 180° per 20/30 min. finché non appaiono dorati in superficie.

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Note: 

trovo che la frolla non troppo zuccherata si sposi ameraviglia col sapore dolce dei fichi, al suo interno. Si sente il gusto del burro che rende il tutto fragrante e genuino. Delizioso anche quel sughetto un po’ caramellato che si forma all’interno, dato dallo zucchero sul fico. Ottimi!

Xmery.

Filetto di maiale con cipolline borettane all’aceto balsamico.

24 giovedì Ott 2013

Posted by mery in I secondi piatti.

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Con l’arrivo dell’autunno, è inevitabile farsi prendere dalla voglia di sapori tipici: castagne, cachi, melograni. Ma uno dei sapori che io associo di più ai fornelli in autunno è l’agrodolce dell’aceto balsamico nelle pietanze: tendo a riproporlo in maniera quasi ossessiva e non mi stancherei mai….

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Ingredienti per 3 ps:

1 filetto di maiale (500 gr.)

20 cipolline borrettane (300 gr.)

6 cucchiai di Aceto balsamico di Modena

1 cucchiaio di zucchero

Olio evo, sale, acqua

Procedimento:

Per prima cosa mettere le cipolline, pelate ma intere, in una padella e farle rosolare piano in poco olio evo per 10 min. dopo averle salate.  Poi aggiungere un mezzo dito d’acqua per poter prolungare la cottura di altri 10 min.rigirandole spesso. Quando l’acqua si sarà ridotta a un sughetto, togliere dal fuoco. Rosolare ora il filetto in poco olio d’oliva, utilizzando un’altra padellina. Tenerlo girato su tutti i suoi lati, dopo averlo salato. Deve cuocere bene attorno, in tutto lo strato esterno, ma restare rosa all’interno: ci impiegherà circa 15 min. A questo punto aggiungere alla carne le cipolle col loro sugo e irrorare con 3/4 cucchiai di aceto balsamico, facendo insaporire la carne su tutti i lati. In ultimo, togliere carne e cipolle, versare in padella altri 2 cucchiai di aceto balsamico con 1 cucchiaio di zucchero e incorporare mescolando, per formare una crema densa e dolce. Con questo sugo irrorare il filetto tagliato a fette sui piatti e le cipolle di contorno.

Davvero squisito!

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PS. più l’aceto balsamico è di qualità e più si presenta denso già in partenza, prima di essere cucinato: se userete un buon aceto balsamico, oltre a dare un sapore più intenso e prezioso alle vostre pietanze, dovrete calcolare che avrà bisogno di meno tempo per raddensarsi sul fuoco.

Xmery.

I lipidi nella dieta: trigliceridi, acidi saturi e insaturi.

23 mercoledì Ott 2013

Posted by mery in Fisiologia........a piccole dosi.

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I lipidi sono composti organici che si caratterizzano per la loro peculiarità di non sciogliersi in acqua (idrofobi), mentre al contrario risultano solubili in solventi come l’acetone o gli idrocarburi. Essi galleggiano nell’acqua poiché hanno una densità minore.. Il loro principale ruolo fisiologico all’interno dell’organismo è di riserva energetica, in quanto sono in grado di liberare grandi quantità di energia (accumulate in volumi ridotti) quando le scorte di glicogeno immagazzinate nel fegato e nei muscoli vanno esaurendosi, dopo sforzi prolungati nel tempo. Svolgono inoltre ruolo di protezione termica nei pannelli sottocutanei e di protezione meccanica degli organi interni. Nonostante la loro somiglianza in termini di solubilità, i lipidi sono molto diversi tra loro per quanto riguarda la struttura chimica.

Gli acidi grassi sono i componenti lipidici più semplici.

Gli acidi grassi saturi, presentano legami singoli all’interno della loro catena chimica e sono presenti negli alimenti a base di carne e in tutti i derivati degli organismi animali di terra (bistecche, carni bianche, burro, latte, formaggi, strutto, insaccati…). Gli acidi grassi insaturi invece hanno doppi legami: monoinsaturi se ne hanno solo uno, polinsaturi se più di uno nella stessa catena. Ne sono ricchi gli alimenti vegetali e i pesci. Vengono chiamati acidi grassi insaturi essenziali quelli che devono essere introdotti con la dieta alimentare, poiché l’organismo non è in grado di produrli al suo interno.

Poiché lo stato più o meno solido o liquido dei grassi, a temperatura ambiente, dipende dal grado di insaturazione (numero dei doppi legami) degli acidi grassi, gli acidi grassi saturi  tendono a compattarsi nell’organismo in forma solida e a costituire per questo motivo un alto rischio di aterosclerosi (materiale grasso che si forma all’interno delle arterie e può ostruirne il lume o staccarsi in forma di placche a formare trombi) infarti coronarici e ictus ischemici (versamenti dovuti ad occlusione dei vasi in seguito a presenza di trombi ). Sono risaputamente dannosi per la salute. Al contrario gli acidi grassi insaturi hanno angolature nella loro conformazione chimica a doppi legami che impediscono alle molecole di compattarsi saldamente e di solidificare a temperatura ambiente. Ecco perché gli oli vegetali e il grasso dei pesci non danno problemi di questo tipo per la salute: restano tendenzialmente allo stato liquido, anche dopo essere stati ingeriti.

I trigliceridi sono lipidi più complessi, formati come dice il nome da tre acidi grassi e una molecola di glicerolo. Essi costituiscono circa il 90-98% dei grassi che comunemente ingeriamo con la dieta e si trovano nei pannelli adiposi animali e in alcuni oli vegetali. Il catabolismo* dei trigliceridi durante i processi digestivi avviene già a livello dello stomaco dove le lipasi (enzimi addetti alla scomposizione dei lipidi) gastriche staccano un primo acido grasso lasciando intatto il resto. Nelle due o tre ore che il cibo permane nello stomaco, viene digerito più o meno il 30% dei grassi ingeriti. E’ poi nell’intestino tenue che avviene la completa digestione dei lipidi, che vengono aggrediti dalle lipasi pancreatiche (altri enzimi specifici) in grado di produrre un monogliceride staccato completamente da tutti i suoi tre acidi grassi. La bile, prodotta dal fegato e immagazzinata nella cistifellea, viene rilasciata a livello del duodeno con i movimenti peristaltici, e contribuisce a facilitare questo processo, emulsionando le molecole di grasso e rendendole facilmente attaccabili dalle lipasi. I lipidi potranno essere assorbiti a livello delle mucose intestinali, solo se sono stati correttamente scomposti; in caso contrario essi passeranno nelle feci, rendendole caratteristicamente molli, lucide e maleodoranti. Prima di essere immesse nel circolo ematico, le sostanze lipidiche vengono di nuovo riconvertite in trigliceridi e trasportate ai muscoli per produrre energia o depositate sotto forma di tessuto adiposo, come riserva energetica.

Questo Natale non avrò più la mia colicisti, e non so immaginare il Pandoro che fine farà……

Xmery.

*Metabolismo = Catabolismo (distruzione delle molecole in elementi più semplici, con rilascio di AtP) e  Anabolismo (costruzione di molecole complesse con dispendio di ATP).

Polline fresco congelato.

23 mercoledì Ott 2013

Posted by mery in I prodotti che amo.

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Tag

alveare, ape bottinatrice, arnia, polline d'api, valori nutrizionali

Mi piace mangiare sano, trattarmi bene a tavola, prediligo i prodotti freschi e sono tra quelli che guardano le etichette nutrizionali al supermercato,  tuttavia non ritengo di rientrare nella categoria dei salutisti. Non sono mai stata una fan dell’erboristeria e tanto meno della medicina omeopatica, non riesco a riporvi la mia piena fiducia. La mia filosofia è prevenire, cerco di non ammalarmi, di aver cura di me, ma se mi viene mal di testa o la bronchite mi rifugio senza titubanze nelle pillole della medicina convenzionale, consapevole dei veleni che ingoio.

Ieri però mi sono imbattuta in un prodotto, sicuramente conosciuto e apprezzato dagli amanti del bio e del salutismo, che ha attirato la mia curiosità per come si presentava: era polline fresco, ma congelato, in piccole palline. Prima per conservarlo si procedeva alla sua essicazione in granuli, ma il prodotto in questo modo perde ben il 70% delle sue proprietà originali! Così da qualche anno, si è pensato di congelare le palline di polline fresco, che in questo modo ha la durata di un anno e mantiene pressoché intatte tutte le sue caratteristiche nutrizionali; allo scongelamento il prodotto si presenta identico al polline fresco e va consumato entro una settimana circa.

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Che cosa è il polline?

E’ la sostanza contenuta nelle antere (la parte fertile dell’organo maschile detto stame) dei fiori, si presenta come una polvere giallastra che ha la funzione di impollinare il fiore se giunge in contatto con lo stigma (la parte ricettiva dell’organo femminile detto pistillo). La polvere, se osservata al microscopio, ha consistenza a granuli, di diversa forma a seconda del fiore. Il polline può essere trasportato in tanti modi fino alla sua destinazione finale, gli ovuli contenuti nell’ovario del fiore: tramite insetti, farfalle, bombi, uccelli, pipistrelli o semplicemente dal vento, ma le api restano tradizionalmente il vettore principale. Esse si appoggiano e zampettano sul fiore cercando di succhiare il nettare contenuto nel nettario e così facendo si sporcano il dorso di polline, i cui granuli restano intrappolati nella peluria dell’insetto. Spostandosi di fiore in fiore, il polline viene rilasciato sui pistilli di altri fiori attuando in questo modo gran parte dell’attività riproduttiva di una data specie (le api infatti sono tendenzialmente “fedeli” a una certa specie di fiori e quando trovano una buona disponibilità di nettare continuano a visitare la stessa varietà finché tutte le risorse nutritive sono esaurite, segnalando anche alle altre la loro posizione).

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(foto presa dal web)

Il polline nell’alveare.

Le api utilizzano il polline anche per sé. Se il nettare costituisce il nutrimento energetico a base di glucidi, il polline è l’importante sostanza a base proteica per l’accrescimento dei piccoli: le api lo impastano insieme al nettare dei fiori e ne fanno palline da trasportare alle cellette dell’alveare: diventerà cibo per le larve (di api operaie ed di fuchi) a partire dal loro terzo giorno di vita. Questa è la loro unica fonte di proteine, indispensabile per la crescita.

Come le api raccolgono, elaborano e conservano il polline.

Non è corretto quindi dire che il polline viene “prodotto” dalle api, ma pur essendo un elemento prodotto dal fiore esse lo “elaborano” a loro uso e consumo. Il procedimento con cui le api operaie raccolgono il polline è affascinante. Prima di uscire le api bottinatrici (termine usato in riferimento alle api operaie che svolazzano per raccogliere nettare e polline) riempiono l´esofago di nettare prelevato dalle scorte dell’alveare. Giunte sul fiore, raccolgono il polline grazie ad “attrezzi” particolari di cui sono dotate: la peluria che le ricopre e le spazzole di peli rigidi che hanno sulle zampe. Le operaie recuperano la polvere di polline riducendola in palline che poi trasportano tenendole nelle “cestelle del polline”, lunghe setole arcuate che fungono da tasche, situate nelle zampe posteriori. Per assicurare l’aderenza e la compattezza delle palline, impastano i granuli di polline con il nettare che avevano prelevato all’uscita. Ora il compito delle api è conservare questo preziosissimo  prodotto nutritivo, in un ambiente (l’alveare è un ambiente umido e caldo, deve essere ad almeno 36° per consentire lo sviluppo delle larve) dove i microorganismi di cui questo impasto è così straordinariamente ricco possono d’altronde portarlo a una rapida e inesorabile decomposizione. Per conservarlo, le api allevano dei fermenti lattici e alcuni lieviti nel nettare immagazzinato vicino alla covata. Questo procedimento microbico, costituito da 5-8 fermenti e da 3 lieviti, ha il compito di impedire qualsiasi putrefazione batterica del polline. Una pratica, davvero ndegna di un procedimento industriale, che è patrimonio innato dell´ape da milioni di anni. Il polline così elaborato dalle api viene quindi di norma immagazzinato nei favi e prende il nome di pane d’api.

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(foto presa dal web: Apis mellifera che trasporta un granulo di polline fino alle cellette dell’arnia)

Come l’apicoltore intercetta e raccoglie il polline trasportato dalle api.

All’ingresso dell’alveare viene posizionata una “trappola da polline” attraverso la quale per arrivare alla sua méta l’ape potrà passare, ma solo a patto di lasciar cadere il suo carico di polline. Le palline cadono quindi in un cestello raccoglitore sottostante dal quale l’apicoltore le raccoglie. A prima vista sembra uno scherzetto crudele e sadico, ma il congegno in realtà viene applicato solo nei periodi in cui si prevede un forte raccolto di polline (giugno- luglio) e inoltre la trappola prevede che le api riescano comunque a passare tenendo con sé le palline più piccole, in modo che non venga mai completamente a mancare il nutrimento per le larve.

Composizione media del polline d’api.

Il polline è considerato da molti un alimento perfetto grazie alla ampia gamma di sostanze nutrienti, necessarie per la vita, che lo compongono. Al suo interno le analisi di laboratorio hanno individuato oltre 50 elementi, presenti in diverse proprorzioni in base al tipo di fiore: proteine (anche fino al 30% che è un valore superiore a quello di carne e pesce!), con ben ventuno dei ventitre amminoacidi noti, tra i quali tutti gli 8 amminoacidi essenziali, (che è necessario cioè introdurre con la dieta perché il nostro corpo non è in grado di sintetizzarli) carboidrati, fino all 50%, in particolare glucosio e fruttosio, vitamine (B1,B2, B5, B6,PP, C), oligoelementi come i minerali (Potassio, Magnesio, Calcio, Ferro, Silicio, Fosforo), enzimi e coenzimi, ormoni di crescita, lipidi per circa il 10% (per la maggior parte acidi grassi essenziali) lieviti , una componente di acqua e residui di altre sostanze. Va da sé che non può che essere un buon prodotto alimentare anche per l’uomo, ma reputo interessante la riflessione di Lucia Piana sul vecchio sito di Mielid’italia: “Tutti i pollini contengono le diverse classi di sostanze alimentari (protidi, glucidi, lipidi, sali minerali, vitamine) in proporzione tale da soddisfare le necessità delle api. Riguardo al suo valore alimentare per l’uomo le opinioni sono contrastanti: confrontando la sua composizione con quella degli altri alimenti, alcuni autori (Dillon e Louveaux, 1986) concludono che il polline non raggiunge il valore del lievito di birra e neppure dei legumi. D’altra parte le ricerche di Chauvin (1968), dimostrerebbero che il polline contiene sostanze in grado di rendere più efficiente l’utilizzazione dei principi alimentari.”

www.mieliditalia.it/polline.htm‎

Perché e quando assumere polline d’api?

Data la premessa sopra, non sto a dilungarmi sulle infinite e variegate proprietà attribuite a questo prodotto, e che tanti siti e aziende agricole pubblicizzano. La dicitura più spassosa che ho trovato su una confezione è stata: “Si consiglia l’assunzione agli sportivi e agli studenti, soprattutto prima degli esami!”…………………….:-D..fantastica! Resta evidente che, avendo un alto valore nutritivo, con un amplissimo spettro di elementi e rientrando tra i prodotti naturali più conosciuti, credo possa contribuire a mantenere in salute l’organismo. In quest’ottica vale la pena di provare ogni tanto a inserirlo nella dieta, senza aspettarsi miracoli, ma come una sana e buona abitudine…..a digiuno, un cucchiaino col miele. Il sapore è asprigno, simile al fieno, con un retrogusto che si avvicina al sapore del miele, pur senza la sua forte componente zuccherina.

Controindicazioni?

Qualora la sua origine non fosse controllata, come spesso accade per i prodotti extracomunitari, occorre valutare il rischio di contaminazione con pesticidi: meglio quindi preferire prodotti di aziende conosciute. Il consumo di polline può comportare effetti lassativi ( a me è successo) e, grazie al suo blando effetto stimolante sull’intestino, può essere d’aiuto per combattere la stitichezza. In soggetti predisposti potrebbe dare origine a episodi di allergia o intolleranza alimentare.

www.mieliditalia.it/polline.htm

conapi.it/polline

it.wikipedia.org/wiki/PollineXmery.‎

Aria di Provenza.

18 venerdì Ott 2013

Posted by mery in Lo zaino in spalla: viaggiare è respirare.

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Dalla Liguria, con tutto comodo, siamo ripartiti il mattino dopo per la Francia, prossima mèta Aix-en-Provence, una cittadina che avevamo già visitato anni prima e che volevo rivedere.

Dopo un’ora e mezza eravamo al confine e abbiamo visto scorrere la Costa Azzurra, Nice, Cannes, la Baie des Anges, Antibes e il Massiccio dell’Esterel con la sua roccia rossa che annuncia i colori della Provenza: nomi e luoghi che hanno riportato alla memoria l’estate dei miei 16 anni in un campo scuola a imparare la lingua.

Poi presso la cittadina di Fréjus e St.Raphael, l’autostrada A8 lascia la costa e taglia un po’ più a nord, scorrendo lungo l’interno, e porta dritta a Aix-en-Pce situata a  una trerntina di km dalla costa, sulla quale troneggia Marsiglia, col suo famoso porticciolo dell’Estaque, immortalato in un dipinto di Paul Césanne:

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Port de l’ Estaque, a ovest di Marsiglia, incastonato tra il mare e la roccia del Massiccio dell’Estaque che si protende fin sul Mediterraneo (foto presa dal web):

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Nell’entroterra il paesaggio diventa squisitamente provenzale, riconosco i colori, l’inconfondibile rosso della terra che sfuma in  tutte le gradazioni dell’ocra, perfettamente in armonia con i verdi della vegetazione locale, così brillanti e vividi persino in una giornata semi nuvolosa di ottobre. I terreni calcarei e pietrosi favoriscono infatti la formazione di cespugli, di arbusti e di piante erbacee tipici della macchia:

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Arriviamo ad Aix dopo 2 ore di marcia su territorio francese, è pomeriggio e il cielo sembra averci concesso un po’ di luce. La Sainte-Victoire si staglia alla nostra destra, bellissima, immobile e densa di storia:

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La Sainte Victoire, amata modella di Cézanne, che l’ha immortalata infinite volte:Cezanne's_MSV,_1900[1]

Ci sono diverse uscite per la città, ne prendiamo una a caso, la prima, che ci immette su Cours Gambetta e ci porta dritti in centro, parcheggio sotterraneo a pagamento, in bocca alla zona pedonale partendo da sud: perfetto se si vuole vedere la città in poche ore. In effetti, da qualsiasi parte si arrivi, si imbocca la cintura di boulevard, che circonda il centro storico.

😀 Non facciamo in tempo a metter piede fuori dall’auto che ci rendiamo conto che la macchina davanti a noi, in fila per ritirare il ticket, è bloccata da troppi minuti….scende una garbata e anziana signora su tentennanti gambette magre e con vistosi occhiali da sole modello St. Tropez anni che furono….e si avvicina al mio vetro chiedendo aiuto: la macchinetta è fuori servizio e non c’è nessun addetto a cui chiedere!…..scendo e provo a vedere se il problema non fosse tecnico ma piuttosto dovuto all’anzianità, ma la signora aveva tutte le ragioni. Così spiego alla fila che ormai si era formata dietro di noi che bisogna uscire tutti i retromarcia, uno alla volta…in salita, ovviamente!….

Risalgo in macchina molto fiera di me, 😀 per aver messo alla prova con successo il mio francese senza preavviso, dopo innumerevoli anni!……..e da qui, mi sento finalmente in Francia: sono pronta a viaggiare, guardare, scoprire!

Imbocchiamo a piedi Rue l’Italie (non un gran bel modo di iniziare la visita in una città straniera!:-D ) e passiamo i vari negozietti tipici di specialità francesi, ignorando con un pizzico di fastidio il piccolo supermercato ‘L’Italien’, e il Ristorante épicerie’ Gasparinno’!

Un negozio molto antipatico di dolciumeria, che mostrava in vetrina tra i vari prodotti i famosi Calissons d’Aix (dolci a forma di foglia, a base di pasta di mandorle e glassati di bianco) insieme a un cartello che diceva:”Il n’est pas apprécié de prendre de photos!”……ecchecavoli!….pensare che stai aperto solo in funzione dei turisti, mi sembra proprio una bella cafonata!…..beh, foto fatta, e Calissons rispediti al mittente…..:

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In una minuscola botteguccia, la Fromagerie Lemarié, abbiamo fatto incetta di formaggi: una formella di Perail de Brébis  (un formaggio a pasta molle e grassa, e una crosta sottile e fiorita, ottenuta da latte crudo di pecora della zona di Aveyron, nei Pirenei, e venduta in piccole forme rotonde di ca. 7 cm.). Il sapore è deciso e cremoso insieme (la pasta tende quasi a sciogliersi a temperatura ambiente) ….una cosa sensazionale! Poi ho provato un caprino, il Choubichou di Poitou, una formella piccola e alta ca. 8 cm. di formaggio fresco (10 giorni di stagionatura) a pasta morbida ma compatta, con crosticina bianco sporco. Ma mi è piaciuto meno. Per ultimo, ho preso mezza formella di tete de Moine, un formaggio svizzero, da perderci la testa, ma pressoché introvabile in Italia! Sapore inconfondibile, una goduria del palato!

A metà di Rue d’Italie ci siamo lasciati guidare dal cartello invitante che diceva Eglise St. Jean de Malte, girando a sinistra, in Rue Cardinale. Ce la troviamo lì all’improvviso, piccola e incastonata tra le case e le strade strette….(c’è una Mostra Estemporanea di Impressionisti proprio in questi giorni!….ci guardiamo,……naaaaa, troppo poco tempo per perderci in una mostra, ….due fotine alla chiesa e andiamo oltre). E’ una chiesa piccola, quasi nascosta, ma sobria e affascinante, la prima in stile gotico costruita in Provenza (XIII sec.). Devi guardarla dal basso, tanto ci sei sotto:

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…e solo allontanandoti riesci a vederla in una certa prospettiva:

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Un fantastico negozio di Thé…..un tempio provvisto di ogni varietà immaginabile, da mille provenienze diverse,……bellissimo da vedere, bellissimo da frequentare, con la sua saletta relax sul fondo…….sarebbe stato meraviglioso fermarcisi con po’ di tempo in più…..:

turismoinmoto.altervista.org/…/Francia%20del%20Sud,%20Provenza%2…

Cheiridopsis candidissima.

16 mercoledì Ott 2013

Posted by mery in Le mie grassine

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Cheiridopsis candidissima, piante grasse, succulente

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E’ il mio ultimo acquisto! In genere in autunno, non avendo grandi spazi per coltivare alberi e arbusti, la mia attenzione si rivolge alle cactacee e alle succulente, anche se non è il tipo di piante che amo di più. Questa mi ha molto colpito per la sua forma, davvero singolare, per il colore grigio celeste, ma soprattutto per la setosa morbidezza della sua superficie al tatto! Meravigliosa!

E …tanto perché a noi ci piace fare chiarezza, ….non appena ho cercato il nome corretto, ho immediatamente scoperto che esistono almeno tre sinonimi!…..:-D!.

Cheiridopsis candidissima

Sin. Cheiridopsis denticulata,

Mesembryanthemum denticulatum var. candidissimum,

Mesembryanthemum candidissimum

Caratteristiche:

E’ una pianta originaria del Sud Africa. Presenta curiose foglie erette e molto carnose che nascono unite a coppie e poi si aprono a forma di piccola fionda, al cui incavo col tempo spuntano nuove coppie di foglie, ma ruotate di 45° rispetto alle prime. La foglia ha sezione triangolareggiante ma si restringe e si assottiglia sul suo apice, che termina con una minuscola spina.

E’ una piantina che resta relativamente bassa e che col tempo si espande in  larghezza, fungendo da copri suolo. Fiorisce in inverno, producendo fiori peduncolati all’interno della v delle due foglie, con numerosi petali filiformi gialli, biancastri, arancio e talvolta violacei. Il fiore dura solo un paio di giorni. Anche la crescita vegetativa avviene in inverno, mentre in estate entra in dormienza. Ama posizioni assolate, anche con temperature abbastanza basse (min. 7°) che la rendono una pianta rustica, da esterno se il clima è mite. Al nord invece va ricoverata in ambiente fresco, ma luminoso, meglio se al sole di una portafinestra. Se la temperatura in queste condizioni fosse più alta dei 7° la pianta va almeno spruzzata saltuariamente, per evitare che secchi.

Il nome deriva dal grco “keiris” (ossia “manica”) poiché le foglie (pur non essendo decidue in quanto pianta perenne) invecchiando fungono da protezione e nutrimento alle nuove, che restano compatte e chiuse durante il caldo torrido delle estati africane. Solo con l’arrivo delle piogge, le nuove foglie si aprono e la pianta ricomincia a crescere. Anche in periodo di ripresa vegetativa, va trattata come una succulenta, evitando ristagni d’acqua tramite un substrato ben drenante e con irrigazioni moderate, da effettuare solo quando il terriccio è asciutto.

Xmery.

www.plantzafrica.com/plantcd/cheiridopdenti.htm

la particolarissima intersezione delle foglie nuove sulle due vecchie:

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la coppia di foglie nuove nasce saldamente unita, ma già si intravede il punto in cui esse si separeranno e addirittura sono già presenti le due spine, sulle rispettive sommità:

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la foglia vecchia e ormai secca fa da nido protettivo alla foglia che sta per crescere nei periodi di riposo vegetativo:

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il colore argenteo e la superficie vellutata  della Cheiridopsis candidissima:

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Penne all’arrabbiata.

15 martedì Ott 2013

Posted by mery in Primi piatti.

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Capsicum chinensis 'Chupetino', peperoncino fresco, peperoncino piccante, sugo all'arrabiata

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E’ una versione un po’ diversa da quella che faccio di solito con la passata di pomodoro, poiché avevo dei pomodorini datterini in abbondanza, provenienti direttamente dall’orto della nonna, e volevo utilizzarli. Ne è uscita una pasta davvero ottima!

Ingredienti per 3 ps:

100 gr. di pancetta dolce

500 gr. di pomodorini datterini

1 vasetto di passata di pomodoro

50 gr. di peperoncino piccante fresco

2 cipolline borettane

250 gr. di pasta

Olio, sale

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Procedimento:

Fare imbiondire le cipolle a fettine e i pomodorini a rondelline, senza lasciarli sfaldare troppo.

In un tegamino antiaderente a parte fare rosolare la pancetta a cubetti (senza condimenti) e poi togliere il grasso che si è sciolto lasciando solo i pezzetti abbrustoliti.

Buttarli quindi nella padella grande, insieme a cipolla e pomodorini; aggiungere un vasetto di passata di pomodoro per legare gli ingredienti, salare leggermente e per ultimo aggiungere il peperoncino fresco a fettine sottilissime!

Condire la pasta lessata al dente con questo sugo e aggiungere olio extra vergine d’oliva crudo, all’ultimo.

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Buon appetito!

Xmery.

 

Arrabbiata veloce:

Quando i pomodorini cominciano a scarseggiare nell’orto, spesso li sostituisco con Polpabella Star a pezzettoni (1 scatola e mezzo). Qui ho usato 3 peperoncini freschi mediamente piccanti  (C. chinensis ‘Chupetino’) ma forse potevo abbondare di più….:-) e li ho rosolati per pochissimi istanti con la pancetta.

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Il risultato sempre ottimo, è una pasta che dà tante soddisfazioni, gustosa, ma semplice: il pomodoro, e qui ce n’è tanto! aiuta molto!

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Xmery.

 

 

 

 

 

 

B&B Natta di Monte Tabor a Celle Ligure.

10 giovedì Ott 2013

Posted by mery in Lo zaino in spalla: viaggiare è respirare.

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bed&breakfast, celle ligure, Golden Retriever, Liguria, savonese

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La prima tappa del nostro viaggio l’abbiamo fatta in un delizioso B&B nel savonese, in Liguria. Raggiungibile in una manciata di minuti dall’uscita dell’A10 Celle Ligure (tra l’altro vicinissimo al rifornimento di gas metano che si trova ad Albissola) la struttura è un Agriturismo di Charme, stanze e alloggi arredati con stile e buon gusto, uno spazio verde ordinato e fiorito in cui si può agevolmente camminare a contatto con l’erba, una bella piscina con vista sul mare dall’alto dei  monti.

Ad accoglierci due magnifici Golden Retriever color miele, scodinzolanti, come se fossero abituati a fare gli onori di casa ad ogni nuovo arrivato.

I proprietari, pacati, gentili ed amichevoli, hanno fatto tutto il resto….per rendere un semplice pernottamento un bel ricordo da portare con sé.

La colazione al sole tiepido di un mattino di ottobre sotto al portico di glicine, con due musi in attesa appoggiati alle cosce,…..:-) … le crostatine con marmellata di fichi rossi, una sublime delizia! le confetture di arance alla vaniglia, arancia e uvetta, prugne e limone su pane e burro, focaccia genovese….succhi freddi e cappuccio caldo….. Sembrava di essere a casa, ma con una mamma SUPERcuoca!…..Ahahahah!

E visto l’estro creativo di tali preparazioni,…..come non raccogliere l’invito a dare uno sguardo alla dispensa?!?

Abbiamo portato a casa leccornie da gustarci per l’inverno, ricette da provare, altre da scambiare…

Un luogo incantevole in cui è bello pensare di poter tornare!

PS. La cosa che in assoluto mi ha colpita di più è la preparazione casalinga del tonno, (pescato!..)  in filetti sott’olio e.v.o. con una lunga e laboriosa lavorazione preliminare, cottura a vapore in acqua e aceto, e una lunghissima ‘stagionatura’ una volta invasato!….Ne abbiamo comprato un po’ e visto che era stato appena appena fatto, ci hanno consigliato di attendere anche fino a due anni prima  di poterne assaporare a pieno il sapore! Sarà durissima, ma ci proveremo!….:-D

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www.nattadimontetabor.it

fiore della pianta di cappero (Capparis spinosa) coltivata nell’agriturismo e i cui frutti vengono poi invasati:

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le olive utilizzate per produrre l’olio extra vergine di oliva:

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L’erba Luigia (Aloysia citrodora o Verbena odorosa) da cui la proprietaria trae il famoso liquore:

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una dimora per tutti:

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i due addetti all’accoglienza!….:-)

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trine fini e antiche:

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camere come baite, il trionfo del legno:

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il campanile di Albissola:

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Arrivederci a presto! 🙂

Xmery

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