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~ uno spazio interiore fatto di colori, profumi, pensieri e vibrazioni del cuore.

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Archivi Mensili: febbraio 2015

Profumo di giacinti.

26 giovedì Feb 2015

Posted by mery in 2 passi nel verde: my gardening.

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giacinti, giacinti a Natale, Hyacinthus orientalis, profumo di giacinti, stagioni sballate

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(ibrido di Hyacinthus orientalis)

Penso che anche i profumi dovrebbero seguire con un certo ordine e criterio il susseguirsi delle stagioni: l’odore dolce e inebriante delle viole in primavera, la lavanda a luglio e i peperoncini a fine estate, ….in autunno caldarroste, a Natale arance zenzero e cannella e a gennaio (non appena di ripongono gli addobbi!!!!)  il profumo dei giacinti. E’ quell’odore che ogni anno mi catapulta verso una primavera che ancora non c’è ma promette di arrivare! … quello dei giacinti fatti fiorire in casa!…che inondano la cucina col loro profumo così forte da risultare a volte perfino eccessivo!

Bene, anche i profumi (………. 😀 così come le mezze stagioni!!)  hanno perso la loro rassicurante ritmicità! 😀 ….

Mi è capitato di prendere a dicembre (… così, senza un perché!…so che non ha alcun senso comprare dei giacinti insieme ai decori natalizi!…… :-D) dei giacinti appena in boccio, forse è stato per quel loro bel vasetto colorato di rosso…… Bah, ….”li tengo fuori…- ho pensato -. ..così che col freddo poi fioriscano lenti lenti dopo le feste di natale….. giusto a gennaio, come tutti gli altri anni”………………. :-).

Non è andata così…. :-).

Dopo un paio di giorni di gelo moderato a cavallo dell’anno, già ai primi del mese avevamo 11° di giorno, con un sereno abbagliante, e 6° di notturne….

Uscendo un giorno sul balcone, insieme all’albero ancora in pieno fulgore natalizio, sono stata invasa da un profumo fuori posto, che mi ha per un attimo mandato in confusione tutti gli assi temporali!….. Il profumo forte dei giacinti fioriti all’esterno ….ai primi di gennaio!!! 😀

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Decisamente non ci son più le mezze stagioni …e anche i fiori sembrano fare uso di droghe pesanti…ihihihih.. 😀

 

Xmery.

Disturbi imbarazzanti e misteriosi.

22 domenica Feb 2015

Posted by mery in Errata corrige: svarioni divertenti..... e odiose recidive.

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flatulenza, flautolenza

Su fb da qualche settimana impazza la moda dell’ “estrattore”, un aggeggio che dopo le feste natalizie ti promette un sano periodo di purificazione, al fine di depurare l’organismo da tutte le golosissime porcherie con cui abbiamo gozzovigliato per quasi un mese. Ci si riempie il carrello della spesa di frutta e verdura, si aziona l’ “estrattore” e per un tot di giorni ci si nutre solo di sanissimi e disintossicanti beveroni.

Dunque, parliamone: non sono di quelle che schifano le verdure, anzi a me piacciono, mangio con soddisfazione frutta e verdura… e anche l’idea di golose e fresche spremute mi alletta parecchio…..ma……………ma.

uno, non mi so dar ragione del fatto che se si desidera cominciare una dieta depurante,…..a base di frutta e verdura, si debba pensare di doverla consumare …..frullata, o addirittura in estratto, anziché….fresca? ma per quale arcano motivo? 😀

Due, le nostre entusiaste fan dell’estrazione, con grande onestà ammettono che ci sono piccoli e insignificanti effetti collaterali nel consumo massiccio ed esclusivo di frutta e verdura per giorni….(ahahahha…..) e ci mettono in guardia dalla possibile comparsa di problemi quali meteorismo e “flautolenza”………………………………….. Ahahahahahhhaha……

…………e io che pensavo che la “flautolenza” fosse una roba da musicisti!!!!!…..… 😀 : D  : D

Ora resta solo da appurare che il meteorismo non sia invece a questo punto un disturbo dell’umore, ….dettato da tempaccio inclemente e mancanza di sole! 😀

 

Xmery.

 

 

Note:

Meteorismo e flatulenza= gonfiore intestinale…e relativo sfogo!!!… 😀

Meteopatia= disturbo dell’umore legato al cambio stagionale.

 

La mia marmellata di limoni primofiore.

20 venerdì Feb 2015

Posted by mery in Fumo in cucina!....Oggi ai fornelli., Marmellate e confetture più o meno strane.

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limoni primofiore, marmellata di limoni con scorzette

 

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E’ una delle marmellate che adoro, acidula da far rabbrividire, ma dolce e profumata. Mi ripropongo ogni volta di farne dolci speciali, ma lei dà il meglio così, sul pane…..in forno muore quella freschezza che la contraddistingue. Sono partita da una ricetta di Celeste, che prevedeva la cottura dei limoni interi in acqua, bollendo più volte e buttando l’acqua, perché l’amaro della buccia non fosse eccessivo, sommato all’acidulo del succo!… ma ho trovato poi mortalmente noioso tagliare a pezzi la polpa e la buccia, da cotte, eliminando i semi che scivolavano come dei maledetti.

Così ho tenuto il principio della cottura anticipata delle bucce (se nelle arance può essere interessante lasciare parte dell’amaro della buccia, coi limoni diventa impensabile! L’amaro unito all’acidulo risulta immangiabile!), ma già separate dalla polpa, che invece inserisco cruda in pentola, per non perdere gran parte del sugo (facendo cuocere i limoni interi in pentola, spesso si rompono e si finisce per buttare con l’acqua di cottura anche parte del prezioso succo dei limoni crepati…). Così nasce questa versione della mia marmellata di limoni, di un bel colore ambrato, gusto deciso ma ben bilanciato dal dolce e le scorzette, che mai devono mancare.

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Ingredienti:

 

1 kg. abbondante di limoni biologici primofiore non trattati (3 limoni grossi) con foglia e buccia spessa

500 gr. di zucchero

500 gr. di acqua di cottura delle scorze

 

Procedimento:

 

Sbucciare i limoni tenendo un piccolo strato di bianco, come per fare le scorzette candite.

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Mettere le bucce grossolanamente tagliate in acqua e portare a bollore. Dopo pochi minuti, buttare l’acqua di cottura (che sarà gialla e amarissima!) e metterne della fresca. Bollire e buttare l’acqua di nuovo (per 2 volte) conservandone 500 gr. per la cottura finale. Quindi scolare le scorze, che ora saranno tenere ma al dente (devono poi cuocere ancora in pentola!). Farle a filini e metterle in una ciotola con lo zucchero.

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Nel frattempo tagliare la polpa a fettine sottili o a pezzetti, avendo cura di togliere tutti i semi e i semini, insieme ai filamenti interni. La parte bianca, all’assaggio, era totalmente priva di amaro, anzi aveva un gradevole e lieve sapore aromatico, per cui ho deciso di tenerla (era tanta, essendo limoni a buccia spessa!), e ho tagliato anche questa a fettine sottili.

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Ho quindi buttato tutto in pentola insieme al mezzo litro d’acqua precedentemente tenuto da parte. Ho portato a bollore per un 15 min. finché anche la parte di albedo (polpa interna bianca) è risultata morbida e ha perso il crudo.

Mettere a bollire tutto insieme, e far bollire ancora 45 min. circa, finché il composto raddensa.

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Fare sempre la prova piattino in frigorifero, poiché quando ancora la marmellata pare molto liquida, invece raddensa se messa al freddo.

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Ne sono risultati 4 vasetti da 250 ml. (l’acqua aggiunta non ha contribuito a fare peso o volume: è evaporata in cottura).

 

Xmery.

Helleborus niger ‘Christmas Carol’

19 giovedì Feb 2015

Posted by mery in 2 passi nel verde: my gardening., I miei Helleborus.

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cultivar di Helleborus niger, elleboro, Helleborus niger 'Christmas Carol', rosa di Natale

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Ecco la rosa di Natale forse più comune e venduta nei vivai sotto le feste. E’ una cultivar di Helleborus niger, dal fiore bianco candido che da gennaio in poi, maturando, vira a queste belle tinte rossastre e verde tenero…. lo trovo splendido, sia nella versione candida e natalizia, che in quella post festiva, con quelle meravigliose sfumature dei fiori che pian piano invecchiano mese dopo mese.

Una pianta che in inverno sul mio balcone non deve mancare, costi quel che costi! 🙂

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Xmery.

Cremona, un pomeriggio d’inverno.

15 domenica Feb 2015

Posted by mery in Lo zaino in spalla: viaggiare è respirare.

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Battistero di cremona, cattedrale di s. maria annunziata a cremona, duomo di cremona, palazzo comunale a cremona, piazza del comune a cremona

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Sono rimasta incantata da questa città che non vedevo da anni, dalla sua piazza meravigliosa alla luce bassa del pomeriggio: il Duomo illuminato  che si staglia di lato, preceduto dall’immensa torre campanaria, il Terrazzo…talmente alto e imponente che sembra cascarti in testa!

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La piazza infatti, a differenza delle nostre in Emilia, è piccola, troppo piccola per poter ammirare le facciate dei suoi monumenti dalla giusta prospettiva! Dal vicoletto buio, si ergono all’improvviso davanti agli occhi e ti costringono a startene a faccia in su, tanto ci sei sotto!

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Il Duomo è magnifico, con tutti quegli elementi gotici e rinascimentali che sorprendentemente inquinano l’originale stile romanico della struttura e ne fanno un qualcosa di unico e suggestivo! Il rosone che troneggia al centro, quella leggera loggia a due piani, che svuota gli spazi della facciata in marmo bianco di Carrara, il maestoso protiro centrale, con le tre nicchie dei Santi e la Madonna, e le colonne tipicamente sorrette dai due leoni stilofori a protezione dell’entrata del luogo sacro. Belle e insolite anche quelle guglie rosse in alto, dal tetto deliziosamente bianco, che richiamano lo stile nordico e si ripetono a decorare  le altre facciate laterali della Cattedrale (meravigliose pure quelle!).

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Stupendo anche l’effetto di tutto il porticato bianco a terra, che dalla chiesa prosegue di lato a fare da elemento di congiunzione con la Torre campanaria, che si innalza immensa e possente, rossa, col suo prezioso orologio astronomico a segnare il tempo e le epoche astrali.

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Sull’altro lato del Duomo, il Battistero, forse non bello come quello di Parma, ma ugualmente importante nell’insieme della piazza, che è un continuo rincorrersi di elementi che si richiamano l’un l’altro, a creare un suggestivo rimbalzo di strutture e colori.

Cremona

(foto presa da:  http://agriturismo.agraria.org/)

Su alcuni degli otto lati del Battistero rimane la originaria finitura a vista, rossa, a laterizio, , mentre gli altri sono stati successivamente ricoperti di marmo bianco: sembra un’opera incompleta, o rovinata dal tempo, ma poi ti accorgi che quel bianco e quel rosso creano una perfetta sintonia nell’equilibrio complessivo della piazza! Così come la porta del Battistero, coi suoi due leoni a sorreggere le colonne, è lì per richiamare la facciata del Duomo.

Curiosità: i battisteri romanici avevano base ottagonale, poiché secondo la numerologia sacra il numero 7 simboleggia il tempo, mentre il numero 1 è Dio, che sommati danno…. Il numero 8, ossia: l’eternità! 🙂

(foto presa da: http://italiaviva.altervista.org/)

Di fronte al Duomo, il Palazzo Comunale, bellissima struttura rossa di origine medievale, a cui successivi rimaneggiamenti hanno aggiunto richiami di marmo bianco sulla base delle colonne del bellissimo portico e in quella linea orizzontale che taglia il palazzo in due, ricostruendo ancora quell’alternanza di rosso e bianco che domina la piazza.

Cattedrale e Battistero

(foto prese da:http://www.turismocremona.it/)

Insomma, un rimbalzo di colore, di linee, di forme, di spazi e di vuoti…. Gioielli incastonati in una piazza spettacolare, che rapisce lo sguardo anche del più impreparato osservatore come me!

 

Xmery.

Mammografia. :-D

13 venerdì Feb 2015

Posted by mery in Errata corrige: svarioni divertenti..... e odiose recidive.

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esame per le mamme, mammografia

E’ stato un periodo, questo, puntinato di esami e controlli medici. Dico a mio figlio: “Domani ho anch’io un esame, devo essere in ospedale alle 9.00…”

“Cosa devi fare ma’?”

“Una mammografia”….

“…Ah, …per le mamme”………………………………………………….. 😀

 

Xmery.

Il latte, bastardo dentro.

13 venerdì Feb 2015

Posted by mery in Cosa ne penso di....: il mio sguardo sul mondo.

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al làt al va sùraaa!, latte che sborda dal tegamino

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Amo il latte e tutto quel che sa di latte, che contiene latte tra i suoi ingredienti e che deriva dal latte. Lo amo incondizionatamente, nonostante il colesterolo alto, nonostante la mia cistifellea assente, nonostante un intestino intollerante e bizzoso….lo amo e basta. E, con buona pace di tutti gli effetti avversi, lo bevo a quintalate. 😀

C’è una sola cosa che non gli perdono…e a cui non pensavo da decenni.

Io il latte lo bevo freddo …e nell’epoca dei microonde, se anche mi venisse voglia di un rincuorante latte bollente col miele, mi bastano pochi secondi seguiti da un DRIIIIIN!

Avevo completamente dimenticato il tempo in cui la mattina ci si svegliava per andare a scuola, malvolentieri….e si correva in cucina per la colazione. L’aria frettolosa e impacciata della mamma che correva a passo troppo svelto tra una stanza e l’altra, per prepararci tutti e uscire insieme di casa, prima delle otto. E lo sguardo di silenzioso disappunto del papà, che ogni mattina guardava scrollando la testa il fornello a gas allagato di latte bruciacchiato….puntualmente fuoriuscito dal tegamino. 😀

Perché il latte è così. Se ne sta buono buono a sobbollire senza dar segnali,…si spaccia per amico e tuo alleato,…e aspetta…aspetta quel preciso momento in cui tu (che lo stai attentamente sorvegliando!) hai un pensiero da inseguire e ti allontani, giusto una frazione di secondo!…..

E’ in quel preciso istante, non prima e non dopo! …che lui trasborda.

…perché il rito possa compiersi e dopo generazioni, il mitico urlo del papà di turno possa riecheggiare in tutta la casa: “Al làt al va sùraaa”! 😀

 

Xmery.

Tre panini in teglia.

13 venerdì Feb 2015

Posted by mery in La panificazione, un fascino antico e ritrovato.

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pane con pasta madre, pane fatto in casa, pane manitoba

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Per questo pane ho seguito il criterio che solitamente uso per impastare la mia pizza, solo ho utilizzato una pasta madre semi-solida invece del lievito di birra. Volevo vedere con un impasto di quella consistenza, che tipo di pane usciva e come sarebbe stata la lievitazione.

Aggiungo tanta acqua quanta la farina ne riesce ad assorbire per ottenere un impasto molle al centro e mi fermo quando c’è ancora un po’ di farina da incorporare ai lati, in modo da formare una palla molto molle all’interno ma infarinato e gestibile al di fuori.

 

Ingredienti:

 

300 gr. di farina Manitoba 0 al 15% (forte)

225 gr. acqua (in misura del 75% della farina*)

40 gr, pasta madre semi-solida

10 gr. =1 cucchiaio di zucchero

10 gr. sale

20 gr. olio extravergine

 

Procedimento:

 h. 16.00:

Sciolgo da prima la pasta madre in poca acqua, finché non ne risulta un liquido biancastro, vi aggiungo lo zucchero e poi lo aggiungo alla farina.

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Quando tutta l’acqua è stata incorporata al centro e resta un po’ di farina sui bordi, aggiungo anche il sale, lo amalgamo sempre al centro della ciotola e infine uso la farina ai bordi per fare di quell’impasto molle una palla lavorabile. Per ultimo aggiungo l’olio che mi aiuterà a lavorare l’impasto senza che le mani si appiccichino.

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Lascio infine lievitare finché raddoppia.

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h. 19.00:

Dopo 3 ORE reimpasto facendo pieghe, ma non si è minimamente gonfiato come di solito.

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h. 21.30:

Dopo 5 ORE e MEZZA faccio altre pieghe, l’impasto è morbido ma non ancora soffice, appare molto elastico e oppone una certa resistenza mentre lo lavoro. Quando lo vedo abbastanza liscio e compatto, lo divido in tre pezzi, do la forma di tre panini a filoncini e li posiziono in una teglia rotonda a lievitare ancora. Metto della carta da forno come barriere laterali per separarli uno dall’altro, in caso aumentassero molto il loro volume. (h. 22.30)

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h. 2.30:

dopo 4 ORE di lievitazione i panini appaiono gonfiati, ma non ho voglia di mettermi ad accendere il forno a quest’ora, così li lascio ancora lì fino al mattino.

h. 8.00:

dopo altre  6 ORE in cui temevo gli effetti collaterali di una eccessiva e prolungata lievitazione.. i panini sono quasi triplicati!!…Eccezionale!

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Procedo a fare i tagli in superficie, senza toccarli troppo per non sgonfiarli e inforno:

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h. 8.30:

180° con pentolino d’acqua (15 min)

180° con pentolino d’acqua (10 min) la crosta ora è di un bel rosa…

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180° tolgo il pentolino (15 min.)

180° con spiffero (15 min)

A forno spento, con spiffero (almeno altri 15 min)

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Il pane che ne risulta è ben alveolato, la crosta dorata e fragrante, il sapore gradevole e casereccio. Peccato che il lato in cui i pani erano a contatto non si è colorato, e l’effetto visivo non era granché…. (ma io certo non immaginavo che sarebbero cresciuti talmente tanto da starsene così appiccicati in teglia!….ahahah).

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*) un impasto con una componente così alta di acqua deve essere sostenuta da una farina forte, o farà fatica a lievitare (…e se lievita, poi si sgonfia al minimo sussulto!).

 

Xmery.

Pane fiorito Alex.

12 giovedì Feb 2015

Posted by mery in La panificazione, un fascino antico e ritrovato.

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lievito madre, pane manitoba, panificare con lievito madre

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Ricetta presa a casaccio sul web, tanto per fare un primo esperimento: l’impasto sembrava piuttosto duro da maneggiare e la farina Manitoba non ha aiutato perché si incorda subito, ..e forse richiedeva più acqua nell’impasto. Comunque, nonostante prevedessimo un risultato pessimo a priori, il pane si è aperto in forno, come poi nessun altro dopo!… Ripensandoci adesso, non sono più riuscita a ricreare quell’effetto!

 

Ingredienti x una teglia da plum cake 25×11:

 

280 gr. farina (200 gr. Manitoba multicereali Molino Grossi al 13% + 80 gr.farina 0 al 10%)

160  gr. acqua (in misura del 60 % rispetto alla farina)

50 gr. licoli appena rinfrescato e gonfio (in misura del 18% rispetto alla farina)

1 cucchiaino di malto

6 gr. di sale = 2 pizzichi (in misura del 2% rispetto alla farina)

 

Procedimento:

h.14.30:

Comincio a panificare nel primo pomeriggio e quando mescolo tutti gli ingredienti, l’impasto appare già troppo consistente, più tipo sfoglia da tagliatelle che impasto da pane.

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Lo metto a lievitare nella ciotola azzurra, in cucina, per 2 ORE e MEZZA. Coperto con pellicola trasparente.

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h.17.30:

Lo lavoro ancora sul tagliere, dando pieghe anche se è duro e molto consistente. Do la forma di piccolo filoncino, tenendo i bordi sotto, faccio tre tagli obliqui e metto a lievitare nella teglia che userò per infornare…. Temo però che non lieviterà affatto.

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h. 21.30:

Dopo 4 ORE, il filoncino sembra più gonfio e ha occupato molto dello spazio che aveva a disposizione nella teglia. Nel dubbio, do un altro taglio lungo e profondo, con l’estrema speranza che lieviti in forno ciò che non ha lievitato finora….

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Inforno a 220° (15 min.)

poi 200° (15 min.)

e 200° con spiffero (15 min.)

Non credo a miei occhi quando lo vedo aprirsi in forno, nell’ultimo taglio dato,…e quasi raddoppiare!!!!…..e cominciare a dorare di un bel rosa! ❤ ❤

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Quando lo tiro fuori si è talmente sollevato che fuoriesce dallo stampo!….Mi viene in mente il termine usato da un’amica: il pane deve “fiorire” in forno! 😀

Non uso il pentolino d’acqua, non so dire se ho sbagliato o meno in questo, perché la crosta andava molto bene!… croccante e sostenuta.

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Non lo lascio raffreddare in forno e anzi!.. presa da entusiasmo per questa inaspettata “fioritura” in forno, lo tagliamo ancora caldo… per vederlo dentro!!!!… :-D…beata innocenza!

Il pane è ben lievitato, non c’è che dire, anche se la mollica poteva risultare un po’ più asciutta (e quindi ancora più soffice!) … forse doveva stare anche un po’ di più in forno a cuocere, diciamo altri 10 min.

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Anche il sapore è un po’ “tgnùsso”!.. :-D…da pane casereccio, …. 😀 e ce lo mangiamo tal quale!…ahahhahhh…

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Xmery.

Mondo pane.

11 mercoledì Feb 2015

Posted by mery in La panificazione, un fascino antico e ritrovato.

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Dopo un mese di mani in pasta e forno a tutta potenza, la cucina come un laboratorio… un lavorìo di esperimenti e ricette provate, timidi successi e di clamorosi fallimenti ….cominciamo a fare il punto della situazione e dare resoconto di ciò che è stato fatto fin qui. 🙂

Dopo aver panificato con il primo licoli, l’ho sostituito con una nuova pasta madre, poi convertita in lievito liquido. Il sapore intenso e sempre più acido del primo licoli, che si trasmetteva anche al pane cotto, ora è diventato un saporino sempre presente, ma discreto.

Ho sbagliato clamorosamente le prime autolisi, poi ho corretto gli errori e alla fine, dopo prove su riprove, penso di poter concludere che questo passaggio non ha vitale importanza, o per lo meno si può tranquillamente tradurre in: metto farina e acqua, aggiungo il lievito, comincio a lavorare l’impasto e solo per ultimo metto il sale…. con questa semplice distribuzione differita degli ingredienti, ottengo gli stessi identici risultati di un’autolisi canonica (sola acqua e farina) che preceda di 1 ora l’impasto con tutti i rimanenti ingredienti del pane (lievito e sale).

Può essere che un aiuto autolitico possa essere invece importante e fare la differenza, su impasti con farine deboli, faticose da incordare? Sì,….da verificare.

Ho imparato cosa significa impastare a pieghe, sia in ciotola su impasti molto idratati, che sulla spianatoia, per dare forma ai pani.

Ho preso un po’ di confidenza coi tempi di lievitazione, con le temperature, …coi diversi tipi di impasto.

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Insomma,…. come dicevo, ho messo il naso dentro a un mondo che non conoscevo e ho scoperto un universo immenso e affascinante…. Tutto ancora da scoprire! 😉

 

Xmery.

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