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~ uno spazio interiore fatto di colori, profumi, pensieri e vibrazioni del cuore.

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Archivi Mensili: febbraio 2014

Ricette antipatiche.

26 mercoledì Feb 2014

Posted by mery in Fumo in cucina!....Oggi ai fornelli.

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peso di un albume d'uovo, quanto pesa un uovo?

 

Mi gireranno poco le balle quando certe ricette indicano come ingrediente le uova….in grammi?!!

Va beh, alla fine mi sono decisa a pesare le uova crude (attività alquanto discutibile per la sua sciocca inutilità…) e ora so con assoluta certezza che un uovo pesa circa 50 grammi….

E volendo andare a fondo nella vacuità…..so con precisione che 100 gr di albumi corrispondono a 4 chiari d’uovo…..

Certa che tutto ciò sarà di grande utilità a un gran numero di persone,…spero almeno di evitare a qualcuno il giramento di cui si parlava sopra….. 😀

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Xmery

I sgiunfèn d’Cranvaèl.

26 mercoledì Feb 2014

Posted by mery in I miei dolci: torte soffici, crostate, biscotti, frittelle e dolci al cucchiaio.

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170°, carnevale, lievito per dolci, sgonfietti fritti, zucchero a velo

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Sono le primissime frittelle carnevalesche che ho tentato di fare da ragazza, non so più da dove venisse la ricetta….. e sono quelle che, ancora adesso che è grande, mio figlio preferisce! ( a conferma di come i sapori dell’infanzia hanno quel quid che li rende indimenticabili…). Sono facili facili, veloci, con quella consistenza spugnosa e leggera unita alla fragranza del fritto: irresistibili!

Ingredienti X 4 ps:

250 gr. di farina 00
70 gr. di zucchero
½ bustina di lievito in polvere (8 gr.)
2 uova
1 bicchiere di latte (170 ml.)
1 bicchierino di Brandy (50 ml.)
la buccia grattugiata di 1 limone
2 lt. di olio di semi di arachidi

Procedimento:

impastare in ordine farina, zucchero, e lievito, aggiungendo le uova, il latte, il Brandy e la buccia grattugiata del limone. Si deve ottenere un composto molle e soffice, da girare col cucchiaio.

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Mettere da subito a scaldare l’olio, in una pentola a bordi alti, per evitare schizzi. Fare sempre una prova con un po’ di pasta, per verificare che l’olio sia effettivamente alla temperatura giusta (170°) e poi cominciare la frittura. Buttare nell’olio l’impasto (mezzo cucchiaio per ogni frittella) aiutandosi con un dito, per evitare troppi sfilacci.

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La pasta prima scenderà sul fondo, poi tornerà a galla sfrigolando, e dopo essersi ben colorata su un lato, tenderà a girarsi da sola sull’altro lato (se la forma della frittella fosse molto strana e non riuscisse a girarsi dovrete provvedere voi con una forchetta……). Perché anche l’interno risulti ben cotto e asciutto, il colore deve essere bello bruno. Scolare su carta assorbente e poi cospargere di zucchero a velo vanigliato.

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Note: tutti i baffi cotti che restano nell’olio ad ogni frittura vanno tolti, in modo che l’olio non bruci e si annerisca anzi tempo.

Xmery.

Bomboloni.

26 mercoledì Feb 2014

Posted by mery in I miei dolci: torte soffici, crostate, biscotti, frittelle e dolci al cucchiaio., La panificazione, un fascino antico e ritrovato.

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bomboloni fritti, carnevale, ciambelle fritte, lievito di birra, zucchero semolato

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Peggio di una donna incinta,…..questa settimana sono stata presa da voglie incontrastabili di …bomboloni. Avete presente quella cosa che, al solo sentirla nominare evoca odore di fritto, il sapore della granella croccante in superficie che subito lascia il posto a quella morbida fragranza da azzannare! Non ricordandomi più com’è che li faceva il babbo…..(che non seguiva ricette e mi ha lasciato insegnamenti alquanto volatili in merito) sono andata su internet per carpire indizi e suggerimenti,…E’ così che ho scoperto che quelli che per me sono i mitici ‘bomboloni’ col buco, morbidosi e zuccherati, spesso sono definiti “ciambelle”…ciambelle fritte….ciambelle di Carnevale… E anche confrontando gli ingredienti,……….no, non ci siamo!……Quindi terrò il nome che ricordo provenire dalle merende più fortunate di bambina, e….ecco qui la ricetta dei miei ‘bomboloni’!

Ingredienti per 10 pezzi:

200 gr. di farina 0 (ma può andar bene anche la 00)

1 bicchiere (140 ml.) d’acqua tiepida

1 cucchiaio di zucchero

8 gr. di burro

8 gr. di lievito di birra fresco

2 lt. di olio di semi di arachidi

Procedimento:

Mettere la farina in una ciotola e fare intiepidire l’acqua nel microonde (se risulta troppo calda, lasciatela raffreddare o comprometterà la lievitazione). Aggiungere il lievito e il cucchiaio di zucchero ( che ha lo scopo di attivare e aiutare la lievitazione) amalgamare bene e poi mescolarlo alla farina. Si otterrà un impasto molto morbido e appiccicoso, a stento lavorabile a mani nude. Va bene così. Cercate di contenerlo con farina ai bordi in modo che formi una palla.

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Lasciare lievitare per 1 ora e mezza, in ambiente caldo (minimo 23°-25°). Io lo lascio sotto la luce del banco della cucina, isolandolo dal piano in marmo con un taglierino in legno. Altri lo lasciano in forno spento, ma con la luce accesa che crea un ambiente appena tiepido.

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Quando il composto avrà quasi triplicato il suo volume, lavoratelo di nuovo, schiacciandolo e fatene una palla morbida ed elastica, incorporandovi il burro ammorbido a temperatura ambiente.

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Quindi appoggiare la palla a un tagliere da lavoro. Infarinatelo e cominciate a tagliare piccoli pezzi dalla palla. Fatene dei bisciotti cicciottelli circa 2,5 cm di diametro e lunghi circa 20 /22 cm. : poi chiudetene i lembi con un po’ d’acqua, dando loro la forma di piccole ciambelle.

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Lasciatele lievitare ancora mezzoretta sul tagliere, finché le vedrete belle gonfie.

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Nel frattempo fare scaldare da subito l’olio, in una pentola che possa contenere almeno tre bomboloni per volta, e con bordi alti per evitare schizzi. Assicurarsi che l’olio sia arrivato alla giusta temperatura (170° se si possiede lo strumento idoneo a misurarne la temperatura) facendo una prova preliminare con un pezzo di pasta, che dovrà sfregolare allegramente appena tuffata e continuare a fare bollicine fino a raggiungere il giusto colore: se lo sfregolìo invece si ferma, l’olio non è ancora sufficientemente caldo e la pasta starà lì a ‘incampire’ cioè ad assorbire unto come una spugna!…(orribile..)
Cominciare quindi a friggere i bomboloni, tre alla volta, finché si dorano da un lato, poi dall’altro, sempre continuando a sfregolare. Appoggiarli su carta assorbente a scolare l’unto in eccesso…e non appena la superficie appare bella asciutta, cospargerli ancora caldissimi nello zucchero semolato.

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Note: l’’insidia’ che sta insita nel bombolone fatto in casa, per esperienza, sta nel fatto che…..uno tira l’altro, inesorabilmente!! E senza via di scampo… 😀

Xmery.

Cuori di gelatina…. :-) alla fragola.

14 venerdì Feb 2014

Posted by mery in Eventi., I miei dolci: torte soffici, crostate, biscotti, frittelle e dolci al cucchiaio.

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aceto balsamico di modena, colla di pesce, cuori di gelatina, fragole, mosto d'uva, san Valentine, san valentino

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I dessert a base di gelatina, da quando la mia cistifellea mi ha lasciato, sono diventati i miei amici preferiti,….leggeri, colorati e al sapore sfizioso di frutta, possono diventare in occasioni speciali messaggi per dire :”il mio cuore sbamballa ancora d’amore per te!”. Smack!

Ingredienti per 2 ps:

500 gr. di fragole (300 gr. pulite)
100 gr. di zucchero
½ bicchiere d’acqua
8 gr. di colla di pesce in fogli (12 gr. è la dose prevista per ½ di bavarese)

Procedimento:

Mondare e lavare le fragole, tagliandole a pezzi, poi frullarle al mixer, ottenendone una purea. Nel frattempo mettere a mollo in acqua fredda i fogli di gelatina, lasciandoli ammorbidire 10 min. Passare al setaccio la purea di fragole per escludere tutti i semini (operazione pallosissima!…). Quindi scaldare il ½ bicchiere d’acqua e metterci i fogli prima strizzati, in modo che si sciolgano completamente. A questo punto versare il contenuto ora liquido nella purea di fragole, mescolando con molta cura, affinché i due composti di amalgamino perfettamente, non creando poi grumi raffreddandosi. Versare l’impasto ottenuto in formine di silicone, a forma di cuore, e lasciare rapprendere in frigor per almeno 3 ore, io le ho lasciate 6 ore. Al momento di servire, rovesciare lo stampo con delicatezza, e fare uscire le forme, posizionarle su piatti individuali e decorare a piacere, Io ho usato l’aceto balsamico di Modena, quello molto denso e dolce, fatto di mosto d’uva! 😉

Buon S. Valentine!

Xmery.

Riso Venere, gamberi e porro.

14 venerdì Feb 2014

Posted by mery in Eventi., Primi piatti.

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code di gambero, panna da cucina, porro, riso integrale nero, riso venere, san Valentine

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Questo primo così coreografico l’ho preparato per tanti anni la Vigilia di Natale, poi come tutte le cose è passato il momento …e da un po’ non lo facevo. Penso sia un piatto ideale per una occasione speciale! 😉

Ingredienti per 2 ps:

500 gr. di porri (2 o 3)

400 gr. di code di gambero rosso grosso (16 di numero)

½ bicchiere di Brandy

2 cucchiai di panna da cucina

Olio evo, sale

 

Procedimento:

Per prima cosa affettare i porri a rondelline sottili, tenendo anche la primissima parte verde (180 gr.). Quindi metterli a rosolare piano in pochissimo olio: dovranno appassire a fuoco dolce (10 min. circa). Salare leggermente. Sgusciare le code di gambero e togliere il filo nero dei visceri. Poi metterle a rosolare insieme al porro. Dopo 15 min. di cottura lenta, aggiungere il Brandy e farlo evaporare. A questo punto unite la panna, che dovrà avere giusto il tempo di amalgamarsi al resto del condimento, ma senza cuocere ulteriormente (altrimenti si liquefa eccessivamente e diventa una broda!).

Il riso, a questo punto dovrà essere già stato lessato (20 min. in acqua salata), scolato e servito su piatti individuali, a forma di corona, al cui centro adagerete subito dopo i gamberi col porro.

Note: il riso nero integrale, se si accompagna a preparazioni ricche, andrebbe servito così, senza ulteriori condimenti, ….(per capirci: ‘nature’, come dico io…o ‘sbiotto’ come  dice mio marito … 😀 …) perché tutto il sapore sta nei gamberi, e la panna già fa la sua parte!… il riso nella sua semplice ruvidezza è un ottimo contrasto.

Xmery.

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Tavola di fondente farcito.

11 martedì Feb 2014

Posted by mery in I miei dolci: torte soffici, crostate, biscotti, frittelle e dolci al cucchiaio.

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canditi all'arancia, cereali al cioccolato, cioccolato bianco, cioccolato farcito, cioccolato fondente extra, mandorle, nocciole

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Questa ricetta è nata prendendo spunto da una tavoletta squisita acquistata a Aix-en-Provence lo scorso autunno. Ne è nato un qualcosa di non ben definito,…:-D….che è piaciuto molto a casa (ma essendo tutti affetti da cacao dipendenza, non so se il giudizio sia attendibile….) secondo me deve essere ancora sottoposto a modifiche e aggiustamenti….Lo propongo così com’è venuto, se qualcuno vorrà provarlo e dirmi la sua, ben venga!…..Sono bene accetti anche consigli su come effettuare eventuali variazioni. 

Ingredienti:

500 gr. di cioccolato fondente extra al 52%
100 gr. di mandorle spellate
100 gr. di nocciole
50 gr. di canditi all’arancia tritati
100 gr. di canditi all’arancia a listarelle grosse
50 gr. di cereali al cioccolato
50 gr. di cioccolato bianco a dadini

Procedimento:

Far tostare mandorle e nocciole per qualche minuto in forno, con un cucchiaio di zucchero, che darà un po’ l’effetto croccantino. Quindi tagliarle molto grossolanamente, alcune devono risultare ancora intere. Sminuzzare 50 gr. di canditi all’arancia e intanto fondere il cioccolato a bagnomaria, lentamente. A quel punto lasciarlo appena intiepidire muovendolo, aggiungere le mandorle, le nocciole, i cereali e i canditi, mescolare l’impasto e poi rovesciarlo su una superficie piana che lo contenga sui bordi, lasciandolo a uno spessore di circa 1 cm. Io ho usato una teglia di pyrex, ma ci voleva qualcosa di più piatto sul fondo, per ottenere l’effetto di una vera tavoletta di cioccolato. Col cioccolato che ancora deve indurirsi, decorare la superficie con le strisce di candito, schiacciandole un po’ per farle affondare, almeno in parte. Come ultimo tocco, aggiungere alla superficie il cioccolato bianco fatto a dadini piccoli, come granella, facendo attenzione che l’impasto non sia troppo caldo (e non rischiare che i dadini ci fondano sopra) ma che sia sufficientemente tiepido, da incorporare il cioccolato bianco senza lasciarlo staccare.

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Note. Altro dubbio che mi è rimasto: ho lasciato l’impasto tale e quale, duro e croccante, perché l’effetto fosse quello di una tavoletta di cioccolato fondente, come quella assaggiata in Provenza, ma vorrei provare ad aggiungere un tocco di burro e vedere se un impasto più morbido, insieme a tutti quegli ingredienti croccanti, potrebbe risultare più gustoso.

Xmery.

Dedicato a chi occupa il mio giorno dopo giorno….

10 lunedì Feb 2014

Posted by mery in One song a day: la musica che mi accompagna.

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2006, costruire, dischi volanti, niccolò fabi, potere rinunciare alla perfezione

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Costruire – Niccolò Fabi -Dischi volanti – 2006

Costruire – Niccolò Fabi (live 2012)

Chiudi gli occhi,
ed immagina una gioia:
molto probabilmente
penseresti a una partenza…

ah! si vivesse solo di inizi,
di eccitazioni da prima volta,
quando tutto ti sorprende e
nulla ti appartiene ancora….

penseresti all’odore di un libro nuovo,
a quello di vernice fresca,
a un regalo da scartare,
al giorno prima della festa,

al 21 marzo, al primo abbraccio,
a una matita intera, alla primavera,
alla paura del debutto,
al tremore dell’esordio…..
ma tra la partenza e il traguardo

nel mezzo c’è tutto il resto…
e tutto il resto è giorno dopo giorno…
e giorno dopo giorno è
silenziosamente
costruire…
e costruire è sapere è potere
rinunciare …alla perfezione!

Ma il finale è di certo più teatrale,
così di ogni storia ricordi solo
la sua conclusione;

così come l’ultimo bicchiere, l’ultima visione,
un tramonto solitario, l’inchino poi il sipario…
tra l’attesa e il suo compimento,
tra il primo tema e il testamento,

nel mezzo c’è tutto il resto…
e tutto il resto è giorno dopo giorno….
e giorno dopo giorno è
silenziosamente
costruire…
e costruire è sapere, è potere
rinunciare …alla perfezione!

Io ti stringo le mani,
rimani qui …
cadrà la neve
a breve….

Non si potrà mai costruire niente, se prima non si impara a rinunciare alla perfezione,….dura lezione, prezioso insegnamento.
Il progetto non andrà mai in opera, se si aspetta che tutto sia pronto,….. Non c’è niente di peggio che sprecare tempo e vita, aspettando che tutto sia perfetto…. Non c’è niente di più inutile e sterile che mirare alla perfezione: mèta irraggiungibile, progetto destinato a rimanere incompiuto…Costruire è saper rinunciare alla perfezione, e vivere di ogni splendido passo, uno dopo l’altro… lasciando dietro di sé un’orma da seguire, qualcosa che valga la pena ricordare.

Xmery.

Sablé ai canditi.

05 mercoledì Feb 2014

Posted by mery in Fumo in cucina!....Oggi ai fornelli., I miei dolci: torte soffici, crostate, biscotti, frittelle e dolci al cucchiaio.

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biscotti, canditi, cookies, pasta sablé

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Questa ricettina sfiziosetta l’ho presa dal forum di Giardinaggio.efiori, da un’utente svizzera che sotto le feste è solita cucinare un’infinita varietà di biscottini natalizi. Questi sono risultati i più graditi a casa nostra: l’impasto del sablé è delicato anche se burroso…e l’aggiunta dei canditi (che io adoro in ogni loro forma e impiego…) lo rende semplicemente ….stratosferico!

Ingredienti:

250 gr. di farina 00
1 pz. di sale
100 gr. di zucchero
170 gr. di burro (io ne ho messo 150 gr.)
(niente uova, né lievito come nella ricetta madre del sablé)
1 cucchiaio di latte (io ho usato un liquore di latte alla grappa)
50 gr. di canditi all’arancia tritati fini

Procedimento:

Impastare gli ingredienti dei biscotti e lasciare riposare almeno mezz’ora in frigor.

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Poi aggiungere i canditi ben tritati.

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Quindi stendere una sfoglia di circa 5 mm.(non tenere lo spessore troppo sottile o i biscotti risulteranno troppo secchi e perderanno in parte quel bel senso di pastoso!) e farne delle forme a cuore con lo stampo. Infornare in una teglia con carta da forno, a 160° per 10/ 15 min.

Xmery.

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Brodo di carne.

04 martedì Feb 2014

Posted by mery in Fumo in cucina!....Oggi ai fornelli., Primi piatti.

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brodo di carne mista, cappello del prete, cappone, doppione, gallina da brodo, lesso, paletta di amnzo, sapori, tradizione emiliana, verdure

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Su questo argomento, una premessa è d’obbligo. Sono figlia di una madre che non cucinava se non frittelle alle mele e torte allo jogurt quando era in estro, il resto, il quotidiano lo faceva papà. Ho cominciato a cucinare da grande, non per pura necessità, ma con la meraviglia di chi si affaccia a un mondo sconosciuto,… e questo spiega la tabula rasa da cui sono partita e l’inesperienza che ancora mi governa!  Poi, da giovane donna sposata, mi sono dovuta confrontare con una suocera maledettamente brava in tutte le arti della cuocheria contadina,….per cui di mettermi a competere con brodo e cappelletti, manco mi è mai passato per la testa….. 😀
Solo ultimamente, ho convenuto che imparare ora quando c’è qualcuno che può darci la sua esperienza diretta, è meglio che rimpiangere di non aver imparato nulla da chi ci poteva insegnare.
In poche parole: da qualche anno cucino per-so-nal-mente il brodo di carne! …..(per i cappelletti e le tagliatelle fatte in casa, c’è ancora tempo!….ahahahhaa,……).

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Ingredienti per 6 ps (3 lt. di brodo finito):

1.500 gr. di carne
4 lt. d’acqua
1 carota
1 cipolla
1 gambo di sedano
1 ciuffo di prezzemolo
1 pomodoro
sale grosso

La tradizione emiliana dice:

le proporzioni basilari per preparare il brodo, sono all’incirca 250 gr. di carne a persona (ossa escluse) e la risultante di brodo deve essere di ½ lt. a persona.
Ma quali carni scegliere? La tradizione contadina recita che per un buon brodo ci vuole la varietà di tre bestie (suino escluso): bovino (meglio se con l’aggiunta di un pezzetto di vitello), pollame, e non plus ultra un pezzo di cappone (pezzo riservato ai brodi delle feste comandate!).
Ci vorrebbe un pezzo magro di manzo (paletta, polpa di spalla o sottospalla), un pezzo più grasso e povero, che però essendo ricco di tessuto connettivo è quello che dà gran parte del sapore e della corposità al brodo (punta di petto, reale, pancia, muscolo anteriore o posteriore), un osso bovino(coda, o altri pezzi appositi per il brodo). Poi un quarto di gallina vecchia (il famoso detto non sbaglia! :-D) e un ultimo pezzo di cappone. La chicca della nonna: aggiungere la crosta di un pezzo ormai finito di Parmigiano Reggiano! 😉
Bene, precisate le regole madri, e non vorrei sembrare blasfema nei confronti di generazioni e generazioni che consideravano un brodo fumante, inanellato di oro in superficie, un dono inestimabile del cielo! 😀 io ho ritenuto opportuno e salutare introdurre precise modifiche, senza che la qualità del brodo ne risenta troppo,….(ma facciamo che mia suocera non lo venga mai a saper, ok?….)

Il mio brodo:

io che non vado pazza per il lesso, e l’idea di ritrovarmi con un buon brodo e tanta carne da buttare non mi garba,….tendo a scegliere pezzi di carne che poi siano anche decenti da mettere in tavola: prediligo la paletta di manzo, o cappello del prete, suora che si dica (magra ed eccezionalmente tenera), aggiungo un quarto di gallina e tendo a sgrassare tutto quel che posso ancor prima di mettere in pentola, con buona pace dei tradizionalisti di vecchia data e dei loro vagheggiati “anèi d’ bzònt”. Non metto ossa, perché sono quelli a produrre tutta quella schiuma grigiastra da ripulire con sacrosanta pazienza… e le verdure le chiudo dentro a un vecchio fazzoletto che poi annodo stretto, per non dover andare a ripescarle sparpagliate e mosce in giro per la pentola. Non metto spezie di sorta (chiodi di garofano o pepe), sebbene alcune ricette di altre regioni lo prevedano. Né l’aglio, che adoro in tutti gli altri suoi utilizzi, ma trovo dia al brodo un sapore acidulo, come di “andato a male”…Inoltre, se proprio volessi un brodo da oscar o da servire ad ospiti speciali, aggiungerei come terzo pezzo di carne o un pezzetto di biancostato (che contiene anche l’osso) o ancora meglio un pezzo di cappone nostrano.

Procedimento:

Mettere i pezzi di carne in acqua fredda, con un cucchiaio di sale grosso e fare arrivare a bollore. (Come tutti consigliano, state scarsi col sale, poiché il brodo restringendosi potrebbe risultare troppo saporito: meglio aggiustarlo alla fine).

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Poi aggiungere il fazzoletto con le verdure e far riprendere il bollore. Schiumare se necessario, ma se la carne non è eccessivamente densa di impurità (tipiche di ossi e midollo) non sarà un problema.
La carne deve bollire tanto, almeno 3 ore, anche 4 se la carne è tanta o a pezzi grossi, e alla fine deve risultare tenera se infilzata con una forchetta, meglio ancora se è quasi sfatta. Ho provato a usare anche la pentola a pressione, da chiudere col coperchio solo quando l’acqua già bolle, e questo dimezza il tempo di cottura da quel momento.

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A cottura ultimata, vi accorgerete che nonostante tutta la vostra cura nello sgrassare a crudo la carne, i famigerati anelli d’unto sono ancora lì, a dorare la superficie,….:-) e a seconda della vostra indole, o tirerete un sospiro di sollievo per non aver ucciso completamente l’anima del brodo! 😀 Oppure aspetterete con calma assassina che il brodo si raffreddi (o in frigor se è estate, o fuori sul balcone con le temperature invernali) per togliere anche l’ultimo residuo di grasso animale che si presenterà come facile preda raddensata ai bordi della pentola. 😀

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Fatto questo, si può procedere a togliere i pezzi di carne e filtrare il brodo con un colino a maglie strette (le nonne usavano un telo candido). Un buon brodo dovrà avere un colore dorato e il più possibile limpido, un magnifico profumo, e una densità tutta particolare, data da una piccolissima ma non trascurabile percentuale di sostanze cartilaginee della carne stessa.

Può essere servito con paste importanti e ripiene, come i “caplèt” (cappelletti) o “i anulèn” (anolini, dalla forma simile ai tortellini bolognesi) ma anche con semplice pastina all’uovo o addirittura da solo, specie se si tratta di un raffinato brodo risptretto, o consommé.

Della carne lessata, un po’ sciupata ma tenera, si fa quel che si crede,…..alcuni la usano per polpette e polpettoni, altri fredda in insalata con maionese,…oppure riscaldata e mangiata così, condita di sale e un filo d’olio.

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Xmery.

link: Il brodo di carne di manzo, di gallina e di cappone. Valerio di Stefano.

Da Il giornale del cibo.it:

😀 …“ per un buon brodo generalmente ci vogliono 2 ore, ma il tempo dipende dal tipo di carne e dalla sua tenerezza. Per esempio, se in pentola bolle una gallina vecchia i tempi si allungano secondo la volontà della gallina.”……

La dedico a una vecchia e assai volitiva gallina, !….:-D

Crema di limoncello di Oldhen.

01 sabato Feb 2014

Posted by mery in Fumo in cucina!....Oggi ai fornelli., Liquori.

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buccia di limone, crema di limoncello, latte intero, limoni non trattati, limoni primofiore, liquore, liquore ghiacciato, stecca di vaniglia

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Questa crema, servita ghiacciata durante un pranzo a casa di amici, è stato uno dei tormentoni infiniti di mio marito, anno dopo anno: “Mery, ma te lo ricordi quel limoncello a Milano?….eh,….bisognerebbe provare a rifarlo,….”Mery, non si potrebbe provare a fare arrivare i limoni, quelli buoni,…da giù?….magari li usiamo per fare quel limoncello famoso!”…”Mery, per caso ce’hai ancora la ricetta di quel limoncello ghiacciato?”….

Sì, ce l’ho, ce l’ho ancora……. 😀 eccola qui! Finalmente sono arrivati i limoni quelli buoni,….ed è partita la missione ’Crema di Limoncello di Oldhen’!….buonissima come la ricordavo, ma soprattutto opera di bene per un marito smanioso!…… 😀

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Ingredienti:

15 limoni medi, non trattati (300 gr. ca. di bucce pelate)
1 lt. di alcol puro a 95°
2 lt. di latte intero
1600 gr. di zucchero
1 stecca di vaniglia

Procedimento:

Pelare i limoni solo nella parte gialla, avendo cura di non includere il bianco che è più amaro. Io ne ho usati 12 e ne sono risultati circa 180 gr. di buccia, sottile sottile. Ho riempito una bottiglia a bocca larga da 1 lt. con 800 ml. di alcol puro a 95° (occorre lasciare spazio per introdurre tutte le bucce di limone!) e infine ho aggiunto le bucce, che hanno portato il tutto al giusto livello. Lasciare a macero per almeno 10 giorni (io le ho lasciate per più di 20 gg.) finché il liquido è giallo, sempre più dorato, quasi aranciato, e le bucce appaiono denaturate, senza più colore.
Mettere quindi a bollire 2 lt. di latte intero con 1600 gr. di zucchero. Se vi sembra troppo, non ascoltate i vostri scrupoli salutisti… 😀 :è buonissimo così, lo zucchero oltre al dolce dà anche la consistenza cremosa al liquore! Lasciar sobbollire piano, mescolando e sorvegliando la pentola perché il latte in bollore non straripi! Il latte si farà sempre più color grigino, in contrasto con con una bella schiuma candida. In ultimo aggiungete una stecca di vaniglia spezzettata e fate insaporire ancora una decina di minuti. Raffreddare bene prima di versarci l’alcol.
Quindi aggiungere l’alcol aromatizzato, lasciando indietro le bucce, pian piano, mescolando. La consistenza sarà liquida ma cremosa. Filtrare con un colino a maglie fitte (per escludere i semi di vaniglia) e versare in bottiglie di vetro a bocca larga. Servire freddo, ma il sublime è quando viene ghiacciato nel freezer! 😉
Con le quantità che ho usato io (800 gr. alcol e 2 lt. latte), ho ottenuto 3 bottiglie da 1 lt. e una più piccola da 750 ml. di crema di limoncello, quindi calcolate che anche lo zucchero farà il suo volume, una volta scioltosi nella crema!

Xmery.

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