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~ uno spazio interiore fatto di colori, profumi, pensieri e vibrazioni del cuore.

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Archivi Mensili: luglio 2017

Facciamo finta.

29 sabato Lug 2017

Posted by mery in One song a day: la musica che mi accompagna.

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2016, Facciamo finta, morte di un figlio, niccolò fabi, una somma di piccole cose

 

 

Facciamo finta (Niccolò Fabi) dall’album “Una somma di piccole cose” (2016).

 

“Facciamo finta

che io sono un re,

Che questa è una spada

e tu sei un soldato.

Facciamo finta

Che io mi addormento

e quando mi sveglio

è tutto passato….

Facciamo finta che io mi nascondo,

tu mi vieni a cercare

e anche se non mi trovi

tu non ti arrendi:

magari è soltanto

che mi hai cercato

nel posto sbagliato….

Facciamo finta che io torno a casa la sera

e tu ci sei ancora

sul nostro divano blu.

Facciamo finta che poi ci abbracciamo

E non ci lasciamo mai più.”

Questa canzone struggente prende a prestito il gioco più bello e creativo della mente bambina, che utilizza la straordinaria capacità del “fare finta” per dare vita a situazioni, ruoli e personaggi immaginari, cosicché qualsiasi cosa può diventare qualsiasi altra con estrema facilità, basta recitare la formula: facciamo finta che…. e di comune accordo, la trasformazione ha luogo.

In questo modo, sarebbe fantastico fare andare le cose nel verso giusto (facciamo finta che chi fa successo se lo merita) far sparire il dolore, la paura di non trovarsi (facciamo finta che se non mi trovi non c’è da aver paura: perché è solo che mi hai cercato nel posto sbagliato, si può ritentare!). Si potrebbe inventarsi un mondo senza odi e insofferenze (facciamo finta che tu sei diverso – impuro, nero, vestito all’occidentale, omosessuale- e malgrado questo non ti voglio ammazzare). Si potrebbe perfino fare finta che chi amiamo non se ne sia mai andato.

Ogni volta che sento questa canzone, mi domando come possa un uomo riuscire a cantare un dolore così grande, senza sgretolarsi ogni volta sotto il peso delle parole e di una musica che ne portano i segni inconfondibili.

Xmery.

Uno sguardo sottosopra sul mondo.

28 venerdì Lug 2017

Posted by mery in Cosa ne penso di....: il mio sguardo sul mondo.

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bambini, blog di Penny, il mondo dei bambini, Penny, uno sguardo sottosopra sul mondo

Riscrivo qui questo bellissimo post preso dal blog di Penny:

Penny. Corri e salvati. Poi torna.

“I bambini sono capaci di sogni. Solo che, a volte, noi li interrompiamo.

Sono capaci di pensieri autentici. Dicono quello che pensano senza pensarci troppo su. Sono capaci di convivere con il caos. Agiscono. E diventano gechi in un attimo.

Sono capaci di ragionamenti sottili. Hanno un’idea del mondo. Delle cose e delle relazioni. Solo che non sappiamo ascoltarli.

Sono capaci di perdere tempo. Siamo noi che stipiamo l’impossibile e affrettiamo il passo.

Sono capaci di stare da soli e s’incantano attraversando possibilitá, solo che noi li disturbiamo.

Di fare cose inutili senza sentirsi persi.

Di camminare sulle acque. Di nascondersi e riapparire.

Sono capaci di fantasticare sul loro futuro. Se non li deridiamo.

Sono malleabili. Capaci di cambiare idea in un attimo se li sappiamo convincere.

Di perdere. Piangono un po’ e poi se ne fregano.

Di disobbedienza. Di assumersi il rischio della libertá.

Di innamorarsi e lasciarsi con coraggio.

Sono capaci di resistenza e affezione.

Di leggerci negli occhi e far finta di non vedere la nostra sofferenza.

Ci conoscono a memoria. Si preoccupano per noi.

Sono capaci di rivoluzioni. Trasformano. Mutano anche se stessi pur di non ferirci.

Sono capaci di perdonarci nonostante alcuni conoscano il male da subito.

Di guarire con un bacino.

Di ribellarsi alle convenzioni.

Di mischiare i colori e vestirsi alla rovescia, ma sentirsi bene lo stesso.

Di fidarsi e credere alle storie che gli raccontiamo con la bocca aperta.

Sono capaci di fare domande fino a quando non li facciano tacere.

I bambini sono capaci e lo sono per molto tempo.

Chissá perché invece di guardarli ci ostiniamo a correggere. Indirizzare. Intervenire.

Dovremmo elevarci alla loro altezza per capirli. E tornare a vivere sul serio. A quando eravamo piccoli.

Lo stupore negli occhi. Un giro in bici. I calzoni corti in ogni stagione.

Le ginocchia sbucciate, la felicitá a forma di pietra in tasca.

Penny”

Grazie per questi spunti fantastici quanto veritieri!…:-).

Se si riesce ad avere occhi e orecchi per vedere e ascoltare il mondo dei bambini, nella sua ricchezza e nella sua assoluta libertà dagli schemi, per forza di cose si incunea nella nostra vita da adulti uno spazio, lasciato libero perché vi prenda posto stabilmente il bambino che eravamo un tempo. E possa guidarci con il suo sguardo sottosopra sul mondo, a “vivere sul serio”. Non più come bambini, ma da adulti veri, che camminano sul mondo coi piedi ben appoggiati a terra, con la stessa perizia, lo stesso sorriso di meraviglia e di grandezza di quando “camminavano sulle acque”….

Xmery.

Gli amici.

21 venerdì Lug 2017

Posted by mery in pensieri di notte

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amici, amicizia, confidare, mani gentili

Un amico è colui al quale puoi rivelare i contenuti del tuo cuore, ogni grano e granello, sapendo che le mani più gentili li passeranno al setaccio e che solo le cose di valore verranno conservate, tutto il resto verrà scartato con un soffio garbato.

Xmery.

Torta ‘frangipane’ alle ciliegie.

21 venerdì Lug 2017

Posted by mery in Fumo in cucina!....Oggi ai fornelli., I miei dolci: torte soffici, crostate, biscotti, frittelle e dolci al cucchiaio.

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ciliegie, farina di mandorle, frangipane, frangipane alle ciliegie, mandorle, torta alle ciliegie, torta vegana alle ciliegie, versione Veg

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Questa torta nasce da una ricetta presa dal sito Il cavoletto di Bruxelles. Niente a che fare con la ‘crostata frangipane’ che ha una base di frolla o brisée con ripieno di crema e mandorle.

Questa è una torta particolare, con un impasto a metà tra una crostata e una torta soffice, gialla e fragrante, con quel buon sapore di burro e mandorle e il tocco fresco della frutta all’interno.

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Ogni volta a maggio le prime ciliegie mi fanno pensare immediatamente a questa torta. Ottima come colazione ricca e golosa, ottima a merenda, ottima come dolce, forse ottima……e basta.

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Ingredienti:

 

500 gr. di ciliegie (snocciolate diventano 300 gr.) qui ho usato i Duroni di Vignola, più nere, più grandi e consistenti.

200 gr. di farina 00

100 gr. di farina di mandorle

150 gr. zucchero

120 gr. di burro a pomata (a temperatura ambiente)

3 uova

3 cucch. di liquore (25 gr.) Maraschino o Grand Marnier

5 gr. di lievito in polvere (1 cucch.ino e mezzo)

50 gr. di zucchero di canna

 

Procedimento:

 

prima di ogni altra cosa preparare la teglia (apribile e di diametro 26) imburrata e cosparsa con 25 gr. di zucchero di canna (un cucchiaio e mezzo circa). Questo conferirà alla torta un sapore di caramello appena percettibile su tutta la superficie. Poi snocciolare le ciliegie tagliandole a metà e metterle in frigo.

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Quindi mescolare gli ingredienti per l’impasto, partendo dalle polveri (compreso il lievito) poi lo zucchero, il burro, le uova, come fosse una crostata e infine il liquore. Ne risulta un impasto mediamente morbido, da stendere in teglia aiutandosi con un cucchiaio.

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A questo punto mettere le ciliegie una a una infilandole strette nella pasta, finché ci stanno tutte.

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Spolverizzare in superficie con i rimanenti 25 gr. di zucchero di canna e infornare.

Forno a 175° per un’ora. L’impasto si alza un poco fino a raddoppiare e la superficie deve risultare intensamente dorata.

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Inutile dire che…..non si resiste a non azzannarla ancora calda!

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* La ricetta originale prevedeva metà farina e metà farina di mandorle (150 gr. e 150 gr.) ma il risultato era un impasto più ammassato, dal sapore troppo intensamente impregnato di mandorla e troppo pastoso al palato. Le mandorle tritate, seppur finemente, hanno un assorbimento maggiore dei liquidi, si inzuppano di più e l’impasto fa più fatica a lievitare. Non mi piaceva.

* Non sono vegana, ma una versione Veg può essere immaginata sostituendo il burro con lo stesso quantitativo di olio di girasole e le uova con 250 ml. di latte di soia. Non garantisco però sul risultato finale! 😀 Non diventerà mai la stessa torta! 😉 ma qualcosa di simile e ugualmente accettabile!

 

Xmery.

L’eccezione (Carmen Consoli).

19 mercoledì Lug 2017

Posted by mery in Eventi., One song a day: la musica che mi accompagna.

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Carmen Consoli, concerti, L'eccezione, Stra, Villa Pisani

Carmen Consoli Stra 2017-xmery

(Concerto di Villa Pisani a Stra, Padova, l’8 luglio 2017)

Mi è arrivata una donna fuori dal comune, che canta ciò che sente, che denuncia ciò che pensa, che sputa su quello che non le calza senza mezzi termini. Una donna. Mi viene in mente solo l’espressione “una donna con due palle così” che credo la farebbe incazzare non poco, visto e considerata la sua opinione sul maschile! …..Ahahahahh!… Che gioia tornare a casa con la consapevolezza che ci sono donne come questa, che davvero esistono, camminano tra noi! Donne che hanno sofferto madri troppo distanti, che riescono a cantare di sè, di lacrime come gocce di limone, che non accettano amori di convenienza e sanno dire Addio, che sanno guardare il tempo che scorre senza “uniformarsi alla media”, ….che guardando l’alba riescono a vedere un invito a rinascere ché “tutto nasce, invecchia, e cambia forma” e anche “il dolore più atroce si addomestica”. Non c’è solo una musicista talentuosa, non solo una voce da brivido,….c’è una donna che canta le donne e uomini piccoli e meschini che girano loro intorno, intessendo ragnatele a intrappolare il loro volo.

Xmery.

“Soffro nel

vederti infrangere

i principi sui quali

era salda un’esemplare

dignità.
Condizione

inammissibile

la discutibile urgenza per cui

è indispensabile

uniformarsi alla media.”

 

L’eccezione (dall’album L’eccezione del 2002).

 

*Nello stesso album:

Matilde odiava i gatti

Fiori d’arancio

 

 

 

Potremmo essere in giro a passeggiare in una città qualunque, col caldo, mano nella mano….  

16 domenica Lug 2017

Posted by mery in Libri da conservare, da regalare, o da distruggere.

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Gli amori Difficili, Italo Calvino, potremmo essere in giro mano nella mano

“Potremmo essere in giro a passeggiare in una città qualunque, col caldo, mano nella mano e io dovrei accorgermi del tuo sorriso triste e allora darti un bacio o prenderti il viso e farti fare una smorfia che mimi la gioia. Sorrideresti e il mio desiderio di felicità per te sarebbe compiuto.

La verità è che i tuoi sorrisi tristi a me piacciono, perché a te stanno bene, perché li sai trattare, li sai adoperare e mettere in fila senza che rompano le righe. Se lo facessi io sarei penoso.

Questo è il punto: faccio pensieri e desidero cose nuove. Non importa cosa so. Per la prima volta, non importa.

Non so da dove vengono o come si chiamino e non potrei spiegarle a nessuno eccetto te, con un po’ di tempo, con un po’ di pause, con quei silenzi che non saprei riempire, all’inizio.

Ma potrei imparare.

Sono un pessimo romantico, lo ammetto. E’ per questo che non sono riuscito a farti innamorare. Lo so che è così.

Ho immaginato che potessi bastare io, con i miei modi normali e l’aria spavalda. Fintamente sicura. E del tempo, per spiegarti quello che manca, per farti vedere che ne sarebbe valsa la pena, alla fine.

Ho provato, che dire, a farmi scegliere. Ho sperato. Dovevo. Era una possibilità, capisci? Come fare a metterla via, a dimenticarla. Forse aspettando, forse non era il momento. Forse io e te abbiamo un altro tempo. Sono sicuro che con qualche giorno in più, ora in più, ti avrei portato via con me. E’ l’idea che almeno una volta succeda, no? Hai presente? Quell’idea invasiva e sotterranea che si inabissa o si palesa e lo fa una volta sola per tutte e se l’avverti non puoi far finta di niente se hai un po’ di senno.

Come un sibilo fluttuante e sinuoso.

A me è successo questo: non sono riuscito a fare finta di niente, non volevo, in fondo.

Non potevo far altro che cercare di portarti con me, dal profondo, per egoismo quasi, per farmi stare bene. Anche se sapevo di non potere. Anche se era rischioso. Anche se tu non vuoi, anche se, infine, la tua felicità non dipende da me.
E non posso fare a meno di chiedertelo di nuovo. Solo per essere sicuro.

Verresti?”

 

Da “Gli Amori Difficili” di Italo Calvino.

 

La torta di riso…di quelle volte.

06 giovedì Lug 2017

Posted by mery in pensieri di notte

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profumo di latte e zucchero, voglia di dolcezza

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A casa mia, quando eravamo bambini, la tavola non era un momento particolarmente gioioso. Né particolarmente …goloso. Non ho quasi ricordi della quotidianità dei nostri pranzi e delle nostre cene, fatti spesso di cibi monotoni e dozzinali, dove anche le parole si mescolavano ai silenzi con altrettanta monotonia.

A mia madre non piaceva cucinare quindi non lo faceva. Io non ero una piccola viziata o pretenziosa, ma in cuor mio covavo una innocente invidia per qualsiasi cosa che provenisse dai profumi delle case accanto. Era la voglia di assaporare ciò che c’era fuori da quelle mura domestiche.

Tuttavia c’erano delle occasioni che punteggiavano, come festose ed inaspettate eccezioni, questa triste e piatta routine culinaria e familiare. C’erano le grandi ricorrenze (la Sagra a novembre e la Vigilia di Natale, in cui si imbastivano pranzi e cene dai contorni faraonici, in ricordo delle tradizioni rurali da cui entrambi i miei genitori provenivano ma che soprattutto mio padre si ostinava a voler tenere in vita almeno quelle poche volte l’anno) e c’erano gli arrivi a sorpresa!

A volte era mio papà che cedeva alla tentazione della sua stessa golosità e portava a casa sacchetti di dolciumi comperati in sconto in qualche magazzino, a volte era la mamma che in preda a chissà quale furore domenicale, decideva “Oggi facciamo le lasagne!”.

E poi, una volta l’anno, una sola e non so dire quando, arrivava a casa il bottiglione da 2 litri di latte fresco dello zio in campagna, “appena munto” diceva il babbo, sottintendendo il suo inestimabile valore. Così, come una reliquia, il latte e la sua panna in superficie venivano bolliti e utilizzati per quella che nel mio immaginario è rimasta la torta più buona del mondo.

Non so se esistesse una ricetta, se il papà ne seguisse una o semplicemente gli fossero state date istruzioni a voce. Fatto sta che quella crema di latte dolcissima, il sapore degli amaretti sbriciolati al suo interno, la crosticina dorata che si formava cuocendo in forno: la Torta di Riso era l’incarnazione di ogni mia golosità, di ogni mio voluttuoso desiderio.

Ho provato a cercare per ritrovare quella ricetta, e andando per tentativi ed errori, mi sembra di aver trovato un buon compromesso tra ciò che vive nel mio immaginario e le prove all’assaggio, sapendo che avvicinarsi ai ricordi oltre che difficile, a volte può essere anche doloroso.

La Torta di Riso di Xmery.

 

Xmery.

La mia Torta di Riso.

06 giovedì Lug 2017

Posted by mery in I miei dolci: torte soffici, crostate, biscotti, frittelle e dolci al cucchiaio.

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dolci con il riso, ricetta della Torta di Riso, risolatte, torta di riso, torta di riso e latte

P1210829 xmery

Questa ricetta è il frutto di diversi tentativi ed elaborazioni, per cercare di ricreare un gusto antico assaggiato da bambina, quando era il papà a fare questa torta, armeggiando con un grosso pentolone sui fornelli e una enorme teglia, inondando la cucina di un incantevole profumo di latte e zucchero. Questa torta che sembrava interminabile (il latte deve bollire tantissimo, poi deve raffreddarsi completamente, poi va cotta in forno molto a lungo e ancora raffreddarsi!) lasciava in me uno spasmo di desiderio così prolungato che ha finito per diventare un sapore dal significato consolatorio! Ancora oggi ogni cosa che sa di latte, di dolce e caramellato,….per me diventa irresistibile.

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