Facciamo finta (Niccolò Fabi) dall’album “Una somma di piccole cose” (2016).
“Facciamo finta
che io sono un re,
Che questa è una spada
e tu sei un soldato.
Facciamo finta
Che io mi addormento
e quando mi sveglio
è tutto passato….
Facciamo finta che io mi nascondo,
tu mi vieni a cercare
e anche se non mi trovi
tu non ti arrendi:
magari è soltanto
che mi hai cercato
nel posto sbagliato….
Facciamo finta che io torno a casa la sera
e tu ci sei ancora
sul nostro divano blu.
Facciamo finta che poi ci abbracciamo
E non ci lasciamo mai più.”
Questa canzone struggente prende a prestito il gioco più bello e creativo della mente bambina, che utilizza la straordinaria capacità del “fare finta” per dare vita a situazioni, ruoli e personaggi immaginari, cosicché qualsiasi cosa può diventare qualsiasi altra con estrema facilità, basta recitare la formula: facciamo finta che…. e di comune accordo, la trasformazione ha luogo.
In questo modo, sarebbe fantastico fare andare le cose nel verso giusto (facciamo finta che chi fa successo se lo merita) far sparire il dolore, la paura di non trovarsi (facciamo finta che se non mi trovi non c’è da aver paura: perché è solo che mi hai cercato nel posto sbagliato, si può ritentare!). Si potrebbe inventarsi un mondo senza odi e insofferenze (facciamo finta che tu sei diverso – impuro, nero, vestito all’occidentale, omosessuale- e malgrado questo non ti voglio ammazzare). Si potrebbe perfino fare finta che chi amiamo non se ne sia mai andato.
Ogni volta che sento questa canzone, mi domando come possa un uomo riuscire a cantare un dolore così grande, senza sgretolarsi ogni volta sotto il peso delle parole e di una musica che ne portano i segni inconfondibili.
Xmery.