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Polline fresco congelato.

23 mercoledì Ott 2013

Posted by mery in I prodotti che amo.

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Tag

alveare, ape bottinatrice, arnia, polline d'api, valori nutrizionali

Mi piace mangiare sano, trattarmi bene a tavola, prediligo i prodotti freschi e sono tra quelli che guardano le etichette nutrizionali al supermercato,  tuttavia non ritengo di rientrare nella categoria dei salutisti. Non sono mai stata una fan dell’erboristeria e tanto meno della medicina omeopatica, non riesco a riporvi la mia piena fiducia. La mia filosofia è prevenire, cerco di non ammalarmi, di aver cura di me, ma se mi viene mal di testa o la bronchite mi rifugio senza titubanze nelle pillole della medicina convenzionale, consapevole dei veleni che ingoio.

Ieri però mi sono imbattuta in un prodotto, sicuramente conosciuto e apprezzato dagli amanti del bio e del salutismo, che ha attirato la mia curiosità per come si presentava: era polline fresco, ma congelato, in piccole palline. Prima per conservarlo si procedeva alla sua essicazione in granuli, ma il prodotto in questo modo perde ben il 70% delle sue proprietà originali! Così da qualche anno, si è pensato di congelare le palline di polline fresco, che in questo modo ha la durata di un anno e mantiene pressoché intatte tutte le sue caratteristiche nutrizionali; allo scongelamento il prodotto si presenta identico al polline fresco e va consumato entro una settimana circa.

P1140801 xmery

Che cosa è il polline?

E’ la sostanza contenuta nelle antere (la parte fertile dell’organo maschile detto stame) dei fiori, si presenta come una polvere giallastra che ha la funzione di impollinare il fiore se giunge in contatto con lo stigma (la parte ricettiva dell’organo femminile detto pistillo). La polvere, se osservata al microscopio, ha consistenza a granuli, di diversa forma a seconda del fiore. Il polline può essere trasportato in tanti modi fino alla sua destinazione finale, gli ovuli contenuti nell’ovario del fiore: tramite insetti, farfalle, bombi, uccelli, pipistrelli o semplicemente dal vento, ma le api restano tradizionalmente il vettore principale. Esse si appoggiano e zampettano sul fiore cercando di succhiare il nettare contenuto nel nettario e così facendo si sporcano il dorso di polline, i cui granuli restano intrappolati nella peluria dell’insetto. Spostandosi di fiore in fiore, il polline viene rilasciato sui pistilli di altri fiori attuando in questo modo gran parte dell’attività riproduttiva di una data specie (le api infatti sono tendenzialmente “fedeli” a una certa specie di fiori e quando trovano una buona disponibilità di nettare continuano a visitare la stessa varietà finché tutte le risorse nutritive sono esaurite, segnalando anche alle altre la loro posizione).

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polline-delle-api[1]

(foto presa dal web)

Il polline nell’alveare.

Le api utilizzano il polline anche per sé. Se il nettare costituisce il nutrimento energetico a base di glucidi, il polline è l’importante sostanza a base proteica per l’accrescimento dei piccoli: le api lo impastano insieme al nettare dei fiori e ne fanno palline da trasportare alle cellette dell’alveare: diventerà cibo per le larve (di api operaie ed di fuchi) a partire dal loro terzo giorno di vita. Questa è la loro unica fonte di proteine, indispensabile per la crescita.

Come le api raccolgono, elaborano e conservano il polline.

Non è corretto quindi dire che il polline viene “prodotto” dalle api, ma pur essendo un elemento prodotto dal fiore esse lo “elaborano” a loro uso e consumo. Il procedimento con cui le api operaie raccolgono il polline è affascinante. Prima di uscire le api bottinatrici (termine usato in riferimento alle api operaie che svolazzano per raccogliere nettare e polline) riempiono l´esofago di nettare prelevato dalle scorte dell’alveare. Giunte sul fiore, raccolgono il polline grazie ad “attrezzi” particolari di cui sono dotate: la peluria che le ricopre e le spazzole di peli rigidi che hanno sulle zampe. Le operaie recuperano la polvere di polline riducendola in palline che poi trasportano tenendole nelle “cestelle del polline”, lunghe setole arcuate che fungono da tasche, situate nelle zampe posteriori. Per assicurare l’aderenza e la compattezza delle palline, impastano i granuli di polline con il nettare che avevano prelevato all’uscita. Ora il compito delle api è conservare questo preziosissimo  prodotto nutritivo, in un ambiente (l’alveare è un ambiente umido e caldo, deve essere ad almeno 36° per consentire lo sviluppo delle larve) dove i microorganismi di cui questo impasto è così straordinariamente ricco possono d’altronde portarlo a una rapida e inesorabile decomposizione. Per conservarlo, le api allevano dei fermenti lattici e alcuni lieviti nel nettare immagazzinato vicino alla covata. Questo procedimento microbico, costituito da 5-8 fermenti e da 3 lieviti, ha il compito di impedire qualsiasi putrefazione batterica del polline. Una pratica, davvero ndegna di un procedimento industriale, che è patrimonio innato dell´ape da milioni di anni. Il polline così elaborato dalle api viene quindi di norma immagazzinato nei favi e prende il nome di pane d’api.

Apis_mellifera_flying[1]

(foto presa dal web: Apis mellifera che trasporta un granulo di polline fino alle cellette dell’arnia)

Come l’apicoltore intercetta e raccoglie il polline trasportato dalle api.

All’ingresso dell’alveare viene posizionata una “trappola da polline” attraverso la quale per arrivare alla sua méta l’ape potrà passare, ma solo a patto di lasciar cadere il suo carico di polline. Le palline cadono quindi in un cestello raccoglitore sottostante dal quale l’apicoltore le raccoglie. A prima vista sembra uno scherzetto crudele e sadico, ma il congegno in realtà viene applicato solo nei periodi in cui si prevede un forte raccolto di polline (giugno- luglio) e inoltre la trappola prevede che le api riescano comunque a passare tenendo con sé le palline più piccole, in modo che non venga mai completamente a mancare il nutrimento per le larve.

Composizione media del polline d’api.

Il polline è considerato da molti un alimento perfetto grazie alla ampia gamma di sostanze nutrienti, necessarie per la vita, che lo compongono. Al suo interno le analisi di laboratorio hanno individuato oltre 50 elementi, presenti in diverse proprorzioni in base al tipo di fiore: proteine (anche fino al 30% che è un valore superiore a quello di carne e pesce!), con ben ventuno dei ventitre amminoacidi noti, tra i quali tutti gli 8 amminoacidi essenziali, (che è necessario cioè introdurre con la dieta perché il nostro corpo non è in grado di sintetizzarli) carboidrati, fino all 50%, in particolare glucosio e fruttosio, vitamine (B1,B2, B5, B6,PP, C), oligoelementi come i minerali (Potassio, Magnesio, Calcio, Ferro, Silicio, Fosforo), enzimi e coenzimi, ormoni di crescita, lipidi per circa il 10% (per la maggior parte acidi grassi essenziali) lieviti , una componente di acqua e residui di altre sostanze. Va da sé che non può che essere un buon prodotto alimentare anche per l’uomo, ma reputo interessante la riflessione di Lucia Piana sul vecchio sito di Mielid’italia: “Tutti i pollini contengono le diverse classi di sostanze alimentari (protidi, glucidi, lipidi, sali minerali, vitamine) in proporzione tale da soddisfare le necessità delle api. Riguardo al suo valore alimentare per l’uomo le opinioni sono contrastanti: confrontando la sua composizione con quella degli altri alimenti, alcuni autori (Dillon e Louveaux, 1986) concludono che il polline non raggiunge il valore del lievito di birra e neppure dei legumi. D’altra parte le ricerche di Chauvin (1968), dimostrerebbero che il polline contiene sostanze in grado di rendere più efficiente l’utilizzazione dei principi alimentari.”

www.mieliditalia.it/polline.htm‎

Perché e quando assumere polline d’api?

Data la premessa sopra, non sto a dilungarmi sulle infinite e variegate proprietà attribuite a questo prodotto, e che tanti siti e aziende agricole pubblicizzano. La dicitura più spassosa che ho trovato su una confezione è stata: “Si consiglia l’assunzione agli sportivi e agli studenti, soprattutto prima degli esami!”…………………….:-D..fantastica! Resta evidente che, avendo un alto valore nutritivo, con un amplissimo spettro di elementi e rientrando tra i prodotti naturali più conosciuti, credo possa contribuire a mantenere in salute l’organismo. In quest’ottica vale la pena di provare ogni tanto a inserirlo nella dieta, senza aspettarsi miracoli, ma come una sana e buona abitudine…..a digiuno, un cucchiaino col miele. Il sapore è asprigno, simile al fieno, con un retrogusto che si avvicina al sapore del miele, pur senza la sua forte componente zuccherina.

Controindicazioni?

Qualora la sua origine non fosse controllata, come spesso accade per i prodotti extracomunitari, occorre valutare il rischio di contaminazione con pesticidi: meglio quindi preferire prodotti di aziende conosciute. Il consumo di polline può comportare effetti lassativi ( a me è successo) e, grazie al suo blando effetto stimolante sull’intestino, può essere d’aiuto per combattere la stitichezza. In soggetti predisposti potrebbe dare origine a episodi di allergia o intolleranza alimentare.

www.mieliditalia.it/polline.htm

conapi.it/polline

it.wikipedia.org/wiki/PollineXmery.‎

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