Una volta ricordo che il buio mi era amico. Uscivo di casa e non c’era notte abbastanza scura da farmi sentire a disagio. Conoscevo ogni angolo che frequentavo e questo era sufficiente a non farmi percepire pericoli. Il giorno o la notte erano solo diversi abiti della stessa realtà. Bastava uscire dal cono di luce dei lampioni in strada e tutto era avvolto dalla notte, quotidianamente. Dietro casa mia, lo stradino oltre casa, i prati un po’ più in là. Anche i miei gatti amavano come me le scorribande notturne. Ritornavano al mattino stanchi e provati, le femmine dopo lunghe battute di caccia con qualche topolino da lasciare sullo zerbino, i maschi dopo lotte sanguinose tra rivali in amore. Poi sono andata a vivere in città. E i lampioni improvvisamente hanno colonizzato ogni spazio di buio. Nelle strade, nei parchi, davanti casa, dietro e di fianco gli edifici. Tanto da farlo percepire come zona non sicura, quindi da evitare. Perfino se sono solo le cinque di pomeriggio in inverno.
Eppure io amo il buio, e la vita che frusciando brulica intensamente di notte, lontano dalla rumorosa e ingombrante presenza umana. L’ho ritrovata quella volta che dopo cena ci siamo incamminati per far fare due passi al cane prima di rientrare in hotel.