Questa ricetta è il frutto di diversi tentativi ed elaborazioni, per cercare di ricreare un gusto antico assaggiato da bambina, quando era il papà a fare questa torta, armeggiando con un grosso pentolone sui fornelli e una enorme teglia, inondando la cucina di un incantevole profumo di latte e zucchero. Questa torta che sembrava interminabile (il latte deve bollire tantissimo, poi deve raffreddarsi completamente, poi va cotta in forno molto a lungo e ancora raffreddarsi!) lasciava in me uno spasmo di desiderio così prolungato che ha finito per diventare un sapore dal significato consolatorio! Ancora oggi ogni cosa che sa di latte, di dolce e caramellato,….per me diventa irresistibile.
Ingredienti per 8 persone (teglia da 22/24 cm):
2 lt di latte fresco intero
250 gr. di zucchero
Buccia di ½ limone bio
1 stecca di vaniglia
300 gr. di riso Arborio
4 uova intere
50 gr. di burro
50 gr. di amaretti (io ne ho usato solo 20 gr.)
Procedimento:
Mettere a bollire 1 lt e mezzo del latte (il resto tenerlo a disposizione) con la buccia di limone. Aggiungere anche i semini contenuti nella stecca di vaniglia, dopo averla incisa longitudinalmente. Prima che il latte si gonfi ed esca dalla pentola (un classico a casa mia! 😀 ) aggiungere lo zucchero, mescolare (sempre con un cucchiaio di legno) e buttare il riso a cuocere.
A fiamma bassa bassa, mescolando ogni tanto perché non si formi la pellicina in superficie e sotto il latte non attacchi bruciando.
(Sì, a me capita ogni volta, lo ammetto…e ho rimediato travasando tutto il riso, senza grattare il fondo, ormai irrimediabilmente perso!).
In circa un’ora il latte si è quasi del tutto assorbito e il riso è diventato un “risotto all’onda” dolce e color ambrato.
Deve esserci ancora un po’ di liquido che verrà assorbito dal riso raffreddandosi, lasciando una cremina densa. In caso invece abbiate aspettato troppo e il riso vi sembrasse troppo asciutto, aggiungete il resto del latte che avete tenuto da parte, rimettete sul fuoco ancora pochi minuti e fatelo assorbire al punto giusto. A questo punto fate raffreddare.
Solo quando il composto di riso e latte è sufficientemente freddo, aggiungete le uova, una per volta, mescolando adagio finché ognuna non si è ben amalgamata.
Poi il burro fuso (ma non caldo!) e infine gli amaretti tritati (usandone solo 20 gr. il sapore è appena accennato e la torta è dolce ma non troppo. Con 50 gr. il gusto degli amaretti diventa più consistente e la torta più dolce, come secondo me deve essere!).
Volendo si possono sbriciolare amaretti anche sulla superficie, creeranno una crosticina irregolare e croccante:
Versare il composto nella teglia con la carta da forno, riempiendola per 4/5 cm.
Mettere in forno a 180° per 1 ora.
La doratura dovrà essere ben evidente.
Sfornare e lasciare raffreddare nella teglia. Se cercate di capovolgerla o estrarla ancora tiepida, si romperà.
Questa torta, tipicamente emiliana, si gusta fredda, tagliata a rombi, servendola con uno stecchino infilato sopra, per prenderla senza sporcarsi le mani (cosa che io invece ho sempre amato fare!) perché la consistenza è un po’ appiccicosa (…ecco, appunto! Sai poi che goduria leccarsi le dita?!) 😀 …
Io l’ho trovata ottima anche nello stampo da plum cake, tagliata a fette e accompagnata da marmellata di pesche allo whisky.
Xmery.