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Una cara amica israeliana, lo scorso anno, mi ha fatto da guida turistica per il paese, mettendosi a disposizione per tutta un’intera giornata. Ci siamo salutate al mattino e mi ha detto:” Che ti va di fare?”… e vedendo la mia titubanza, mi propone una scelta: o un giro nel bosco (sa che sono appassionata di flora spontanea) o alle rovine di Cesarea antica. Beh, a quel punto la mia titubanza era svanita e con risolutezza rispondo: “tutte e due si può?”.. 😀 E così è stato. 😀 Ci siamo messe in macchina e seguendo le indicazioni per Hadera, siamo arrivate in una mezzoretta.
Oggi, i resti dell’antica città sono conservati all’interno di un’area molto vasta che costituisce il Parco nazionale di Cesarea Marittima. Il sito Archeologico, che per intero occupa ben 125 acri sulla spiaggia rocciosa, ha 3 entrate di accesso ed è a pagamento.
A nord delle rovine sorge invece la città moderna di Cesarea, località balneare con la sua splendida e larga spiaggia selvaggia e incontaminata che separa il centro abitato dal mare.
Cesarea fu fondata da Erode il Grande, tra il 25° e il 13° anno prima della nascita di Gesù Cristo, nella Provincia di Giudea, quando la Palestina era uno dei territori sotto controllo romano. A differenza delle altre Province Romane che erano vincolate da rapporti tributari stretti verso l’Impero, la terra di Palestina era considerato un Protettorato e al suo Governatore, Erode il Grande appunto, era lasciata piena autonomia nell’amministrazione interna del suo territorio. E’ comprensibile che per mantenere questo status, volesse manifestare la sua assoluta fedeltà a Roma, dedicando un intera città al suo Imperatore: Julius Caesar Octavianus Augustus. Cesarea era a quel tempo un nome molto comune, c’era Cesarea di Filippo sulle alture del Golan, Cesarea Mazaca in Cappadocia: questa era Cesarea Erodea o Cesarea di Palestina o ancora Cesarea Marittima, in riferimento al suo grande porto, che era paragonabile per importanza a quello di Alessandria d’Egitto o di Antiochia.
I resti dell’antico Porto romano di Cesarea, detto Sebastor sono ancora visibili entro la zona archeologica, con i due moli antichi (che fungevano da frangionde) ormai sepolti in parte sulle rive del mare e in parte sott’acqua: oggi un Diving Center è stato costruito per coloro che da qui vogliono ammirare le rovine subacquee.
Un ingresso al Porto antico, ad ovest, aperto sul mare (travelphotoblog.org):
Per costruirlo l’Imperatore Augusto aveva mandato ingegneri romani per assistere gli architetti di Erode nel progetto. Secondo le tecniche di costruzione romana, i moli portuari erano costruiti direttamente in mare, con strutture in pietra che affondavano fino a poggiare sul fondo.
Da questo punto sicuramente i primi discepoli di Gesù si imbarcarono su navi alla volta di Roma, per diffondere il Vangelo fuori dalla terra di Palestina secondo i dettami dati dal Salvatore.
I resti dell’Ippodromo, quasi mezzo kilometro in lunghezza! con ancora ben visibili le gradinate su cui sedevano le autorità e la meta centrale attorno alla quale avveniva il punto cruciale delle corse.
Un’upupa, uccello nazionale di Israele, che va a zonzo frugando nel terreno in cerca di insetti e vermicelli:
Alzando lo sguardo verso il mare, si intravedono il vecchio porto e il minareto ottomanno sullo sfondo, mentre ci incamminiamo verso i resti del Palazzo sul mare, circondati da prati di Carpobrotus acinaciformis, il famoso Fico degli Ottentotti che sembra perfettamente a suo agio in queste distese di sabbia rocciosa:
Fiore rosa pallido del Carpobrotus, che risaputamente fiorisce sotto il sole di mezzogiorno:
Il Palazzo di Erode era utilizzato dal Governatore (e successivamente dai prefetti romani) per i momenti ameni o di vacanza, poggiava direttamente sul mare e, secondo una ricostruzione che si basa sui resti trovati in questa zona, era compresivo di Terme, colonnati e stanze.
I resti del Palazzo che si affacciava sul mare, sotto l’acqua:
Resti del pavimento della parte più bassa del palazzo (The lower Palace) che prevedeva una piscina d’acqua di mare, che poggiava direttamente sull’acqua:
Sullo sfondo, guardando a sud, si intravede il molo della grossa centrale elettrica di Hadera che produce energia bruciando carbone.
Le sue altissime ciminiere e il molo con pontile direttamente collegato alla centrale che rifornisce i mezzi attraccati .
Lo stabilimento della centrale elettrica prende il nome di Orot Rabin (in ebraico ‘lights of Rabin’) in onore di Yitzhak Rabin, assassinato nel 1990. Gestita dalla Soc. Elettrica Israeliana, la fabbrica, che ogni giorno brucia 18.000 tonnellate di carbone e utilizza 320.000 tonnellate d’acqua di mare ogni ora, può operare anche a carburante o a olio.
Greenpeace ha recentemente accusato la centrale di inquinare l’acqua del mare scaricando residui di carbone dalle navi e di riversare l’acqua marina usata per il raffreddamento nel fiume vicino a Hadera. Quel che è sicuro è che adiacenti alla fabbrica ci sono le spiagge balneabili con un mare cristallino e che metterlo a rischio è un vero delitto, ma questa è storia comune.
Proprio tra i resti di un Tempio costruito in questo punto e ormai distrutto venne rinvenuta negli anni ’60 la famosa Iscrizione che si riferisce a Ponzio Pilato come Prefetto romano della Giudea tra il 26 e il 36 d. C. quando ormai Tiberio era succeduto ad Augusto, dopo che questi lo aveva adottato. Unica prova storica dell’esistenza di questo importante personaggio riportato dai Vangeli, è custodita al Museo di Israele, a Gerusalemme.
Iscrizione di Pilato-Wikipedia
Sempre al periodo romano risalgono i resti dell’Anfiteatro (che tutt’ora viene utilizzato per eventi e spettacoli musicali per la sua ottima acustica), dell’Ippodromo e della fontana delle Ninfee. Erode vi costruì inoltre luoghi di intrattenimento, un Palazzo sul mare, Bagni pubblici e Templi.
Anfiteatro romano a Cesarea Marittima:
Risaliamo quindi verso la zona del vecchio porto, piena di Bar e localini, per rifocillarci un po’… e infine uscendo passiamo davanti alla magnifica Fontana Pubblica dedicata alle Ninfee, il Nynphaeum:
La Fontana delle Ninfee era ubicata proprio al centro dell’antica città, all’incrocio tra la strada principale e il Porto Erodeo, perché già a quell’epoca era uno dei monumenti principali: fungeva sia da Fontana Pubblica che forniva acqua potabile agli abitanti, che da luogo di aggregazione per i cittadini.
Credo che i gatti randagi abbiano intuito questa duplice funzione e se ne servano in maniera molto nobile, come loro si conviene. 🙂
Nei primi secoli dopo Cristo, in periodo Bizantino, ancora Cesarea continua ad essere una città di notevole importanza. Venne costruita una imponente Biblioteca, che la rese meta preferenziale di istruzione teologica per vescovi e studiosi della cristianità.
Sulla strada che porta al centro abitato di Cesarea, appena più a nord del sito, si possono visitare i resti di due antichi mosaici pavimentali di una villa bizantina risalente al VII-VIII secolo d.C. Il più grande dei mosaici, mantenutosi quasi intatto, presenta una cornice con diversi animali e alberi da frutta, mentre l’interno è formato da 120 medaglioni che racchiudono ciascuno un diverso tipo di uccello.
Fu nel periodo successivo che Cesarea perse progressivamente il suo potere e la sua importanza, rimpallata tra conquiste Crociate (cominciate nell’XI secolo) e riconquiste Arabe, fu a seconda dei venti rinforzata da mura di cinta e fossati, poi distrutti, poi ricostruiti, …ma il suo decadimento cominciò quando fu conquistata dagli arabi (XIII), che spostarono la capitale della Giudea da Cesarea a Lod (oggi centro vicino all’aeroporto Ben Gurion a Tel Aviv). Dopo l’ultimo saccheggio del sultano dei Mamelucchi nel 1261 la città fu abbandonata e sparì ricoperta dalla sabbia, per essere riscoperta dagli scavi archeologici negli anni ’60.
Nel sito archeologico è presente anche un minareto e una Moschea costruiti nel corso del 1800 da profughi bosniaci che qui si rifugiarono per vivere come pescatori, e i resti di una chiesa crociata del XIII secolo, così come le Porte e i resti dei muri di cinta con il fossato ormai vuoto.
Entrata della Porta del Crociato (Crusader Gate) uno degli ingressi al sito, facente parte del perimetro fortificato costruito sulle rovine romane, in periodo Medievale.
Una pianta di Yucca, che cresce incurante della storia su cui poggia:
Aloe arborescens con il loro alto fiore arancio che colonizzano le nobili vestigia:
Usciti dal Parco, non possiamo mancare l’altro punto di forza della visita a Cesarea: i resti dell’imponente e famoso acquedotto romano.
Era un doppio acquedotto che portava l’acqua dal versante sud del Monte Carmelo, a circa 10 km di distanza, fin dentro la città. Per aumentarne la portata complessiva, l’acquedotto fu rafforzato costruendo due flussi d’acqua paralleli, che prendevano acqua da due sorgenti diverse. In alcuni punti, per ovviare alle pendenze del terreno, l’acquedotto venne addirittura scavato nella roccia, in modo da garantire la costante e minima pendenza dell’acqua verso la meta, per tutti i km necessari.
L’acquedotto è oggi visibile in diversi punti della sua lunghezza complessiva, in vari piccoli villaggi, ma il tratto che si erge sulla spiaggia di Cesarea, a nord del sito archeologico, è una delle attrazioni più visitate e spettacolari. E’ raggiungibile senza accessi a pagamento, direttamente dalla strada. Spesso utilizzato per set fotografici di matrimoni (gli archi in pietra, la sabbia, il mare cristallino a due passi…) Ma se si ha la fortuna di trovarlo deserto, in periodi di bassa stagionalità turistica e magari al tramonto….porterete a casa una foto davvero superba, gli archi arrossati dal sole, un pezzo silenzioso di storia che contempla il mare senza interferenze umane, spesso chiassose e cieche!
La spiaggia di roccia e sabbia.
Aqueduct of Caesarea-www.biblewalks.com
Cesarea-www.travelphotoblog.org
Xmery.
In ebraico= Kesariya
In arabo= Qaysāriyya
In inglese= Caesarea