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Nella mia libreria sono passati e sostano tanti libri.

Alcuni letti, altri non ancora, comprati e messi in attesa.

Alcuni amati e conservati come reliquie preziose, altri letti e dimenticati un attimo dopo, altri ancora detestati e messi a far legna al camino, ché pure regalarli sarebbe stato un oltraggio.

Io amo sottolineare, un’abitudine forse frutto di un’insicurezza mia costituzionale, …la paura di dimenticare le cose belle che ho trovato in quelle precise righe in quell’istante, o la paura di non saperle ritrovare con facilità immediata sfogliando lo stesso libro tempo dopo. Sottolineate, invece, quelle righe salteranno agli occhi da sole, come un pop up preistorico …ma altrettanto efficace.

Conosco persone che sono lettori assidui e voraci, io no. Leggo molto meno di quanto sia grande il mio amore per la lettura …e per lo scrivere. Perché leggere non è farsi assorbire da  una storia e vedere come andrà a finire, come può essere un film in tv, e alla fine dire se ti è piaciuta o no. Leggere ha che fare con le parole, col come queste si dispongono in una frase, col loro suono, e con ciò che disegnano nell’immaginazione, nel mentre si dispiegano pronunciandole. Ha a che fare coi significati, e con le emozioni che risvegliano, a volte solleticandole appena, a volte squarciandole con violenta irruenza. E ha a che fare con lo scrivere, con il saper raccontare e disegnare e toccare corde dell’animo, con questi strumenti che sono le parole. Parole evocatrici, parole come tasti di un pianoforte, che mescolate e rimescolate in mille e diversi modi, danno vita a infinite combinazioni, e significati, e sfumature.

Ecco, i libri che amo sono così. Suonano una musica che sa stupire, sa raccontare, mi strappa sorrisi o lacrime copiose, mi spinge a notti insonni per la frenesia di tornare a vedere cosa succederà nelle pagine dopo, …non sono solo storie avvincenti, devono essere scritte in modo ammaliante! Devono darmi spunti di riflessione, devono lasciare il segno.

Nella mia libreria, sono pochi i libri così. Pochi e amati, anche a distanza di tempo.

Gli altri sono…o storie carine, o storie banali con in mezzo qualche bello spunto, o qualche frase da sottolineare e ricordare. I libri che ho odiato (e ce ne sono stati) li ho distrutti, fisicamente. Perché non facessero altro danno a chi li incrociasse dopo di me, aprendone le pagine.

Immagino che la mia libreria mi somigli.

Disordinata nella disposizione (fino a ieri ho tenuto almeno una quarantina di libri sulla testiera del letto, pronti per essere letti prima di dormire, o appena appoggiati lì “provvisoriamente” per anni, insieme a fogli e appunti, biro e programmi per l’indomani … e disordinata per questo mio sconclusionato modo di fruirne. Di tutti i libri che compero, sotto l’impulso di curiosità, desiderio e interesse, solo qualcuno verrà effettivamente letto, gli altri vengono messi in lista di attesa, …aspettando quel momento giusto che forse mai arriverà.

Eppure c’è passione ed entusiasmo in questa mia contraddizione. E’ un amore fatto di slanci e voli pindarici, che spesso poi non trova una adeguata e pertinente attuazione nei fatti. Sono fatta così. Come la mia libreria (da oggi ordinata in un mobile che mi piace da morire, con quell’odore di legno incerato di fresco che mi ricorda questa casa, quando venni ad abitarci tanti tanti anni fa, appena dopo il trasloco )… e con tutto l’intricato disordine mentale che essa contiene. Oltre ai libri.  😀

 

Xmery.